Una piccola folla indignata assalta la casa del bruto che ha ucciso il bimbo nel bosco di Remo Lugli

Una piccola folla indignata assalta la casa del bruto che ha ucciso il bimbo nel bosco Orrore e angoscia per Finspiegabile tragedia presso Varese Una piccola folla indignata assalta la casa del bruto che ha ucciso il bimbo nel bosco Parenti e amici dei familiari della vittima hanno aggredito il fratello dell'assassino che è stato costretto a fuggire - Aldo Piroddi denunciato per omicidio volontario - Aveva premeditato il delitto - Prima di uscire si era messo in tasca il coltello a serramanico - La madre del piccolo Carmelo ha saputo ieri in ospedale della morte del suo bimbo: ma crede sia rimasto vittima di un incidente stradale (Dal nostro Inviato speciale) Varese, 9 aprile. Il giudice dott. Rovello ha firmato il capo d'imputazione contro il diciannovenne Aldo Piroddi, l'assassino del piccolo Carmelo Ferrera di cinque anni: omicidio volontario. Non sono menzionate aggravanti, come la violenza carnale e la premeditazione, potranno essere aggiunte nel corso dell'istruttoria ed alla sua conclusione. Sì vuole attendere anche l'esito dell'autopsia sulla salma, che sarà eseguita domattina alle 9,30 presso l'ospedale del Circolo di Varese, dal primario anatomopatologo prof. Erminio Bossi. I funerali si svolgeranno sabato pomeriggio a Morazzone, a spese del Comune. ', fi dott. Rovello ha nominato per il Piroddi un difensore d'ufficio nella persona dell'avv. Cesare Poggio. Il compito di questo difensore non è facile: Aldo Piroddi ha confessato il delitto, ha soltanto negato di avere compiuto la violenza carnale che, per altro, sembra sia già stata accertata nel corso del primo riscontro diagnostico. Violenza premeditata Se la violenza ci fu, questa aggravante andrà ad appesantire il capo d'imputazione. E' facile che, oltre questa, ci sia anche quella della premeditazione. Aldo Piroddi non teneva mai il coltello a serramanico in tasca. E' suo fratello Francesco che ce lo dice. « Quel coltello lo comperai io, era mio, e stava sempre nel cassetto della cucina, lo si adoperava per tutte quelle operazioni che richiedevano un buon taglio. Lo avevamo anche usato il lunedì di Pasqua per uccidere l'agnellino che poi avevamo cucinato e mangiato insieme con i nostri parenti ». Dunque Aldo, prima di uscire nel pomeriggio di martedì, si mise in tasca il.coltello e poi andò a prendere per mano il piccolo Carmelo e lo invitò con sé dicendogli che l'avrebbe portato a vedere la sua sorellina nata quello stesso mattino. Questo comportamento fa pensare che egli avesse già l'intenzione di ucciderlo, dopo avere sfogato su di luì le sue bra-. me bestiali Non sarà invece diffìcile all'avv. Poggio dimostrare che questo giovane è seminfermo o addirittura totalmente* in fermo dì mente. Il suo comportamento non deponeva a favore della sua normalità. Aveva il modo di fare e l'atteggiamento del bambino di una decina d'anni al massi- mo. Non frequentava gli adulti, né le ragazze; appena poteva, andava in cortile o in strada a giocare con i ragazzi: girava con la bicicletta della sorella e faceva girare gli altri, a turno. Quando c'erano i baracconi, non se ne sapeva staccare. Venti giorni fa in paese erano venute le giostre e lui ci faceva sopra decine di giri al giorno. Racconta sua sorella Ottavia, 17 anni: «Per andare in giostra mi ha anche rubato del denaro dai miei risparmi». Un'altra sorella. Maria Rosa, 27 anni, sposata con Lussorio Tuligi, che abita alla periferia di Morazzone, racconta: « Di sera veniva qualche volta a casa nostra per vedere la televisione. Quando doveva attraversare il cortile, che è buio, lo faceva di corsa e cantando, perché aveva paura, come un bambino ». Carattere insofferente La cognata, Maria Teresa Vargiolo, 19 anni, dice: « Da quando s'era licenziato dalla Plastak, il 12 marzo scorso, l'avevo sempre per i piedi. Si alzava verso le 9, mangiava, mi sbrigava qualche faccenda domestica, andava un po' a giocare, un po' mi accudiva alla bambina che ha appena un mese. La sapeva tenere in braccio bene, come se fosse una donna. Poi, talvolta, d'improvviso, s'arrabbiava per niente, offendeva me e sua sorella con le più brutte parole. Quando era a casa sua, a Tertenia di Nuoro, a volte picchiava anche sua madre. I suoi lo avevano mandato qui da noi due anni fa, per vedere se riuscivamo a fargli imparare un mestiere, perché a casa non voleva saperne di fare qualcosa. Ma non c'era verso di farlo rimanere fisso per un po' di tempo in un posto. Presto litigava con i suoi capi e si licenziava ». « In quel periodo — spiega il fratello maggiore, Francesco, di 28 anni — io lo portai ad una visita alla clinica Rovera di Varese e mi dissero che ci avrebbe dato sempre dei fastidi perché aveva il cervello d'un bambino. Lo portai anche da un medico in paese: mi prescrisse delle medicine e mi consigliò dì farlo ricoverare in un istituto, ma io preferii rimandarlo da mio padre. In novembre era tornato su, diceva con intenzioni buone, ma s'era visto subito che non era cam biato per mente: dopo due mesi di lavoro alla Plastak: s'era fatto cacciare via. Avevo già avvertito mio padre di venirselo a riprendere, mi aveva assicurato che sarebbe arrivato il giorno 20 ». Cerébropatico per i medici, « un bambino » per i familiari, Aldo Piroddi passava le sue giornate giocando nel cortile, leggendo « Topolino », fumando molte sigarette, insultando la cognata e la sorella e adocchiando il bambino più bello del cascinale. « Ora capisco che gli ronzava intorno per corteggiarlo — dice Salvatore Ferrera, il papà di Carmelo —. Quando andavo al lavoro e tornavo 10 vedevo sempre nel cortile, sorridente ed affettuoso con 11 mio bimbo. Io dicevo " che bravo " e me ne andavo tranquillo. E invece lui pensava ad uccidermelo ». Salvatore Ferrera oggi ha dovuto affrontare il diffìcile compito di dare alla moglie la tragica notizia della morte di Carmelo. Francesca Bianco. 21 anni, fino a questa mattina era felice per il normale esito del parto e perché la neonata, Gisella, pesa più dì quattro chili. Ma bisogna¬ va pur farle affrontare il doloroso momento della terribile verità. La suora del reparto ha telefonato al sindaco di Morazzone, perché incaricasse qualche parente dì incominciare a preparare la donna con una prima notizia attenuata. Così oggi pomerìggio al capezzale della Ferrera si sono recate un'amica e la sorella Savina, che abita a Bollate. Le hanno detto che Carmelo è stato investito da un'automobile ed è rimasto ferito alla testa, non gravemente. Colpa infame Più tardi è andato da lei il marito. Doveva dirle che U bambino si era aggravato, ma quando è stato vicino al letto, prima ancora di parlare, è scoppiato in pianto. Squassato dai singhiozzi non ha potuto parlare. Sono intervenuti la suòra e il cappellano. Anche la donna si è messa a piangere a dirotto, perché aveva capito che il bambino era morto. Per ora sa che l'ha perduto a causa di un incidente stradale, ignora che è stato barbaramente assassinato per mano di quel giovane che gironzolava sempre per il cortile e con il quale Carmelo spesso giocava. La famiglia dell'assassino ha lasciato la propria abitazione, consigliata anche dal sindaco, perché la sua presenza costituiva un motivo di maggior disperazione per ì familiari della vittima. In casa dei Ferrera, oltre al padre, al nonno paterno e alla nonna materna, agli zìi, ci sono, tante altre persone: parenti e amici venuti per portare conforto. Parlano dell'accaduto, piangono, imprecano contro l'assassino e anche contro ì suoi congiunti, senza riuscire a tenere presente che non possono essere considerati responsabili dell'accaduto. Stamattina alle 10 un gruppo di queste persone si sono presentate alla porta dei Piroddi, hanno bussato. Ha aperto Francesco. Ecco il suo racconto: «Due donne mi si sono avventate contro ed hanno tacominciato a graffiarmi — e mostra sul collo alcuni segni rossi — io cercavo di calmarle, di spingerle indie, tro, dicevo: "State buone, non è colpa mia, siamo addolorati anche noi quanto voi ", ma loro erano infuriate. Poi sono riuscito a chiudere la porta. Ma sentivo, fuori, una voce che gridava: "Adesso torneremo e daremo fuoco alla tua bambina ". Così più tardi siamo tutti partiti, e siamo venuti qui in casa di mia sorella sposata ». Francesco Piroddi ha le lacrime agli occhi. Dice: « Nostro fratello si è macchiato di una colpa infame, lo ab. biamo perduto e per di più abbiamo la vergogna ». Remo Lugli Varese. Il diciannovenne assassino Aldo Piroddi durante il sopralluogo nella campagna dove mercoledì ha ucciso il piccolo Carmelo Ferrera di 5 anni (Telefoto Moisio)