Il vecchio, un escluso

Il vecchio, un escluso Un problema che ci^ riguarda tutti Il vecchio, un escluso A Torino vivono 193 mila persone con più di 60 anni, oltre un quinto della popolazione; il 40,3 per cento sono uomini - Fattori culturali, sociali, ma soprattutto economici (molte pensioni non superano le 23-25 mila lire mensili) li esiliano dalla società e li condannano a un triste tramonto nella solitudine L'on. Donai-Cattili inaugura i lavori dell'Ospedale geriatrico Si svolgerà domani a l'alazzo Madama la quinta giornata nazionale por le attività gerontologiche e geriatriche, promossa dall'Istituto di riposo e cura per gli anziani (lnrca) che ha sede in Ancona. Medici ed esperti parleranno dei problemi dei vecchi. Le conferenze saranno precedute — presente il ministro del Lavoro on. Donat-Cattin — dall'inaugurazione dei lavori per l'ospedale geriatrico in via Farinelli angolo corso Unione Sovietica: ti piani più un seminterrato; 540 posti letto di cui 222 per acuti e 318 per lungodegenti: un centro di terapia al piano terreno, tre sale operatorie, di cui una per interventi di urologia, all'ultimo piano. La spesa, oltre un miliardo ai prezzi del '63 (sono occorsi quasi sette anni prima di perfezionare la pratica) è a carico dello Stato, che darà anche 200 milioni per le attrezzature. Al resto provvedere l'Inrca; il comune di Torino ha offerto l'area. Progetto dell'ing. Costanzi, di Ancona, impresa ing. Grassi. I lavori dovrebbero essere conclusi entro tre anni: sarà la prima opera moderna di cui la città disporrà per 1 suoi vecchi. Perché la « Giornata geraniologica », perché l'ospedale « geriatrico » a Torino? Perché a Torino, proprio a causa delle sue caratteristiche di città più Industrializzata d'Italia, ad alto livello medio di reddito e di consumi, economicamente evoluta, tecnologicamente avanzata, il problema degli anziani è grave ed urgente. Su l.mulini cittadini, qui ili con oltre (iti anni sono I9S mila, il 40,34 per cento uomini, il 59,66 per cento donne. In totale 11 16,37 per cento della popolazione. Malgrado 11 flusso giovane e continuo degli immigrati, una delle maggiori percentuali d'Italia. Gente che, in maggioranza — soprattutto per quanto riguarda 11 settore maschile — a 60 anni gli uomini c a 55 le donne ha smesso di appartenere alla categoria produttiva, anche se per efficienza fisica, doti intellettuali e volontà avrebbe potuto continuare nelle consuete occupazioni. t II faticoso doppio ruolo, lavo' ratrice-madre, la necessità di occuparsi insieme, per anni, della famiglia e del lavoro, la naturale maggiore duttilità, consentono alla donna che è stata operaia o impiegata un passaggio meno traumatizzante dall'attività fuori casa a quella ristretta alle mura domestiche. Ha 55 anni, un marito o i genitori, figli o nipoti, sorelle o fratelli, spesso buone relazioni di vicinato e di amicizia, interessi di vario tipo. Il venir meno del lavoro, beninteso, può essere un dramma anche per la donna. Ma per l'uomo lo è assai più spesso. Sessantanni. Gli fanno una bella festa, gli battono la mano sulla spalla, gli danno una medaglia e lo mandano a casa commosso. La mattina dopo si sveglia all'ora di sempre, ma resta a letto. Non c'è più la fabbrica né l'ufficio, né la cartolina da bollare. Non da correre per acchiappare il tram né per insinuare la « 500 » o la moto nel traffico convulso dell'ora di punta. Pensionato. Finalmente la tranquillità, la pace, poter fare quello che si vuole. Illusione che dura popò. La vecchiaia incomincia così, con la prima mattina che non ci si deve alzare In fretta e furia per andare al lavoro. Che vuol dire « vecchiaia » se, almeno all'inizio la salute è buona e la mente sveglia'.' Vuol dire aver meno denaro proprio nel momento in cui le necessità aumentano, non trovare un'occupa¬ zione valida per riempire il tempo, sentirsi via via sempre più incapaci di capire il mondo che cammina troppo in fretta, perdere un ruolo sociale senza possibilità di rivestirne un altro, avvedersi di essere un peso alla famiglia, un escluso dalla vita dei giovani, vedersi dimenticato a poco a poco dagli amici perché abitano lontano e i mezzi di trasporto costano. E in ultima istanza, quando alla marginalità sociale si aggiunge il fatale declino fisico, avvertire il proprio isolamento, la propria miseria, la propria solitudine. Ogni giorno decine di anziani scrivono a Specchio dei tempi disperati. L'anno scorso su 102 persone che a Torino si sono tolta la vita, 55 avevano oltrepassato i sessant'anni, in grande maggioranza erano uomini soli. Sono molti i l'attori di « espulsione » del vecchio dalla società: psicologici, culturali, sociali. Soprattutto economici. Quasi tutti gli anziani sono ormai provvisti di pensione, ma In che misura? Vediamo le statistiche della Previdenza Sociale per la provincia di Torino. Vecchiaia: 173.500 pensionati, costo totale 85,6 miliardi l'anno, media a testa 493.286 cioè circa 38 mila lire mensili per 13 mesi. Invalidità: 72.850 pensionati, costo totale 30,8 miliardi l'anno, media a testa 422.72(1 poco più ài 32 mila lire mensili per 13 mesi. Superstiti (reversibilità), 68.900 pensionati, costo totale quasi 21 miliardi Tonno, media a testa 304.395, mensile sulle 23.400 lire. Inoltre ci sono 45.015 pensionati drll'npricoilura (costo 9,9 miliardi annui), 6350 artigiani (1,6 miliardi annui), 5325 commercianti (costo annuo 1,4 miliardi) tutti con assegni di 18 mila lire mensili a testa. Le pensioni sociali sono 14.500 (costo pnnuc 1,5 miliardi) da 12 mila lire mensili a testa. I minimi di pensione per vecchiaia, invalidità, superstiti vanno da 23 mila lire mensili fino a 65 anni, a 25 mila lire mensili dopo. A tutto il 30 aprile '68 gli assegni erano calcolati in base ai contributi versati, poi in rapporto alla retribuzione media degli ultimi tre anni. Attualmente questo rapporto è del 74 per cento, nel "76 sarà dell'80 per cento. Le pensioni liquidate con i vecchi criteri sono aumentate del 10 per cento a partire dal 1" gennaio '69. Per chi va in pensione adesso con 40 anni di lavoro alle spalle il futuro sarà un po' meno oscuro. Ma a chi deve campare con 23-25 mila lire il mese in una città dove 11 reddito individuale medio annuo supera il milione, il frutto di un'esistenza di sacrifici consente soltanto la desolata prospettiva di un alloggio scomodo o di una gelida soffitta, del ricorso all'aiuto non sempre affettuoso dei figli o a quello della pubblica assistenza. O anche del ricovero in un istituto più simile a una caserma che a un albergo, dove attendere la morte. Nella nostra società cosi efficiente e cosi disumana, il vecchio è un dimenticato, un escluso, un « emarginato » come dicono i sociologi. Dna « pura perdita » per l'economia, un rimorso per le coscienze.

Persone citate: Costanzi, Donat-cattin

Luoghi citati: Ancona, Italia, Torino