Tutte le scienze dell'uomo nella letteratura popolare di Giorgio Calcagno

Tutte le scienze dell'uomo nella letteratura popolare STRUTTURALISTI AL CONGRESSO DI PALERMO Tutte le scienze dell'uomo nella letteratura popolare (Dai nostro tuatuto speciale) Palermo, 9 aprile. Nei suioiu ueiirj.oit.-i ueue Palme s'è perso perfino il ricordo del « Uruppo '63 » elle meno di sette anni or sono tenne qui la- sua rumorosa sagra contro la « letteratura ui papa ». Quei tempi Semerano immensamente lontani. Li avanguaraia ai ieri oggi apparireooe retroguaraia, superata uane cose, umoerio n,eo, cne ui quel gruppo xu uno aei londatori ea ora si trova qui in veste assai aiversa, per il convegno su « Strutture e generi aeila letteratura etnica », riconosce cne il processo d'accelerazione aelia cultura ha superato qualsiasi previsione. Eco è ancora choccato dall'esperienza cne na latto di recente ai iviassaciiusetts institut of Technology, diretto da Noam Chomsky. « Qui in Italia Chomsky cominciano a leggerlo appena adesso, e molti, anche fra gli studiosi universitari, confessano di non riuscire a comprenderlo. Ma là stanno già per imbalsamarlo: e ha solo 42 anni ». «Grammatica» comune I suoi allievi, fino a poco tempo fa, si vergognavano di citare l'ultimo libro uscito, che aveva la colpa d'essere stato scritto sei mesi prima, su ricerche invecchiate di un anno, e preferivano richiamarsi all'ultimo manoscritto, che avevano avuto il privilegio di leggere in anteprima. « Oggi anche questa fase è superata. Quando il manoscritto sta arrivando all'editore, non interessa già più: si preferisce citare la lettera ricevuta dal collega, che è stata scritta solo il giorno prima, possibilmente lo stesso giorno E forse è giusto che sia così. Visto che siamo tutti sul piano della ricerca, è meglio stare all'ultimo dato, non al penultimo ». E l'ultimo dato, in questa direzione, non è più, da un pezzo, la letteratura, o la critica letteraria. E' la linguistica, la semantica, l'etnologia, l'antropologia, in chiave strutturale. Nonostante la diversità delle discipline, c'è un metodo comune, che permette agli studiosi di capirsi. In realtà, qui, si intendono tutti benissimo, nonostante la diversità delle lingue. Parlano col gesso in mano, lavorando più alla lavagna che al microfono. Usano un vocabolario d'una trentina di parole, un cifrario un po' più ricco di segni matematici e riducono in schemi strutturali qualsiasi cosa: dai canti melanesiani alla poesia bretone, dalle favole di Fedro alle parabole del Vangelo. L'etnologa canadese, in minigonna blu appena sotto la vita, che ha trascorso ventidue mesi col marito nelle Isole Salomone per studiare gli stili e le strutture dei miti indigeni, non fa un discorso tanto diverso da Cesare Segre, che scompone, con lo stesso metodo, le novelle del Boccaccio, riducendo a « funzioni » le avventure amorose di mariti, mogli e amanti. « Il nostro scopo è quello di trovare una grammatica narrativa che sia comune ai vari generi letterari », dice Algirdas Julien Greimas, l'uomo cui tutti guardano nei loro interventi, sperandone sempre un cenno d'assenso. E' il personaggio chiave del convegno, quello che sembra tenere in pugno tutti gli altri. Cinquantatreenne, due occhi chiari penetranti nel volto affilato, questo francese di origine lituana ha lottato a lungo per imporre una scienza che nessuno voleva: la semantica strutturale, ossia lo studio della « significazione ». Oggi è qui, vittorioso, a raccogliere i primi vistosi frutti del suo lavoro. « Appena cinque anni fa — egli ci dice — io mi sentivo solo. Noi studiosi di semantica eravamo guardati con diffidenza dai linguisti, che avevano puntato sulla fonetica e sulla grammatica; e decisamente respinti dai letterati, che ci accusavano di voler matematizzare le scienze umane, eliminandone l'uomo». Il lavoro di Greimas Qui a Palermo ci sono « greimasiani » venuti da varie città d'Italia, e anche dall'America. Il loro linguaggio è supertecnico, con dei compiacimenti che li fanno quasi apparire disumani. Ma il maestro si preoccupa di correggere le deformazioni dei suoi troppo zelanti allievi. « La nostra ricerca non è fine a se stessa, come qualche volta può dare l'impressione. Il nostro scopo è quello di dare un fondamento sicuro alle scienze dell'uomo, per renderle più valide. La filosofia, la storia, la letteratura, la sociologia, l'etnologia, si trovano oggi allo stesso livello in cui erano le scienze naturali nel XVII secolo. I dati certi sono ancora tutti da scoprire. E' stata la bomba atomica che ci ha aperto gli occhi. Ci siamo accorti che l'uomo può creare dei terribili ordigni, ma non sa regolare i propri problemi. E per fare questo, non basta una filosofia approssimativa, un'ideologia poco consapevole delle proprie basi. L'uomo deve sapere che cosa significa il mondo in cui vive. La semantica si propone di dirglielo ». Greimas lavora oggi nel laboratorio di antropologia di Lévi-Strauss, per il quale dirige la sezione semio-linguistica. Gli ricordiamo un giudizio dell'antropologo, che egli riconosce come il proprio maitre à penser. LéviStrauss, in Tristi tropici, scrive: « Il mondo ha avuto ini¬ zio senza l'uomo, e finirà senza lui ». Una ricerca come quella strutturalista, che si limita a prendere atto delle situazioni da analizzare, senza mai giudicarle, lavora veramente per la sopravvivenza dell'uomo, o accelera la profezia della sua fine? Greimas sorride: « Noi non vogliamo sostituirci ai filosofi, ai cultori delle altre scienze umane. Noi sappiamo che la nostra indagine svolge sempre un compito parziale: toccherà agli altri integrare i nostri risultati. Il nostro óompito è offrire dati certi, perchè tutti vi possano lavorare sopra ». Si è detto che lo strutturalismo ha segnato la fine delle ideologie tradizionali. Anzi, sarebbe nato con tale scopo. « La rivoluzione di LéviStrauss non ha seppellito le ideologie. Ha soltanto impegnato ima generazione dì studiosi a dare loro una base scientifica. A differenza delle generazioni che ci hanno preceduto, noi oggi sappiamo che le ideologie esistono, e abbiamo dei mezzi per descriverle dall'interno. Questi mezzi sono l'elemento unificante della nostra cultura. Marxisti, idealisti, agnostici, cattolici, oggi possono affrontare il problema con gli stessi strumenti: e arrivare agli stessi risultati ». E per quale motivo, allora, rimangono marxisti, idealisti, agnostici o credenti? Lo studioso delle strutture sembra imbarazzato, chiede un po' di tempo per rispondere: « Non si può trovare un principio a tutto. Anche nel linguaggio usiamo certe parole che non si spiegano con altre parole. Così è per la scelta ideologica. E' un atto che precede la scienza, è un a priori: e non tocca a noi discuterlo. Noi abbiamo soltanto il dovere di dargli un fondamento sicuro ». Giorgio Calcagno

Luoghi citati: America, Isole Salomone, Italia, Palermo