Un pezzo di Luna in cambio di Dio? di Raniero La Valle

Un pezzo di Luna in cambio di Dio? Uomini e religioni Un pezzo di Luna in cambio di Dio? «Se avete già tutto sulla Terra, prenotate per un dollaro un lotto di Luna », dice un annuncio pubblicitario affisso nei motels di Cocoa Beach. attorno a Cape Kennedy. Anche la Luna è ormai integrata nel mondo di vita americano; e l'Apollo 15. pronto a partire sulla rampa di lancio, fa ormai già parte della routine. Eppure l'approdo sulla Luna ha lasciato tracce profonde, in America, sul modo di concepire l'uomo e il suo destino. Cominciò Nixon, quando al ritorno della prima spedizione lunare, disse agli astronauti che quella era stata « la settimana più grande della storia dai tempi della creazione ». Era un'affermazione smoderata, che aveva la sola attenuante di essere stata pronunciata in un momento di euforia. Mi dice il rabbino di New York, Abraham Heschel, che una simile affermazione sarebbe stata bene in bocca a un uomo delle caverne, quattro o cinquemila anni fa; oggi non si dovrebbe ignorare che, per un ebreo, i giorni in cui il Signore scese sul Sinai per dare a Mose il Decalogo, o, per un cristiano, i giorni in cui Gesù annunciò le beatitudini nel discorso della montagna, furono giorni ben più grandi di questi. (In verità, per i cristiani, la settimana più grande dai tempi della creazione, tale che nulla di altrettanto importante è mai avvenuto e potrà mai più avvenire, è stata quella che vide la morte e la resurrezione di Cristo; ma questo, ovviamente, un rabbino ebreo non lo poteva dire). Tuttavia c'è in America molta gente che si riconosce pienamente nell'iperbole di Nixon. William Hamilton, uno dei teologi « radicali » americani, trova anzi in quella affermazione una verità ancora più profonda di quanto lo stesso Nixon non sospettasse. Era la conferma ufficiale della morte di Dio. L'uomo, giunto fin sulla Luna, non aveva più bisogno di luì. Ormai l'evento da ricordare non sarebbe stato più un evento di cui Dio era stato protagonista, che fosse la creazione, il Sinai o la Pasqua, ma un evento totalmente umano, nel quale l'uomo aveva raggiunto la piena misura di sé. Ciò che aveva preannunciato il positivismo ottocentesco, era ormai compiuto, ed era stata la rivoluzione tecnologica a dare all'uomo il risarcimento della sua antica dipendenza dalla natura e da Dio. Perciò, il linguaggio fondato sulle vecchie categorie religiose non è più adeguato ad esprimere la condizione dell'uomo che abita i cieli, l'antica dimora di Dio, e occorre trovare un nuovo vocabolario, che interpreti il nuovo modo di essere dell'uomo sulla Terra. Hamilton sia appunto scrivendo un libro, sul « come togliere Dio dal dizionario ». Tutto questo non è senza dramma, mi dice Hamilton; ma è la nostra generazione che soffre come un'esperienza drammatica la morte di Dio. 1 giovani sono già oltre, perché ora che incominciano a vivere, questo evento, per loro, è già consumato. I posteri di Dio Ma è poi vero che i giovani si sentono già i posteri di un Dio che non c'è più? Nel College di Surasota, in Florida, dove Hamilton insegna, ci sono degli studenti che contestano il loro maestro; sul vetro di una finestra, ben visibile dal « campus », dove converso con Hamilton, qualcuno ha scritto: «Dio non è morto, questa mattina gli ho parlato ». 11 rabbino Heschel, per parte sua, reagisce vivacemente ai profeti che tanno della lottizzazione della Luna il simbolo della nuova età dell'uomo. « Non annunziano la morte di Dio — dice — ina la morte della loro teologia «. E ironizza su questa immagine di Dio a cui sarebbe slata tolta l'csclusiva di passeggiare sulla Luna; e ritiene temerario affermare che l'uomo non ha bisogno di Dio, proprio quando a milioni di uomini che da tutta la Terra gridano a Dio la loro disperazione, noi non sappiamo lare di meglio che offrire un pezzo di Luna. Ma il problema, poi, non è nemmeno questo; è che Dio ha bisogno dell'uomo, ed è alla perenne ricerca di un uomo in fuga davanti a lui. Tulla la Bibbia dice questa sola cosa: non è un libro dell'uomo su Dio. ma è un libro di Dio sull'uomo. Rabbi Heschel pronunzia con grande passione queste parole. Egli sa che la morte di Dio sarebbe la morte di Israele, perché l'identità del popolo d'Israele è tutta nel privilegio della scelta di cui è stato oggetto da parte di Dio. Tolto il rapporto con Dio, il popolo ebreo si confonderebbe con le Nazioni, e nessuno Stato di Israele, con unta la sua potenza, varrebbe a conservargli la sua identità. Governare la storia Ma la slessa cosa si può dire per i cristiani, che da Dio prendono fìnanco il nome. Così come per tutti gli uomini, dovrebbe valere quest'altra affermazione di rabbi Heschel: « Il vero problema dell'uomo non è quello dello spazio, ma quello del tempo. Che senso dare al tempo che si vive, come riempire di significato ogni attimo dell'esistenza, è più importante che estendere la presa sullo spazio». Infatti, non basta che l'uomo sia arrivato a dominare la natura, quando ancora non ha imparato a governare la storia. Raniero La Valle

Luoghi citati: America, Florida, Israele, New York