Bimbo di cinque anni seviziato e ucciso da un bruto nella boscaglia a Varese di Remo Lugli

Bimbo di cinque anni seviziato e ucciso da un bruto nella boscaglia a Varese Angoscia nelle case: ogni giorno nuovi delitti contro i bimbi Bimbo di cinque anni seviziato e ucciso da un bruto nella boscaglia a Varese L'omicida è stato subito identificato e arrestato - Ha 19 anni - E' maniaco e schizofrenico: il suo medico tempo fa ne aveva consigliato il ricovero in manicomio - Il piccolo l'altro ieri era stato affidato alle cure del nonno perché la madre aveva dato alla luce una bimba in ospedale - L'assassino, amico di famiglia, lo attira in un tranello: gli dice che lo accompagnerà a vedere la sorellina appena venuta al mondo - Nel bosco lo aggredisce, poi lo trafìgge con 3 pugnalate e lo strozza (Dal nostro inviato speciale) Varese, 8 aprile. Un altro bambino ucciso da un bruto. Un delitto che ricalca quasi esattamente quello di venti giorni fa a S. Dona di Piave; quella vittima aveva 9 anni e il suo assassino 22, qui il bambino morto ne aveva 5 scarsi, l'omicida ne ha 19. Anche in questo caso il mostro è stato scoperto e arrestato poche ore dopo. Nella tragedia attuale c'è un particolare che acuisce ancora di più il senso di pietà: la madre del bimbo morto era in ospedale dove ieri mattina ha dato alla luce una bambina, non sa ancora che suo figlio è stato ucciso. Vicini di casa Siamo a Morazzone, una borgata a pochi chilometri da Varese. In via Mazzucchelli 42 c'è un alto muro di cinta con un portone di legno. Dentro c'è un'antica casa, forse del 1500, con tre grandi archi al pianterreno, altre tre luci di portico al primo piano, sotto il tetto che si protende avanti senza grondaia. Malandata ma con ancora una certa dignità, si sente che era la casa dei padroni del podere. Attaccata ad angolo c'è l'ala più rustica, con un ballatoio di legno, che doveva "essere l'abitazione del contaclino; e di fronte l'edificio della stalla e del fienile. Qui abitano le due famiglie, del morto e dell'assassino. Tutta gente povera, immigrata da lontano per cercare una migliore condizione di vita. Il bambino si chiamava Carmelo Ferrera, avrebbe compiuto i 5 anni il 3 maggio prossimo. Abitava con il padre. Salvatore di 28 anni, manovale, la madre Francesca Bianco, di 21 anni, e il nonno paterno, Carmelo, di 69. Sono di Caltagirone, in provincia di Catania, ed abitano qui da circa tre anni. Hanno un ingresso, una cucina e uno stanzone nella parte più alta della casa, sotto il porticato che confina col tetto. Fino a due mesi fa anche Francesca andava a lavorare, in una fabbrica, poi è rimasta a casa per la gravidanza. L'assassino è Aldo Piroddi, ha compiuto i 19 anni il 9 febbraio scorso, è di Tertenia, in provincia di Nuoro, dove abitano ancora suo padre e sua madre. Qui stava con il fratello Francesco di 28 anni, operaio, la cognata Maria Teresa Vargiolo, di 19 anni e la sorella Ottavia di 17. Abitano nella parte rustica che ha la porta sul ballatoio. Aldo era stato a Morazzone due anni fa, per pochi mesi, ma non aveva voglia di lavorare. Suo fratello lo aveva portato a Varese, per una visita da uno psichiatra, che aveva consigliato di farlo ricoverare in manicomio. La famiglia aveva preferito rimandarlo in Sardegna. Era tornato ai primi del novembre scorso, ancora strambo, pronto alla rispostacela alla sorella e alla cognata, con nessuna voglia di lavorare. Le due famiglie erano amiche, si frequentavano: le donne si prestavano il rosmarino o il sale, Carmelo, il bambino, se non era a giocare nel cortile poteva essere in casa dei Piroddi. Ieri accade la tragedia. Durante la notte Francesca Ferrera ha il primo annuncio delle doglie.: 1 alle sei del mattino il mai"Pr to va a chiamare Mr.ria Sinatra, moglie di suo fratello, e insieme, con una macchina da noleggio pubblico, accompagnano Francesca alla Maternità di Varese. Alle 8,30 il lieto evento: nasce una bambina di oltre quattro chili, Gisella. Alle 10 Salvatore torna a casa per dare l'annuncio della nascita al padre: èjelice. Fa da mangiare lui per sé, per suo padre, per il bam: bino. Quando la minestra è già nel piatto, si cerca il piccolo Carmelo, ma non c'è. Un richiamo nel cortile. Ecco che Carmelo sbuca dalla porta della famiglia Piroddi, come tante altre volte. A tavola il bimbo chiede com'è la sorellina, dice che vuole vederla presto. « Poi ti porto », dice il padre. E aggiunge: « Oggi fa' il bravo, non ti allontanare dal nonno. Io vado dalla mamma e torno stasera». Alle 14,30 Salvatore Ferrera riparte, in motoretta, alla volta della Maternità di Varese. Il bambino va giù, in cortile. Alle 15 suo nonno lo chiama per accertarsi che non si sia allontanato, lui mette fuori la testa dalla casa della famiglia Mereu, che abita al piano terreno. Dirà poi Augusta Mereu, 13 anni: « E' stato con me, in cucina, dalle due e mezzo alle tre e un quarto. E' uscito dicendo che sarebbe tornato su, dal nonno ». Comincia l'ansia Invece il nonno non lo vede. Alle tre e mezzo dà un'altra voce, per controllo, ma il bambino non risponde, non è né in cortile né nelle case dei vicini. Incominciano il dramma, l'ansia, l'affanno, le ricerche. Alle 18,30 torna dalla Maternità il padre. Si mette a girare dappertutto, in casa dei vicini, alle 20,30 va dai carabinieri a denunciare la scomparsa. Tutti cercano, uomini, donne, icarabinieri, per le case e le campagne. Cerca anche Francesco Piroddi, fratello dell'assassino. Appena è rincasato dal lavoro ed ha saputo della scomparsa, si è messo a disposizione dell'amico Salvatore. Aldo, invece, non partecipa, sta in casa, cena, e alle dieci va a letto. Stamattina si apprende che un contadino che abita in via Brughiera, Vittorio Lora, di 50 anni, ha visto ieri alle 15,30^ circa passare un giovane che teneva per mano un bambinello con la maglia rossa. Cai-melo aveva la maglia rossa, quindi non c'è dubbio che era lui. Le ricerche vengono spostate nelle campagne di questa zona e intanto i carabinieri incominciano a portare in caserma dei giovani che abitano vicino alla casa della famiglia Ferrera, anche Aldo Piroddi e suo fratello Francesco. Tutti vengono interrogati, ma nessuno dimostra di sapere qualcosa. Intanto, pochi minuti prima delle 10, Pietro Pozzoni, 30 anni, bidello delle scuole di Castronno, fa la tragica scoperta. Cercatore di funghi, conosce bene la zona boschiva denominata'« La Castagnara », che è ad un tiro di schioppo dalla via Brughiera, dove è stato visto passare il bambino. Trovata la salma Va a perlustrare « La Castagnara ». La vegetazione è folta: alti castagni, cespugli di noccioli e di acacie; a terra un folto tappeto di foglie e di ricci, inzuppati di pioggia. Qua e là ancora qualche castagna non raccolta ed i fiorellini gialli di San Giuseppe. Ai piedi di un castagno il corpo di Carmelo: supino, seminudo, il petto e l'addome macchiati di sangue, la bocca piena di foglie, di fango, di sangue. Il Pozzoni si mette a correre, dà l'allarme. Un medico accerta che il bambino è stato violentato, poi pugnalato tre volte con vai coltello e quindi strozzato. Alle 13 il maggiore Borracci del gruppo carabinieri di Varese e il capitano Angeleri della compagnia di Busto accompagnano sul posto del delitto Aldo Piroddi. Ha sempre continuato a negare, ma lo ha fatto in maniera tentennante. Lo « choc » del ritorno sul ' luogo, dove ha compiuto il suo gesto brutale, può essere determinante e infatti così è: Aldo Piroddi confessa ai piedi del castagno. Si torna ih caserma per raccogliere i dettagli. Non sono molti. L'assassino è freddo, apatico, quasi certamente sottosviluppato, non dimostra un briciolo di emozione o di pentimento. Dice che ha nascosto il coltello dietro la stufa di cucina, dopo averlo lavato e lascia capire che ha attirato nel tranello il bambino, dicendogli che lo portava a vedere la sorellina appena nata. E il povero fanciullo si è lasciato trascinare, sotto la pioggia battente, prima sulla strada asfaltata che è lunga almeno un chilometro e poi per il bosco marcio d'acqua. I carabinieri vanno a casa del Piroddi, trovano il coltello, che è lavato malamente, tanto che sono ancora evidenti alcune macchie di sangue. Francesco Piroddi, il fratello, quando sente che Aldo ha confessato, viene colto da una crisi di epilessia, cade a terra, si dibatte, si ferisce alla testa-. Alle 17 viene rilasciato, torna a casa. Alle 18 l'assassino viene caricato su una Giulia dei carabinieri e portato sul posto del delitto per un altro sopralluogo. Ma gli si fa percorrere, in auto, la strada che ha percorso a piedi con il bambino, passando proprio davanti al portone di via Mazzucchelli 42. Qui ci sono decine di persone: il padre, gli zii, altri parenti del bambino morto, paesani e amici. Fulminea, dilaga la voce che l'assassino è Aldo e si trova sulla macchina. Tutti cercano di assaltarla. La « Giulia » riesce a sfuggire con un guizzo e si avvia verso il bosco della Castagnara. Gli animi sono furibondi, nel cortile tutti gridano, il padre e il nonno di Carmelo devono essere trattenuti, vorrebbero salire in casa dei Piroddi. Noi ci andiamo. Ci apre Maria Teresa, la moglie di Francesco, che tiene in braccio il suo bambino di un me¬ se. Francesco si sta cambiando le calze davanti alla stufa. Dice: « Sono tornato poco fa, ero ancora bagnato da questa notte, per le ricerche. Stamattina i carabinieri mi hanno portato dentro insieme con mio fratello senza lasciarmi asciugare. Se è proprio stato lui che l'ha ammazzato, è meglio che lo sparano » dice per indicare che vorrebbe vederlo morto. L'omicida folle Lui, la sorella Ottavia e la moglie parlano di Aldo che non ha mai avuto voglia di far niente, che aveva soltanto la lingua lunga. « Facevamo meglip se lo mettevamo in manicomio, quando ce lo dissero, due anni fa» dice Francesco. « Adesso era tornato dalla Sardegna e partendo aveva promesso al babbo che si sarebbe proprio messo a lavorare, a far bene» dice Ottavia. «E invece ha ammazzato un bambino » aggiunge la cognata. Giù si ode un grande frastuono di voci e di pianti. Giungono ondate più forti, più minacciose, sembra che da un attimo all'altro una massa di gente debba buttar¬ si contro la porta. Francesco spinge di più il catenaccio. Chiede Ottavia: « E adesso cosa faranno di lui, lo potremo vedere ancora? ». Francesco Piroddi è angosciato: « Che colpa ne abbiamo noi? Io volevo bene al piccolo Carmelo, lo trattavo come un figlio». Si stupisce dell'ira dei vicini di casa che ora minacciano di sfondare la porta. L'assassino, nella sua allucinante incoscienza, sembra molto più tranquillo del fratello. Doveva essere ricoverato in manicomio ed ora dovrà rispondere di mi orribile delitto. Sicuramente.il giovane sarà sottoposto ad- una perizia psichiatrica. Domani Aldo Piroddi sarà nuovamente interrogato dal magistrato e non si esclude un altro sopralluogo nella tragica boscaglia. Si vuole infatti chiarire in tutti i particolari l'orrendo episodio. Inoltre l'autopsia sul corpo della piccola vittima dovrà accertare se Carmelo Ferrera è morto in seguito alle tre pugnalate o se invece era ancora vivo quando il bruto lo ha strozzato. Remo Lugli Varese. Carmelo Ferrera, aveva cinque anni (Moisio) Varese. Aldo Piroddi, 19 anni, il bruto arrestato (Telefoto Moisio)