Elezioni il 7 giugno? di Fausto De Luca

Elezioni il 7 giugno? Domani il governo decide sulle Regionali Elezioni il 7 giugno? Ma non è escluso che la data sia spostata al 14 giugno, perché il dibattito al Parlamento sulla fiducia potrebbe durare più del previsto - Fra i punti programmatici, il controllo della spesa pubblica, il divorzio (con la conferma della sovranità del Parlamento), l'annuncio dell'amnistia, la riforma dei codici - Taviani: « La de è una confederazione di correnti » Forse le scuole chiuderanno in anticipo (Nostro servizio particolare) Roma, 4 aprile. Il Consiglio dei ministri si riunisce lunedì: Rumor vi leggerà la dichiarazione programmatica con la quale si presenterà, martedì, in Parlamento per ottenerne la fiducia. I punti programmatici, concordati nelle lunghe trattative che hanno preceduto la costituzione del governo, sono noti. Comprendono la politica economica con i provvedimenti per la congiuntura e le misure per rilanciare la programmazione; la spesa pubblica, con la creazione di più efficienti organismi di controllo e di sistemi che eliminino lo scandalo dei «residui passivi»; il divorzio, con l'annuncio del « confronto » con il Vaticano e la conferma della sovranità del Parlamento nelle sue decisioni; la amnistia, con l'annuncio della sua concessione; la riforma dei codici, con il ricorso ad uno « stralcio » per la rapida abolizione o modifica di alcune norme; la politica estera, con particolare riguardo ai problemi del Mediterraneo. Per la prima volta nel Parlamento italiano verranno trattati il problema dell'inquinamento dell'aria e delle acque e il problema della droga. L'attesa è grande per la cosiddetta «definizione del quadro politico ». Collegata alla controversia sulle Giunte, la questione è regolata dagli accordi tra i partiti, ma rimane delicata perché su di essa farà centro il dibattito sulla fiducia. Il nodo, però, sta nelle elezioni regionali. Escluso un rinvio all'autunno, si attende di conoscere la data. Si dà per scontato che i cittadini saranno chiamati alle urne, per le amministrative e le regionali insieme, il 7 giugno. Il ministro sen-, za portafogli, on. Gaspari, ha dichiarato ai giornalisti stasera che « è ferma intenzione del governo indire le elezioni regionali per i primi giorni di giugno». E' però anche probabile che il governo si conservi un margine di tempo fino al 14 giugno: perché si voti il 7 giugno è necessario che la convocazione dei comizi sia fatta entro il 20 aprile. Occorre, cioè, che per il 20 aprile sia intervenuto il voto di fiducia della Camera e del Senato. Viene confermato che, se si voterà il 7 giugno, le scuole verranno chiuse in anticipo: il 5 invece del 13. Gli esami potranno cominciare come previsto il 15 giugno. Se le elezioni saranno spostate al 14 giugno, gli esami dovranno necessariamente subire un rinvio di tre o quattro giorni. Il ministero dell'Istruzione potrà decidere, però, soltanto dopo che la data delle regionali sarà stata ufficialmente annunciata. II governo deve mettere nel conto un'eventuale azione ostruzionistica dei gruppi di destra, ostili alle regioni, e tuia disputa difficile sulla liceità o meno di fissare la data delle elezioni prima che sia approvata la legge finanziaria per( le regioni. Se non c'è alcun pericolo perché i partiti della maggioranza sono concordi, c'è il rischio di un protrarsi del dibattito: «dibattito elettorale», è stato detto. In vista delle elezioni amministrative e regionali, i partiti affrontano già i temi del loro assestamento interno. I socialisti si accingono a una « ristrutturazione » che dovrebbe portare ad una segreteria Mancini, sorretta da una nuova più larga maggioranza, e attendono sempre le decisioni di Nenni per la presidenza. I democristiani si preparano a una durissima battaglia in seno al loro Consiglio nazionale: si discuterà dell'assetto interno del partito e della condotta della crisi, di alcuni lati definiti « oscuri » della rinuncia di Moro e della permanenza delle correnti. La campagna contro le correnti è stata ripresa dall'on. Taviani in un discorso a Roma che annuncia una più vasta offensiva: « Siamo giunti al punto che è inesatto per difetto definire là democrazia cristiana una federazione di correnti. La de non è una federazione, è una confederazione di correnti. E' ormai prassi che i governi si compongano con il calcolo decimale per un riparto proporzionale tra i gruppi ». Per capire qualcosa del metodo elettorale interno della de — ha aggiunto Taviani — « bisogna avere dimestichezcon la cosiddetta matematica superiore». Taviani non nega che esistono « problemi storici » che investono l'unità della de. « Il primo — egli ha detto — è quello della sua inderogabile laicità. Il servizio dell'interesse superiore dello Stato non ammette alternative per una libera associazione di cittadini, che è parte dello Stato, della Nazione». II secondo problema è quello dell'adeguamento delle condizioni civili e sociali del Paese al progresso economico. Il terzo problema è quello dei rapporti tra democrazia, nel senso occidentale del termine, e movimento comunista: questione resa più complessa dal « necessario e doveroso » rapporto coi Sindacati. Ma la de, questo è il male, non si divide su questi problemi, si divide trascurando questi problemi. Fausto De Luca

Persone citate: Gaspari, Mancini, Moro, Nenni, Rumor, Taviani

Luoghi citati: Roma