Da Roma a Tokio volando sul Polo

Da Roma a Tokio volando sul Polo Da Roma a Tokio volando sul Polo Oggi s'inaugura la nuova linea dell'Alitalia Cinquantanni fa, Arturo Ferrarin portò a termine un « raid » che entusiasmò il mondo. Con un piccolo biplano « Sva » aprì la rotta Europa - Giappone, volando per 18 mila chilometri da Brindisi a Osaka. Partì il 14 febbraio 1920 e benché il volo vero e proprio lo impegnasse per sole 112 ore arrivò a destinazione il 30 maggio, dopo tre mesi e mezzo di peripezie e 25 soste. Ai nostri tempi, con i moderni aerei di linea la lunga trasvolata richiede meno di un giorno. Da oggi, infatti, i jets dell'Alitato raggiungono Tokio in appena 21 ore, di cui 19 di volo e 2 di sosta. Sono i « DC 8-62 » della linea che si apre stamane per seguire la favolosa rotta del Polo Nord, più corta di 4 mila chilometri di quella tradizionale dell'India. Sono dei mastodonti in confronto allo « Sva » di Ferrarin, del quale per celebrare l'avvenimento l'Alitalia ha fatto ricostruire una copia fedelissima che si trova ora all'esposizione internazionale di Osaka. Giganti di 152 tonnellate con un'autonomia di 9 mila chilometri che sfrecciano ai 950 all'ora portando nelle cabine 161 passeggeri. L'aereo destinato al primo collegamento (ne sono previsti due alla settimana: lunedì e venerdì verso il Giappone, mercoledì e domenica nell'altro senso), parte da Fiumicino alle 12,10 di oggi. Dopo brevi scali a Milano e Copenaghen, spiccherà un primo balzo di oltre 7 mila chilometri che lo porterà in Alaska, ad Anchorage, sorvolando le stesse regioni artiche sulle quali le ali italiane non comparivano più dal 1928, dopo i « raids » di Umberto Maddalena e Pier Luigi Penzo per soccorrere i naufraghi della « Tenda rossa ». Ancora pochi anni fa la navigazione aerea sull'Artide poneva grossi problpmi, pur essendo favorita, ad alta quota, da eccellenti condizioni atmosferiche. La vicinanza del polo magnetico faceva impazzire le bussole, il confluire dei meridiani sulle carte allora in uso era causa di altre complicazioni. La luce crepuscolare che vi domina per molti mesi impediva inoltre di avere riferimenti con l'osservazione delle stelle. I prodigi della tecnica hanno eliminato gran parte di queste difficoltà, le carte geografiche concepite in modo diverso hanno fatto il resto. Ma è all'elettronica che si affidano soprattutto i piloti delI'Alitalia durante la -cavalcata al di sopra della desolazione della banchisa: un sistema di navigazione inerziale chiamato « Carousel IV » non più grande di una scatola per scarpe il cui principio consiste nella determinazione della posizione e della velocità dell'aereo misurando le sue accelerazioni. Guidato da questo gioiello della tecnica, il jet delI'Alitalia decollato dalla Danimarca alle 15,45 filerà sicuro fra le Spitzbergen, la Groenlandia e il Polo. Quindi sorvolerà l'Alaska dall'Oceano glaciale artico al Pacifico, per atterrare ad Anchorage dopo 9 ore, alle 14,25 locali, mentre gli orologi di chi arriva dall'Italia segneranno l'I,25 di notte. Una delle sorprese che riservano le lunghe trasvolate. Ma sorprenderà di più il calendario, fermo sullo stesso giorno in cui hanno cominciato il viaggio e che lascerà intendere che sono bastate 2 ore e un quarto per volare da Roma all'Alaska. Lo scalo di Anchorage è « tecnico», riservato cioè al rifornimento e ai controlli dell'aereo. Un'ora più tardi, il « DC 8-62 » sì avventerà sibilando sulla lunga pista incorniciata da abetaie e alte montagne sulle quali svettano i 6500 metri del McKinley. Quindi si affaccerà sul Pacifico, libero dai ghiacci che ricoprivano i mari sorvolati prima e avrà inizio il secondo balzo di 6 mila chilometri che si conluderà a Tokio. Lasciate le Isole Aleutine. la frontiera fra America e Asia, la rotta-passa sull'immensità dell'oceano, al largo delle coste siberiane. Sarà pieno pomeriggio e il sole farà sfavillare le ali del jet. Ma a bordo le tendine degli oblò verranno abbassate e soltanto l'ovattato sibilo dei turboreattori romperà il silenzio. Per chi si è imbarcato in Europa, infatti, sarà il cuore della notte, il tempo di dormire. E se le tendine non basteranno ad attenuare la luce, i neri copriocchi offerti dalla compagnia concilieranno presto il sonno. Nel frattempo verrà superata la linea che per convenzione internazionale rimette ordine nel calendario, portandolo al giorno seguente. Il resto del viaggio non avrà storia. Quando domani da noi suoneranno le 7, le hostesses passeranno premurose a dare la sveglia, a servire il breakfast. Intanto comparirà Hokkaido, la più settentrionale delle isole nipponiche, arrossata dal sole ormai basso sull'orizzonte. Poi la vasta baia di Tokio, sullo sfondo della quale le nevi del Fuji avvamperanno nella luce del tramonto. Un'ampia virata, un colpo d'occhio sulla megalopoli in cui vivono 11 milioni di personev la più grande del mondo, e il « De 8-62 » si poserà sulla pista di Haneda, l'aeroporto sfavillante di acciai e cristalli. Da noi saranno le 9 del mattino, in Giappone le 17. Avrà così termine una trasvolata che tutto sommato non è cara: 847 mila lire l'andata-ritorno-partendo da Torino, pari a 30 lire al chilometro, un prezzo che sì può ridurre a poco più di 500 mila lire grazie alle ormai diffuse tariffe « I.T. » concesse alle agenzie di viaggi, nelle quali sono anche compresi 7-10 giorni di permanenza in albergo e tutta una serie di escursioni. Aldo Vite

Persone citate: Aldo Vite, Arturo Ferrarin, Fuji, Pier Luigi Penzo, Umberto Maddalena