Valpreda chiederà libertà provvisoria
Valpreda chiederà libertà provvisoria Valpreda chiederà libertà provvisoria Secondo la difesa, non esistono né prove né indizi (Nostro servizio particolare) Roma, 1 aprile. Pietro Valpreda intende chiedere al giudice istruttore di essere posto in libertà. Non esistono gli indizi sufficienti — questa la tesi dei difensori, prof. Guido Calvi e prof. Giuseppe Sotgiu — che possano giustificare la detenzione del ballerino. La richiesta che verrà presentata nei prossimi giorni prende le mosse da un esame critico degli elementi a di¬ sposizione dell'accusa. Questo esame, ritengono i difensori, consente di sostenere che nei confronti di Pietro Valpreda non esistono né prove né indizi. Secondo quanto risulta dal mandato di cattura la detenzione di Valpreda sarebbe giustificata dai seguenti elementi: 1) il riconoscimento di Valpreda da parte dell'autista Cornelio Rolandi. il quale è sicuro di avere accompagnato il ballerino davanti alla Banca dell'Agricoltura, in piazza Fontana a Milano, poco prima che scoppiasse la bomba il pomeriggio del 12 dicembre; 2) la certezza che Valpreda ha lasciato. Milano subito dopo l'attentato per recarsi a Roma dove è stato visto da alcuni testimoni; 3) la partecipazione dell'imputato a manifestazioni di piazza e l'avere pronunciato discorsi per sostenere la necessità di compiere attentati; 4) il deposito di materiale esplosivo nascosto sulla via Tiburtina. La testimonianza di Cornelio Rolandi per i difensori non ha validità probatoria perché « non esiste alcuna conferma che il ricordo dell'autista sia attendibile», mentre esiste la testimonianza della zia di Valpreda, la quale sostiene che, quel pomeriggio, suo nipote era malato. Per la difesa anche la presenza di Valpreda a Roma, il giorno dopo l'attentato, è tutt'altro che certa: alcuni testi la confermano, altri la smentiscono. Inoltre: anche se Valpreda fosse giunto a Roma sabato 13 dicembre, il fatto, sostengono i difensori, non costituisce comunque la prova che egli sia responsabile della strage di Milano. Neanche i discorsi incendiari di Valpreda sarebbero una prova. Che l'anarchico facesse certi discorsi non era un mistero. La polizia non li ritenne importanti e non intervenne mai. Rimane la questione del materiale esplosivo. Tutti ne hanno parlato, ma, osservano i difensori, nessuno dice di averlo visto. Comunque, secondo le dichiarazioni di Ivo Della Savia, in quel deposito sulla via Tiburtina erano nascosti soltanto micce e detonatori, non esplosivo. g- g- |
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