Encicliche: 200 studiosi riuniti per interpretarle

Encicliche: 200 studiosi riuniti per interpretarle A Padova convegno dei docenti di morale Encicliche: 200 studiosi riuniti per interpretarle II card. Garrone esorta i teologi « piuttosto a lavorare che accusarci »; a contrastare il divorzio, «un vero regresso e una strada sbagliata» (Dal nostro inviato speciale) Padova. 31 marzo. Un cattolico deve sempre accettare il magistero della Chiesa, anche se contrasta con l'autonomia della coscienza, riscoperta dal Concilio? Su questi temi, che toccano la vita intima dei credenti, e da oggi puntato il microscopio di duecento professori di inorale in seminari e facoltà ecclesiastiche d'Italia, riuniti fino a sabato 4 aprile ncll'« Istituto teologico Sant'Antonio» di Padova. Per la prima volta discutono a porte aperte, non nel segreto dei loro pensatoi: oggi pomeriggio si è ascoltata una relazione assai critica su cento anni di documenti sociali dei Papi (da Leone XIII a Paolo VI), presentata con rigore scientifico dal gesuita Giuseppe Diez Alegria. E' uno dei tre docenti della Pontifìcia Università Gregoriana che hanno contestato l'opposizione vaticana al divorzio in Italia I rapporti fra teologi e depositari del magistero — Papa e vescovi — non sono mai stati tranquilli per l'allergia spontanea fra autorità e libera ricerca. Non a caso mon signor Girolamo Bortignon, vescovo di Padova, ha salutato i duecento specialisti ammonendoli al v senso del limite » e ricordando che « lo Spirito Santo è infinitamente meno impegnato con i teologi che con il magistero ». II cardinale Gabriele Garrone, prefetto del Dicastero romano per l'educazione cattolica, in un accorato messaggio al congresso ha scritto: « La dottrina inorale della Chiesa è sottoposta a dura prova, tutto è discusso, non vi è più verità sicura, tutto sembra volatilizzato». Nei giovani, prosegue il porporato, si scopre una specie di « frigidità verso ogni legge, per esempio nel dominio sessuale, ove le parole "permesso" e " proibito " sembrano perdere ogni significato ». Garrone esorta i teologi « piuttosto a lavorare che ad accusarci », e, in modo specifico, a contrastare « le spinte attuali nel senso del divorzio, che sono un vero regresso e una strada sbagliata ». Tuttavia, il cardinale incita a formulare su basi bibliche i principi generali della vita morale, a tutt'oggi mancanti nella Chiesa. In tale contesto si svilupperà a Padova (premesso oggi un telegramma di piena fedeltà a Paolo VI) la ricerca sui canoni per interpretare encicliche e documenti papali, inclusa una revisione delle norme del Concilio di Trento sulla confessione individuale dei peccati che molti liturgisti, come i benedettini confederati, vorrebbero sostituita con la confessione comunitaria all'inizio della nuova Messa. E' una forma di penitenza in auge da anni ad esempio in Olanda. Ma di tutto questo tratterà domani la relazione del gesuita Zoltan Alszeghy, docente alla Gregoriana Diez Alegria, occupandosi della dottrina sociale della Chiesa, ha oggi sostenuto che la difesa della proprietà privata fatta da Leone ' XIII sino a Pio XII, dipese dalla mentalità liberistica e dalla eredità del diritto romano presenti nella Chiesa, seppur contrastanti con il Vangelo. Questa concezione è stata lentamente superata con l'affermazione del ruolo sociale che compete alla proprietà. Un documento di Leone XIII del 1878 è stato definito dal gesuita « dottrina liberale travestita dì cristianesimo con una cornice non troppo convincente ». In sostanza, a rileggere oggi certe encicliche, i cattolici sarebbero indotti, secondo il relatore, « ad un salutare atteggiamento di penitenza e di confessione del grande peccato sociale storico ». Pur costituendo un passo avanti, la stessa Rerum Novarum (1891) ribadì il diritto di proprietà in una visione della economia rurale e non ancora industrializzata, capovolgendo, a detta di Diez Alegria, gli stessi principi di San Tommaso sui quali si basava. Nel graduale processo di sviluppo sociale, la Chiesa cpn Pio XI sostenne « l'ordine corporativo, dottrina dimostratasi cosi inefficace che lo stesso Magistero negli ultimi tempi, senza sconfessarla, l'ha lasciata da parte ». E allora? Allora, ha pro¬ seguito il gesuita, i progressi in senso sociale sono stati realmente conquistati con Papa Giovanni, con il Concilio e, sulla linea conciliare, con la Populorum progressio di Paolo VI. Il Concilio, infatti, ha ricordato il gesuita, si è astenuto dall 'affermare che la proprietà privata dei mezzi di produzione è una esigenza inderogabile dell'ordine etico, come dichiarò spesso Pio XI sotto l'influenza dello storico tedesco Gustav Gundlach (morto nel 1963), per il quale la proprietà privata era uno dei valori fondamentali di rango metafisico. La conclusione di Diez Alegria è stata che le incrostazioni storiche e ideologiche esterne al Cristianesimo possono incidere sulla dottrina sociale e anche sui precetti morali della Chiesa e devono perciò essere considerate nella valutazione dei documenti del Magistero per cercarvi « tutti gli elementi di verità e di luce che vi si possono trovare ». Lamberto Fumo

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