Mille giorni verso il martirio al fianco del re Enrico V

Mille giorni verso il martirio al fianco del re Enrico V LE "PRIME,, SULLO SCHERMO Mille giorni verso il martirio al fianco del re Enrico V La tragedia di Anna Bolena nel film di Jarrott con Burton e Geneviève Bujold (Doria) — Personaggi celebri e avvenimenti decisivi della storia inglese sono posti diligenteme?ite in rilievo dal technicolor panavision Anna dei Mille Giorni (« Anne of Thousand Days »). di Charles Jarrott. I personaggi sono re Enrico Vili, la sua prima moglie Caterina d'Aragona e la se- conda Anne Boleyn (si vede appena la tersa, Jane Sey mouri, cui s'affiancano, inter locutori autorevoli, il cardi naie Wolsey. Tomaso Moro. Cromiceli e altri minori Gli avvenimenti sono Quelli che, nel 1531. portarono re Enrico, così antiluterano nei pri mi anni del regno da guada gnarsi il titolo di « Defensor Mei », a separarsi dalla Chiesa di Roma Questo in conseguenza del mancato assenso di papa Clemente VII al di- e i , r o vorzio del sovrano dalla spagnola Caterina, soppiantata nel cuore regale da Anne Boleyn (della quale il doppiato delle voci non italianizza il nome in Anna Bolena). Siamo dunque sul terreno del film storico tradizionale in cui s'istruisce la gente divertendola con un prodotto che é per due terzi spettacolo e per il resto lezione sco lastica. In verità un certo tono iniziale, sussiegosamente didascalico, tarda a stimola re l'autentica partecipazione dello spettatore, specie se non britannico, a fatti così remoti. Ma poi la sceneggiatura di Bolan e Hale ravviva con notazioni calzanti l'aspro conflitto religioso-politico. Derivato da un testo teatrale di Maxwell Anderson, il film ne conserva la struttura, piegata all'esigenza dì dare notevole spazio agli attori. Il racconto è una specie di « ripensamento » da parte del re degli avvenimenti che l'hanno portato a firmare la sentenza dì morte di Anne, « rea — come qui vien fatto dire a Cromwell — di avere partorito una femmina inutile e un figlio nato morto ». Ma quella « femmina » doveva diventare Elisabetta la Grande: ed è perché la figlia fosse riconosciuta erede . legittima della corona e non ripudiata come una bastarda, perciò esclusa dal diritto alla successione, che Anne accetta il suo destino, e regalmente, a testa alta, affronta il carnefice pronto a decapitarla con un colpo di spada. In confronto alla realtà storica, sia Anderson, sia il regista, sia i due principali interpreti, Richard Burton e Geneviève Bujold. hanno ammorbidito qualche asperità. Enrico Vili è certo un crudele despota, un violento, un libertino, ma qui appare non « uomo di vita scorrettissi- ma » come venne definito dai biografi, e mai lo ritroviamo torvo, o addirittura sinistro nell'efferatezza, quale l'aveva raffigurato Charles Laughton in un film famoso del '34. Su un piano diverso da quello del predecessore, cioè me¬ - \ no istrionico, Burton confe- risce alla figura del sovrano un tocco patetico, in certi punti contesto addirittura di tenerezza e malinconia. Nell'interpretazione della franco-canadese Bujold, la regina Anne si identifica spesso con il « cuccioletto » cui si riferisce, in una definizione affettuosa, il cardinale Wolsey: il film tace i provati lati disonesti della sua condotta, la mostra sovrana fiera e dignitosa, pressoché idealizzandola quale martire. Nelle altre parti, interpreti eccellenti: Irene Papas (Caterina), Anthony Quayle (un Wolsey stupendo), John Colicos (Croniwrll), Michael Hordern (Tomaso Moro). vice ; I j : j | o o Geneviève Bujold, candidata all'Oscar per la sua interpretazione di Anna Bolena