L'autobus per l'Europa di A. Carlo Cavicchioli

L'autobus per l'Europa ANALISI L'autobus per l'Europa (Le trattative per Londra nel Mec sono vicine, ma l'opinione pubblica britannica è contraria) Londra, 27 marzo. Il mese scorso, all'indomani della pubblicazione del controverso Libro bianco governativo sui riflessi economici dell'eventuale ingresso britannico nel Mercato Comune, il quotidiano radicale The Guardian accennò alla possibilità che Londra « perdesse per la seconda e forse ultima volta l'autobus dell'Europa » e rilevò che nel Paese si era determinata « una situazione affascinante ed insalubre » caratterizzata da una frattura netta (o scontro frontale) fra le tendenze dell'opinione pubblica inglese e la politica ufficiale dei maggiori partiti: in altre parole, l'opinione pubblica è in misura soverchiante (oltre il 60 per cento secondo un sondaggio dell 'Opinion Research Centre) contro l'entrata nella Comunità, mentre le leaderships dei laboristi, dei conservatori e dei liberali si sono proclamate a favore in una decisa dichiarazione congiunta mai revocata. La situazione esaminata dal Guardian è resa, se così si può dire, più affascinante e più malsana da fattori climatici: soffia nel Regno Unito da diverse settimane vento di elezioni imminenti. La scadenza massima legale del mandato laborista è nel maggio 1971, ma il gabinetto è incline ad anticiparla, scegliendo il momento che più gli convenga, e molti osservatori pensano che si andrà alle urne il prossimo autunno. Nel bel mezzo quindi cadrebbe l'inizio dei difficili negoziati con i « Sei » per esser accolti nel loro club: avvenimento, come si è detto, molto impopolare. In simili circostanze, la tentazione ad approfittare a fini elettorali della cronica malattia insulare degli inglesi è manifestamente forte, a dispetto delle accuse di unfairness (slealtà) che ci si attirerebbe poi sul capo dai rivali politici: ma tra Parlamento e popolo sul tema del Mec v'è una frattura, e dunque gli echi dell'imputazione non andrebbero molto al di là della cerchia di Westminster. Il Premier Wilson, cui si dà spesso credito di machiavellica sagacia, sembra essersi reso conto di tutto ciò assai prima dei suoi avversari. La mossa del resto può, con qualche accorgimento psicologico, esser dosata nella giusta misura: non si tratta di prender decisamente posizione contro il Mec rimangiandosi pubbliche proclamazioni, ma di dar all'uomo della strada la impressione che insomma il partito laborista è quello che ha più dubbi e che eventualmente, se le condizioni poste dai « Sei » saranno dure, saprà anche dire di no. Lo stesso Libro bianco apparso al principio di febbraio e definito da taluni un Libro giallo per la difficoltà di capirne la trama, è interpretabile come una fase iniziale della manovra: il ponderoso documento, ordinato ed avallato dal Governo, lasciava sostanzialmente aperto il quesito se fosse bene o male per gli inglesi accedere all'Europa. E' vero che sottolineava i possibili benefici economici a lunga scadenza e i benefici politici. Ma l'attenzione dei lettori, nei titoli e nelle versioni condensate della stampa, cadeva di necessità sugli svantaggi immediati: le massaie appresero che la spesa al mercato rionale, armonizzata con quella del Mercato Comune, sarebbe salita all'incirca del 25 per cento: i gentlemen della City annotarono che il peso « iniziale » sulla bilancia dei pagamenti poteva superare il miliardo di sterline (proprio mentre lo Scacchiere annunciava che nel 1969 tale bilancia ha conseguito un clamoroso attivo). Ieri l'altro, in una iniziativa che di nuovo viene catalogata dai commentatori quale parte della strategia elettorale del Premier, un membro del gabinetto, Peter Shore, ha tenuto a Manchester «il discorso più freddo verso il Mec mai pronunciato dalla leadership laborista» dicendo fra l'altro che i soli politici non possono prender una decisione sull'Europa, ma che invece ci vuole « il consenso del popolo a. Nello stato presente della sua economia, egli ha aggiunto, la Gran Bretagna può dire di sì oppure di no ai « Sei ». Wilson, nella polemica seguita in Parlamento alle affermazioni di Shore, s'è limitato a spiegare di non aver letto il testo del discorso (cosa strana, perché Shore è considerato uno dei suoi intimi ed anche un suo portavoce) e a ribadire che l'atteggiamento del governo verso l'Europa rimane quello di sempre: « Si entrerà se dai negoziati emergeranno condizioni accettabili a. Carlo Cavicchioli

Persone citate: Peter Shore, Premier Wilson, Shore, The Guardian

Luoghi citati: Europa, Gran Bretagna, Londra, Manchester, Regno Unito