Un weekend per riscoprire le vie segrete del Piemonte

Un weekend per riscoprire le vie segrete del Piemonte Un weekend per riscoprire le vie segrete del Piemonte La primavera, piova o non piova, dà l'avvio alle migrazioni a corto raggio di fine settimana. Ormai per gli abitanti delle città industriali è una regola quasi generale, come dimostra il fatto che ogni sabato e. ad ogni vigilia dei numerosi « ponti » che costellano ormai il calendario italiano, si assiste sulle strade ad una congestione di traffico allarmante. Per molte famiglie, di recente inurbate, la scelta dell'itinerario non costituisce un problema. Alla domenica tornano semplicemente al paese dove ci sono i genitori, i nonni, gli zii, le tagliatelle fresche, il buon vino della vigna atavica, gli amici. Ma per gli altri il discorso è diverso, per gli altri nasce spesso una incertezza che, se proprio tormentosa non è, talvolta dà luogo a vere dispute. I più rissosi, in questi casi, sono generalmente i giovani, questi giovani che s'annoiano quasi sempre e che ricercano con i genitori la polemica delle scelte^ « No papà — dicono le ragazze — basta con i tuoi famosi pranzi domenicali nelle osterie del Monferrato ». La filosofia spicciola, quella cioè che dovrebbe suggerire una serena soluzione al vivere quotidiano, è forse la più difficile. Non tentiamo, per carità, d'indicare dei canoni da seguire, ma ci sembra piuttosto di poter dare a tutti i gitanti della domenica un buon consiglio: quello di stimolare la fantasia per variare gl'itinerari. Sarebbe facile formulare molti nomi, che di per sé non dicono molto in quanto dovrebbero essere accompagnati da una esegesi, da un'illustrazione delle « cose » che ci sono da vedere. E' così semplice invece munirsi d'una* bue- | na carta stradale del Piemonte e delle ottime guide, (sono due volumetti) che il Touring ha dedicato alla regione. Su quei due volumetti è raccontato tutto, sia pure in stile telegrafico e con una certa aridità prettamente pragmatica. Dalla lettura si ricava una conoscenza storica e geografica illuminante, si arriva realmente a conoscere il paese dove viviamo e nel quale la maggior parte di noi finisce soltanto per correre, correre, correre. Da un distributore di benzina a un ristorante, da un ristorante a un bar. Prendiamo qualche esempio. Chieri. La maggior parte dei torinesi ci sono passati decine o centinaia di volte, ma la maggior parte di essi non vi si sono mai fermati, non hanno mai compiuto una passeggiata nelle antiche vie di questa cittadina che fu una repubblica in guerra contro il Barbarossa. Un'oretta di cammino porta a scoprire palazzotti austeri ed eleganti scorci, che riassumono l'animo del vecchio Piemonte. E Saluzzo? Quanti hanno visitato la parte alta di Saluzzo che culmina nel castello trasformato in carcere, accanto al quale vi è (o vi era; è terribile la furia distruttrice dei nostri tempi) un caffeuccio delizioso, intatto dal secolo scorso? Lo stesso discorso vale per almeno una decina di altre piccole città: Pinerolo, Fossano, Savigliano, Ivrea, Mondovi (con la sua piazza stupenda, scenografica, che si direbbe costruita apposta da Luchino Visconti, esegeta del realismo concreto e letterale). Si parla abbastanza spesso della Langa, se ne esalta il paesaggio e soprattutto la . cucina. Ma per conoscerla e gustarla non basta recarsi di tanto in tanto a deglutire un pasto copioso. Bisogna, per esempio, fermare l'auto nei paraggi di Bossolasco e poi camminare a casaccio per un paio d'ore per le stradicciole di campagna e « penetrare » nella natura. Tra pochi giorni i primi fremiti vitali della vegetazione si trasformeranno in foglioline tenerissime, in fiori candidi o rosati sui ciliegi e sul peschi. Vi saranno colori stupendi, su un fantasioso profilo di colli, di montagne persino aspre, qua selvose, là spaccate in dirupi selvaggi. Ricordo anni fa di essere andato per un crudo fatto di cronaca (un pazzo asserragliato in casa che sparava ai carabinieri) nei dintorni di Mango: c'era un pianoro tutto circondato da monticeli!, il pianoro era verdissimo con giganteschi noci, sullo sfondo una parete calcarea alta due o trecento metri. Era un'altra scena da film, che questa volta si sarebbe detta « montata » da Sergio Leone. E nessuno mai, recandosi a Sanremo attraverso la vai Roia, si è fermato a visitare la medievale borgata di Tenda? E quanti hanno passeggiato sotto i vecchi portici di Pont Canavese? E perché non recarsi una volta a Savo¬ na direttamente da Alba attraverso Cortemilia o da Acqui attraverso il Sassello? E' tempo di Pasqua, Pasquetta, scampagnate e merende. Anche quest'anno assisteremo (se non pioverà) a prati gremiti di gruppi familiari, uno accanto all'altro, con radio transistor a tutto volume e palloni calciati di punta da padri volenterosi mentre i figlioli fanno da portieri fra due mucchietti d'abiti. E in quei medesimi giorni almeno due terzi delle nostre montagne e delle nostre campagne resteranno deserte. I cosiddetti sportivi tutti a Cervinia o al Sestriere a sciare, ma nessuno (o quasi) nella Valle Stretta di Bardonecchia in gita verso il Tabor e nelle altre innumerevoli vallate secondarie delle nostre Alpi. L'uomo di oggi invoca spesso la quiete, ma in realtà — forse — preferisce stordirsi nel chiasso. Remo Griglie

Persone citate: Barbarossa, Luchino Visconti, Roia, Savo, Sergio Leone