A che punto èìaprevenzione e la cura dell'arteriosclerosi

A che punto èìaprevenzione e la cura dell'arteriosclerosi Troppo Squilibrio fra Ì Cibi introdotti e la fatica fisica A che punto èìaprevenzione e la cura dell'arteriosclerosi , , ; , i . . . ...Vi ,, j. , Elemento essenziale restano tuttora le restrizioni, quantitative e qualitative, alla dieta Validità di un farmaco ideato recentemente in Giappone, possibilità di ricorrere alla chirurgia - La malattia è risultante di un insieme di cause, non dipende da un solo fattore L'opinione pubblica è particolarmente sensibilizzata, se non addirittura ossessionata, dal pericolo del cancro incombente su tutti noi: un po' meno forse dal pericolo di tutte quelle malattie degenerative del cuore e dei vasi, che grossolanamente si raccolgono sotto il termine di arteriosclerosi. In realtà somme di denaro ingenti ed energie di biologi e di medici vengono spese nel mondo tanto per il primo che per il secondo gruppo di forme morbose. Statistiche recenti dimostrano (J. T. Doyle) che negli Usa la mortalità solo per le malattie coronariche (infarto, angina pectoris) è di 284 ogni centomila abitanti. Allo stato attuale delle nostre conoscenze e delle più recenti acquisizioni, quali sono i mezzi atti a prevenire e a curare queste malattie? Tali mezzi devono tentare di prevenire o ritardare sia l'instaurarsi dell'arteriosclerosi, sia gli accidenti (infarto, apoplessia) che ne derivano. Sarà bene ricordare alcuni fatti accertati: la così detta placca ateromatosa è la conseguenza del depositarsi sulla parete delle arterie di sostanze grasse, sostanze che corrispondono a quelle contenute nel sangue circolante. La percentuale di tali grassi contenuta nel sangue è elevata nelle popolazioni colpite con frequenza da malattia coronarica e inversamente. La percentuale dei grassi del sangue è a sua volta direttamente proporzionale al consumo alimentare dei grassi detti « saturi » (d'origine animale). Ecco di conseguenza una serie di misure igieniche., e. di medicamenti atti a combattere l'aumento dei grassi del sangue (iper'ipemia, ipercolesterolemia ). Una sostanza, la colestiramina, somministrata per bocca sotto forma di resina, combinandosi coi componenti della bile (fra l'altro colesterolo) nell'intestino, ne riduce o impedisce l'assorbimento, donde un abbassamento della colesterolemia. Un'altra sostanza il Clofibrate dimostra a sua volta la capacità di abbassare nel sangue una parte dei grassi (trigliceridi) ed anche il colesterolo. Recentemente Buchwald e Coli, hanno pensato di ricorrere alla chirurgia per diminuire costantemente l'assorbimento della colesterina a livello intestinale: praticano cioè la resezione di quel cnsmnmstvrcsmTgiscsrtratto di intestino tenue che pè deputata a tale assorbì- smento, ottenendo una dimi- gnuzione della colesterolemia cdei 40-50?;, in confronto ai | dvalnri rhp erano in itrn nri cvalori che erano in atto pn-1 ema dell operazione. tQueste cure associate al | qregime dietetico povero di ngrassi saturi e di zucchero se arricchito di grassi insa- 1 cturi sono dirette a prevenire le « incrostazioni » della parete arteriosa o almeno a rallentarne il decorso; ma un'altra serie di cure è diretta a prevenire invece l'accidente spesso mortale, che è rappresentato dalla chiusura (trombosi) dell'arteria malata. Questo accidente è favorito dalle « incrostazioni » arteriosclerotiche, ma è scatenato dall'aumento del- rfptdcgsllqcpsla coagulabilità del sangue, \ mdalla così detta aggregazione delle piastrine, dalla restrizione (spasmo della parte muscolare) della parete arteriosa. Il freddo improvviso, un pasto copioso e rie- dsco di grassi saturi, un'emo- i zione violenta favoriscono i l'accidente. | Recentemente un farmaco ! è stato messo a punto in Giappone e già è entrato nell'uso anche in Italia: il Piridinolcarbamato; esso combatte l'aumento della ! permeabilità delle pareti di i vasi capillari, lo spasmo - della muscolatura dei vasi | . . . r .. . , , . stessi, i fattori che favori- scono la trombosi (sovrat-1 tutto adesività piastrinica) , e esercita anche un'attività I protettiva sulla ipertensio- j ne sperimentale e sull'arte- ! riosclerosi sperimentale. I risultati pratici di tutti j questi mezzi curativi sembrano importanti, ma è ne- cessario ricordare che l'arte- : riosclerosi e le sue compii- \ cazioni sono la risultante di numerose cause e non di una sola ed anche che alcuni dei mezzi curativi ora ricordati non sembrano sempre immuni da effetti secondari (le: sioni muscolari da clofìbrate p. es.). Comunque chi voglia prevenire e curare dovrà seguire determinate restrizioni dietetiche qualitative e quantitative, diminuire se è eccessivo il peso corporeo, aumentare l'esercizio fisico (marciare e non marcire!), controllare periodicamente la pressione arteriosa, ridurre o meglio abolire il tabacco, il caffè ed i veleni voluttuari in genere. Il nocciolo dei fattori mol¬ teplici, legati al modo di vivere « civile » che favoriscono le malattie cosiddette degenerative delle arterie, è rappresentato essenzialmente dallo squilibrio fra la quantità di « carburante » introdotto nel nostro organismo e il lavoro fisico sempre più ridotto che all'organismo si riserva. Motorini e motoroni, tram, aerei, treni, navi, ascensori: nessuno di noi consuma più energie muscolari e l'unico settore dell'organismo sempre sotto pressione è rappresentato dal sistema nervoso, che praticamente consuma quasi niente in calorie. L'introduzione d'alimenti solidi e liquidi invece continua copiosa e spesso sug gerita non da istintivo appetito, ma da abitudine o da golosità. Lamballe, famoso medico francese del secolo passato affermava che per farci vivere basterebbe un terzo di quello che mangiamo. « E gli altri due terzi » chiesero i suoi ascoltatori « a che cosa servono? ». « A far vivere ì medici » rispose allegramente il dottore! Domenico Campanacci della Facoltà medica dell'Università di Bologna f Sangue umano in una scimmia Mosca, 25 marzo. Un esperimento mai tentato sinora è stato compiuto all'Istituto di pronto soccorso di Sklifosovski. Il professor Vladimir Demikhov, capo del « Laboratorio trapianti d'organi », ha privato una scimmia del genere Rhesus di tutto il suo sangue e lo ha sostituito con sangue umano. « La probabilità che sangue umano di gruppo 4 sia compatibile con quello della scimmia è estremamente bassa — ha detto il prof. Demikhov — eppure l'operazione è andata bene; non appena l'animale si è svegliato dalla narcosi ha ripreso immediatamente a rispondere all'ambiente e mangiare con appetito. Il fatto che più d'un mese dopo l'intervento la scimmia continui a sta^ bene^ è per ora pressoché Tr&OrnprenslrBie ». *"* (Ag. Novosti)

Persone citate: Buchwald, Domenico Campanacci, Vladimir Demikhov

Luoghi citati: Giappone, Italia, Mosca, Usa