La politica industrialenuova meta per il Mec
La politica industrialenuova meta per il Mec Pubblicati gli atti del convegno milanese La politica industrialenuova meta per il Mec La produzione dei 6 Paesi è più che raddoppiata in 10 anni - Manca, però, un coordinamento delle azioni per migliorare la competitività delle industrie comunitarie (Da! nostro inviato speciale) Milano, 25 marzo. Nel Mercato Comune Europeo il settore industriale contribuisce per circa la metà alla formazione del prodotto totale lordo dei sei Paesi, che nel 1969 è stato di circa 415 miliardi di dollari: il secondo del mondo dopo gli Stati Uniti (952 miliardi di dollari), seguito dall'Unione Sovietica (il cui prodotto lordo viene valutato sui 365 miliardi) e, a maggiore distanza, dal Giappone, che quest'anno raggiungerà i 200 miliardi di dollari. Inoltre il prodotto totale lordo dei sei Paesi che compongono il Mercato Comune Europeo, e con esso la produzione industriale, è in rapida crescita: in dieci anni, dal 1960 al 1969, è più che raddoppiato passando da 190 a 415 miliardi di dollari. Queste cifre dicono che la produzione industriale della Comunità è un fenomeno importantissimo e dinamico. Non dicono però se il settore è ben condotto e se si ottengono tutti i risultati che sarebbe possibile avere. Alla domanda gli esperti rispondono che bisogna fare molto di più ed osservano che « il Trattato dì Roma non delinea affatto una polìtica comunitaria a sé stante, per cui è non soltanto necessario ma urgente definirla ». Il Cismec (Centro informazioni e studi sul Mercato Comune Europeo) nel giugno dell'anno scorso tenne a Milano un importante convegno internazionale per ' discutere « La politica industriale della Comunità Europea ». Il convegno discusse un documento di base presentato dall'ambasciatore Guido Colonna di Paliano, membro della commissione delle Comunità Europee e responsabile per gli affari industriali della Comunità stessa. Vennero anche presentati il lavoro svolto dalla Commissione di studio presieduta dal dott. Franco Bobba, direttore generale dell'I fi, e il documento predisposto dal « Gruppo di studio » della segreteria generale del Cismec. Il dibattito registrò un'eccezionale convergenza di opinioni e un notevole successo. Ora gli atti del Convegno sono stati raccolti in un volume in tre lingue (italiano, tedesco e francese) che il vicepresidente del Cismec, ing. Enrico Minoia, consigliere di amministrazione della Fiat e vicepresidente della Confindustria, ha presentato ieri ai giornalisti in una conferenza stampa a Palazzo Serbellond. Tra gli altri erano presenti l'on. Basimi (che, con l'on. Pedini e l'on. Zagari, presiedette il convegno), il segretario generale del Cismec, dott. Alfio Titta, e il vicesegretario generale, dott. Enzo Calabrese. Minola ha messo in rilievo che il volume del Cismec esce « in un momento particolarmente interessante » perché proprio in questi giorni la commissione delle Comunità Europee ha approvato un memorandum sull'industria che va sotto il nome di « Piano Colonna » (i cui concetti generali vennero appunto anticipati nel convegno del Cismec) mentre il governo francese, a sua volta, il 20 marzo scorso ha presentato, per mezzo del suo ministro degli Esteri, Schumann, un «Memorandum sulle modalità di un rafforzamento della cooperazione europea in materia di sviluppo industriale e scientifico ». L'ing. Minola ha affermato che « è necessaria una sana politica industriale, che integri le azioiii, armonizzi le mete, migliori la produttività del sistema e la sua competitivi¬ tà internazionale ». Egli ha messo in rilievo che la competitività delle industrie del Mec « è indispensabile perché la Comunità, con la sua tariffa esterna comune, è l'area più " aperta " ai prodotti industriali del resto del mondo ». Infatti il livello medio della tariffa industriale è, nel Mec, dell'I 1,7 per cento; negli Stati Uniti è del 17,8 per cent»; in Gran Bretagna è del 18,4 per cento ed in Giappone del 25 per cento. Siamo « ì più aperti » mentre ancora oggi nella Comunità esistono industrie disunite e spesso contrastanti nelle loro azioni. Dopo avere analizzato questa situazione, l'ing. Minola ha concluso affermando: « Occorre migliorare ed armonizzare le condizioni di funzionamento dell'industria, cioè l'ambiente, eliminando gli ostacoli paratariffari e tecnici, talora più " prolettivi " dei dazi, le divergenze giuridiche e fiscali, migliorando le condizioni di finanziamento e così via. Anche la struttura settoriale deve essere migliorata: i settori deboli necessitano di riconversione; molti settori di punta (aereo-missilistico, nucleare, elettronico ecc.) noti sono sufficientemente sviluppati ». Sergio Devecchi
Luoghi citati: Giappone, Gran Bretagna, Milano, Paliano, Roma, Stati Uniti, Unione Sovietica
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