La Calabria recupererà un ritardo di vent'anni? di Mario Dilio

La Calabria recupererà un ritardo di vent'anni? Procede lenta i*industrializzazione nel Sud La Calabria recupererà un ritardo di vent'anni? La regione ha pronte le aree per ospitare fabbriche di grandi dimensioni, ma finora si è realizzato ben poco - « Noi cerchiamo di ottenere, dicono, un'industria aeronautica e il quinto centro siderurgico » - Ma due gravi ostacoli ritardano lo sviluppo: mancanza di spirito imprenditoriale e povertà di capitali (Nostro servizio particolare) Catanzaro, 24 marzo. In Calabria c'è una vera proliferazione di aree e nuclei di sviluppo industriale Ad oggi se ne contano sei Ma mancano le vere industrie. Le uniche di media dimensione sono quelle operanti nel nucleo di Crotone, la Montecatini Edison con 1100 dipendenti e la Società mineraria e metallurgica di Pertusola che produce zinco elettrolitico, acido solforico e cadmio e dà lavoro a 700 persone. Queste due industrie, però, operano a Crotone dal 1925 e vennero installate a seguito della costruzione dei grandi impianti idroelettrici della Sila perché l'energia elettrica consumata e il suo basso prezzo costituivano in quell'epoca fattori notevoli di localizzazione. Buona volontà Nell'ultimo decennio la Montedison ha fatto investimenti per venticinque miliardi allo scopo di rendere economicamente valido l'impianto, iniziando nuove produzioni (fosforo e suoi derivati) e potenziando le produzioni già in corso (fertilizzanti per l'agricoltura e polifosfati di sodio). Recentemente è stato avviato l'allestimento di un centro minerario di produzione del salgemma, con una spesa di quindici miliardi, che si integrerà perfettamente nel sistema produttivo meridionale della società, che ha i suoi impianti di utilizzazione a Brindisi in Puglia e ad Augusta in Sicilia. Negli altri due nuclei industriali di questa provincia, S. Eufemia Lamezia e Vibo Valentia, le unità produttive sono tutte di dimensioni molto modeste. Fanno eccezione la Calcementi di Segni e il Nuovo Pignone che mettono insieme poco più di seicento dipendenti. Ora si parla insistentemen te di una fusione fra i due nuclei che distano poco l'uno dall'altro. E questo sarebbe, veramente un esempio di concentrazione e non di dispersione ' degli sforzi, anche perché diverse esigenze, in fatto di infrastrutture, potrebbero essere soddisfatte. A Vibo Valentia l'Eni ha deciso di creare un grosso centro di progettazione e di direzione di lavori industriali. A S. Eufemia Lamezia c'è un fatto nuovo: la creazione del nuovo comune di Lamezia Terme, di sessanta mila abitanti, che risulterà dalla fusione dei comuni di Nicastro, Sambiase e S. Eufemia. Afferma il presidente del nucleo industriale, avv. Antonio Magnavita, che il nuovo centro non ha un significato di esclusiva organizzazione amministrativa, ma costituisce- una precisa entità comunale più vasta, capace di dirigere lo sviluppo economico della piana lametina e del suo vasto entroterra. Siamo alle migliori inten zioni e alla buona volontà. Ma perché fino ad oggi s'è fatto poco o niente? A che cosa è dovuto questo ritardo di 18 anni che ha la Calabria rispetto alle regioni più progredite del Paese? Potrà mai riguadagnare il terreno perduto? Una zona idonea I politici e i responsabili degli organismi preposti allo sviluppo ammettono che finora ,una seria industrializzazione non c'è stata. Le cause — a loro parere — vanno ricercate più nel fatto che i nuovi eventi (infrastrutture, aree e nuclei, Università) sono ancora ùi fase di iniziale realizzazione, che nella difficoltà di una scelta settoriale della produzione. La nostra zona — dicono — è idonea a tutti i tipi di insediamento e gli studi socio-economici elaborati lo dimostrano ampiamente. Non esistono set tori produttivi marcatamente preferenziali, anche se quelli connessi alla trasformazione e conservazione dei prodotti dell'agricoltura, con il sicu ro sviluppo turistico delle coste calabresi, possono avere una loro precisa collocazione. L'aw. Magnavita precisa: « Noi tendiamo ad ottenere insediamenti di grosse dimensioni: l'industria aeronautica avanzati, per esempio, potrebbe trovare qui tutti gli elementi ambientali favorevoli, come dimostra la scelta dell'aeroporto internazionale che sorgerà nell'ambito del comprensorio con una spesa di cinque miliardi e mezzo, oppure il quinto centro siderurgico di cui da tempo si parla. F-' necessario, però, che la volontà politica centrale pensi seriamente e senza ulteriori ritardi a queste cose ». A Crotone, che rimane il centro calabrese più dotato industrialmente, tutti puntano gii occhi sulle possibili attività integrative del com- plesso Montedison: utilizzazione dell'acido solforico, fosforico, nitrico, del fosfato bicalcico per le miscele dei mangimi, i polifosfati per la produzione di detersivi. Al Consorzio industriale mi dimostrano che il costo di un impianto del genere non è elevatissimo, il mercato è in forte espansione ovunque e tutte le aziende produttrici di detersivi sono localizzate a nord di Napoli. Tali attività possono trovare integrazione con quelle dello stabilimento della Pertusola: industrie che utilizzano acido solforico, produttrici di semilavorati di ottone ( anche utensili domestici ), industrie che utilizzano lo zinco: la vicinanza del centro Italsider di Taranto rende interessante anche questa prospettiva. Andiamo a sentire cosa dice il sen. Decio Scardaccione che i problemi della Calabria conosce assai bene. Questa regione, dichiara, ha ancora oggi i mali tipici che aveva Bari quindici anni fa e l'industria stenta a svilupparsi per iniziativa autonoma e locale. Deficienza di capitali, mancanza di tradizioni industriali, insufficienza di formazione di spirito imprenditoriale, inesperienza delle moderne tecnologie, scarsa qualificazione della manodopera, incompletezza delle infrastrutture costituiscono ostacoli non facilmente sormontabili ad uno sviluppo industriale autoctono. « Il Cipe discuta » Che avverrà quindi nell'avvenire? Scardaccione risponde: « Non è difficile prevedere che le forme d'incentivi predisposte dal piano di coordinamento degli interventi nel Sud, rischiano di non essere sufficientemente utilizzate in Calabria e di non dare luogo ad un sodddisfacente sviluppo industriale. L'intervento della Cassa nelle attrezzature delle aree e dei nuclei di sviluppo è utile, ma un ruolo determinante dev'essere assegnato all'impresa pubblica che deve compiere opera di stimolo nell'ambiente ed esercitare un'efficace azione di richiamo e di sollecitazione dell'impresa privata. Essa va impegnata nella creazione d'una serie di industrie manifatturiere che assorbono un mag* gior numero di unità lavorative ». Ecco la ragione per la quale occorre pervenire ad una maggiore equità distributiva degli investimenti nelle regioni meridionali, ecco perché i calabresi chiedono che il Cipe discuta le localizzazioni insieme con i Comitati Regionali evitando che, come spesso avviene, siano le zone con maggiori « santi in paradiso » a prevalere sulle altre. Mario Dilio

Persone citate: Antonio Magnavita, Decio Scardaccione, Scardaccione