Perché l'America rinuncia agli aggressivi biologici
Perché l'America rinuncia agli aggressivi biologici L'annuario della "Enciclopedia Est,, per il 1970 Perché l'America rinuncia agli aggressivi biologici Un'arma terrificante (virus, batteri, tossine...) che praticamente è poco sicura Come si diffondono i contagi - li caso dell'igienista bavarese Pettenkofer Nel novembre dello scorso anno, gli Stati Uniti resero nota la loro rinuncia all'uso offensivo delle armi biologiche, e la distruzione delle corrispondenti scorte; una decisione meritevole di essere seguita anche da quegli altri Stati, dieci o dodici che siano, i quali, in questi passati anni, sono venuti programmando e preparando depositi (ma forse questo non è il termine appropriato) di ! batteri, virus, rickettsie, spirochete, protozoi, tossine, destinati a diffondere colera, morbillo, tifo, sifilide, malaria e altri prodotti del gene- re. Noi, fra le monografie contenute quest'anno nel prezioso Annuario della Est (Scienza e Tecnica 70, Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, Arnoldo Mondadori, Milano), scegliamo di fermarci proprio su questa, di Milton Leitenberg, Gli Aggressivi Biologici, perché il tema è ignoratissimo, dato il segreto che su esso è stato mantenuto in passato. I lettori peraltro potranno trovare, in questo ricco volume, una vasta scelta di testi (35), riflettenti l'esplorazione dello spazio, l'astrofisica, la geofisica, la struttura della materia, l'ecologia, la matematica; nonché' un'utile rassegna cronologica degli avvenimenti scientifici più recenti. Oltre che per la segretezza, l'aggressivo biologico è singolare per vari aspetti: perché, con ogni probabilità, non è mai stato provato in guerra (gli aggressivi chimici invece hanno avuto una vasta e mortifera applicazione nel primo conflitto mondiale ed altrove); per essere l'arma più piccola che ci sia, bastando una minima quantità di materiale per infettare, in condizioni propizie, gli individui su estensioni smisurate. Probabilmente è anche l'arma più economica (e in un certo senso già collaudata nei metodi di produzione commerciale di vaccini e ani tibiotici). Queste armi hanno i loro fautori ( o li hanno avuti ), perché presentano alcuni vantaggi per l'aspetto militare: e noi fedelmente ne riferiamo, pur non riuscendo a liberarci dai pensiero, o dalla superstizione se si vuole, che esse siano delle mostruosità; ma ci si potrebbe poi abituare all'idea, come si è fatto in altre circostanze. Ed ecco i « vantaggi »: l'aggressivo biologico agisce sulla popolazione, ma non distrugge case, fabbricati industriali, oggetti; esso si propaga da sé; è difficile scoprirlo e individuarlo; come sopra s'è menzionato, è di poco volume e di basso costo; può agire su un'area vastissima. Vedasi, a quest'ultimo proposito, l'epidemia influenzale dei 1919, seguita alla prima guerra mondiale: il contagio si diffuse spontaneo, allora; non fu in-, trodotto da nessuno; ma l'influenza è appunto una delle malattie diffondibili con aerosoli contenenti il corrispondente virus. La guerra 191418 fece dieci milioni di morti; l'influenza che ne seguì ne fece venti. Non che tutto vada a meraviglia con queste armi. Esse sono molto dipendenti dagli agenti atmosferici; soprattutto dopo che si è pensato di affidare la disseminazione degli agenti patogeni agli aerosoli (da sparger nell'aria mediante granate o razzi o aeroplani o mine galleggianti). Le goccioline degli aerosoli e la capacità di sopravvivenza e di infettività dei microrganismi in esse contenuti, sono affetti dalla temperatura e dalle precipitazioni atmosferiche. Ma soprattutto le qui sta la ragione, ì crediamo, del poco favore che ha incontrato questo tipo di arma), nessuno sa il cammino che prende una infezione una volta lanciata. Il caso dell'influenza del '19, la quale fece il giro del mondo, è significativo, le goccioline possono essere portate a grandi distanze dai venti. E' difficile addivenire a una decisione razionale sull'impiego di un mezzo, che non obbedisce a leggi fisiche conosciute; ma i cui esiti dipendono da troppi fattori né prevedibili né dominabili. E' accaduto che personale di ricerca, impiegato nello studio di questi « preparati », abbia contratto malattie letali, sebbene fosse stato fatto oggetto a una preventiva (creduta) immunizzazione. L'arma può ritorcersi contro chi l'adopera e magari riuscire inefficiente contro il nemico. Vale la pena dì ricordare il caso dell'igienista bavarese M. J. von Pettenkofer, il quale non credeva alla circostanza che le malattie fossero prodotte dai microbi. Egli, quando R. Koch (si era verso la fine del secolo scorso) tornò dall'India, dove aveva scoperto il bacillo virgola, agente del colera, se ne fece dare una coltura e bevve la fiala che la conteneva. « Vediamo un po' — disse agli astanti atterriti — se prenderò il colera ». E non lo prese. Didimo 4
Persone citate: Arnoldo Mondadori, Milton Leitenberg, R. Koch, Tecnica
Luoghi citati: America, India, Milano, Stati Uniti
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