Le slitte hanno trasportato a valle i corpi di Toni Gobbi e dei tre allievi

Le slitte hanno trasportato a valle i corpi di Toni Gobbi e dei tre allievi Recuperate ieri le vittime della valanga in Val di Fassa Le slitte hanno trasportato a valle i corpi di Toni Gobbi e dei tre allievi Le salme raggiunte da una squadra del soccorso alpino - Sono state composte nella chiesa di Castelrotto I due feriti dichiarati fuori pericolo - La tragedia nel racconto di una delle guide - « E' stata una fatalità » (Dal nostro corrispondente) Bolzano, 19 marzo. Willy Schmuck, il presidente del Soccorso alpino di Siusi, è partito questa mattina con una squadra di diciotto uomini per portare a valle le salme di Toni Gobbi e degli altri tre alpinisti che ieri pomeriggio verso le 13,30, sul versante Sud del Sasso Piatto, a tremila metri di quota, sono rimasti vittime di una valanga. Gli uomini di Schmuck, dopo avere attraversato il grande pianoro nevoso dell'Alpe di Siusi, hanno composto, presso la base della parete del massiccio, le quattro salme entro teli impermeabili. Alle 14 si è iniziata la marcia di ritorno verso il fondovalle, con delle slitte sulle quali erano stati adagiati i corpi delle vittime. Alle 17,30 sono giunti al rifugio Demetz, nei pressi di Siusi. Qui erano in attesa alcuni automezzi, che hanno trasportato le salme a Castelrotto, nella cappèlla della piccola chiesa parrocchiale. Nel villaggio erano già giunte da alcune ore la moglie e altri familiari di Toni Gobbi, insieme con amici della Valle d'Aosta, e i congiunti del dott. Antonio Moneta, del dott. - Raffaele Polin e della signora Camilla Turati, tutti provenienti da Milano. La tragedia del Sasso Piatto, per le sue particolarità e la notorietà delle vittime (in particolare Toni Gobbi, ritenuto uno dei più grandi alpinisti europei), ha suscitato una profonda impressione anche in Alto Adige, dove l'amore per la montagna e l'ammirazione per i suoi uomini sono particolarmente diffusi. Alcune guide della Val Gardena hanno manifestato oggi l'opinione che la caduta della massa nevosa sia stata provocata dallo stesso gruppo degli escursionisti che si trovavano sulle pendici del Sasso Piatto. « C'era scirocco — dicono questi esperti — e le cordate evidentemente hanno "tagliato" uno strato di neve fresca e umida ». Questa tesi, sostenuta da conoscitori delle montagne dolomitiche, i quali tuttavia nonrsono stati testimoni dei- la tragedia, viene però categoricamente smentita dalla guida alpina Remo Passera, di Gressoney, 'che insieme con Gobbi, il portatore Mirko Minuzzo, di Cervinia, e il maestro di sci Mario Senoner, di Santa Cristina, guidava i dieci escursionisti. « La tragedia è dovuta a pura fatalità — dice Remo Passera. — Smentisco in modo assoluto quanti affermano che la valanga sarebbe stata provocata dalle nostre corda¬ te, perché ciò che è accaduto si deve esclusivamente, invece, a fattori imprevedibili. Eravamo partiti ieri mattina alle 5,30 in torpedone dall'albergo Kristiania di Selva di Val Gardena e avevamo raggiunto in breve tempo l'Alpe di Siusi. Il nostro programma era di raggiungere con gli sci la cima del Sasso Piatto e di ridiscendere poi, sempre con gli sci, a Campitello di Fassa, da dove, con mezzi meccanici di risalita, voleva- mo raggiungere la Forcella del Sasso Lungo per concludere il nostro itinerario con una lunga discesa fino a Selva di Val Gardena». « Quando abbiamo raggiunto la base del Sasso Piatto — prosegue la guida — abbiamo iniziato a salire verso la vetta con gli sci, ma ad un certo punto li abbiamo lasciati, anche perché lo strato della neve ci consentiva di proseguire a piedi .l'ascensione. Durante la mattinata la temperatura era fredda, mentre poco dòpo mezzogiorno abbiamo sentito la caratteristica afa sciroccale. Ma non si deve a ',-j.:sto fattore quanto è avvenuto. I Proprio per evitare la possibilità di "tagliare" la neve e quindi di creare occasioni di pericolo, siamo ridiscesi a piedi in verticale dal culmine del Sasso Piatto, scaglionati in tre cordate: della prima, aperta da Gobbi e chiusa da Mirko Minuzzo in funzione di portatore, facevano parte quattro clienti; alla seconda, guidata da Mario Senoner e distanziata di una quindicina di metri, erano aggregati tre clienti, mentre altri tre li guidavo io, ad un intervallo di circa altri venti metri ». «E' accaduto tutto in maniera imprevedìbile — dice ancora Remo Passera. — Improvvisamente, abbiamo visto gli uomini della cordata dì Gobbi scivolare verso il fondovalle per circa trecento metri, perché sotto i loro piedi si era staccata una placca di neve, una "placca a vento ", come dicono i francesi ». All'ospedale di Bolzano i due feriti ignorano tuttora il tragico epilogo dell'escursione. Mirko Minuzzo, che da tempo aspira a diventare maestro di sci, oggi ha ripreso conoscenza ed è stato dichiarato fuori pericolo insieme col giovane lombardo, perché gli esami radiografici ai quali sono stati entrambi sottoposti hanno escluso la esistenza di fratture o gravi lesioni interne. L'aostano ha parlato oggi con la giovane moglie Angela, di 23 anni, e il cognato Giorgio. Brunetti, giunto dal Breuil, e ha parlato anche con molte altre persone. Tra l'altro, ha manifestato il desiderio di compiere numerose altre escursioni insieme a Toni Gobbi, perché crede che egli sia ancora vivo. « Sul Sasso Piatto — racconta Minuzzo — egli ci aveva detto che la neve era pericolosa perché scricchiolava, e avevamo proseguito a piedi proprio allo scopo di non creare occasioni di pericolo ». A tarda sera era atteso da parte del pretore di Cavalese, in Val di Fiemme, competente territorialmente, il nullaosta per le esequie, che si terranno probabilmente nella giornata di domani. Le salme, dopo un solenne rito religioso a Castelrotto alla presenza di personalità, esponenti del mondo alpinistico e di valligiani, saranno fatte proseguire con automezzi verso Milano e la Valle d'Aosta. Enzo Pizzi Toni Gobbi (a destra) in compagnia di Walter Bonatti