I russi sulle rive del Gange di Giorgio Fattori

I russi sulle rive del Gange CHE AVVERRÀ' DI MEZZO MILIARDO D'INDIANI ? I russi sulle rive del Gange La loro ambasciata a New Delhi è «un ministero», forte la loro presenza nel Paese - Armano l'esercito, l'aviazione ed ora la marina; finanziano iniziative industriali; attraverso il partito comunista filosovietico, appoggiano il governo minoritario di Indirà Gandhi - Sono i nemici più decisi dei marxisti rivoluzionari: in India cercano posizioni di potenza ed una garanzia contro la Cina - L'estrema sinistra è combattiva, ma sempre divisa (Dal nostro inviato speciale) New Delhi, marzo. « Chi sono io? Soltanto una fragile, piccola donna: è il popolo che governa». La signora che con aria quasi patetica ripete questa frase ai comizi scatenando entusiasmi, è Indirà Gandhi, giunta a 52 anni alla svolta cruciale del suo ruolo di condottiero di mezzo miliardo d'indiani. I suoi avversari, giocati dallo scisma del partito del Congresso che ha posto fuori del potere i vecchi notabili, non la giudicano così indifesa e degna di compassione. In giro per l'India raccogliamo giudizi duri e anche velenosi sulla donna Primo Ministro, che tuttavia aumenta ogni giorno la sua popolarità: volubile, ingrata, bramina presuntuosa, autoritaria come U padre Nehru, giocatrice d'azzardo manovrata da tecnocrati e astrologi. L'accusa più frequente è che sta consegnando, forse senza rendersene conto, il paese ai comunisti. Una specie di Kerenskij in sari, ormai prigioniera del suo governo di minoranza che ha bisogno dei- voti dell'estrema sinistra per tirare avanti. Passaggio indolore « Non ci sarà rivoluzione in India — dice un deputato liberale —. Il passaggio al comunismo sarà indolore e senza scosse. Indirà prepara la cena e Breznev la mangerà. Ha dato un'occhiata all'ambasciata sovietica? Sono già un esercito ». L'uscita dall'ambasciata è come quella da un piccolo ministero, decine e decine di funzionari in grigio euforici e indaffarati. La palazzina dove sta la rappresentanza dì Mao è invece sbarrata e sembra deserta. Tutti i sondaggi indiani per sistemare, la questione delle frontiere con la Cina sono finora caduti nel silenzio. Per i conservatori (definizione che non piace a nessuno, in una nazione dove sulla scia del Mahatma Gandhi tutti parlano continuamente di socialismo) l'attuale governo appoggiato a sinistra non ha scampo e di fatto; affermano, è già sovvenzionato dai sovietici. Al momento dell'elezione del presidente della Repubblica, che segnò nell'autunno scorso la rottura del partito gandhiano, un- giornale rivelò che alla Banca nazionale del- lillll IMI lililllMI 11111 II 1 II 111 IMllllllllll 111 1111 i 11 ( VlTidia l'ambasciata sovietica aveva emesso un assegno di ottocento milioni di lire. Senza troppi giri di parole il giornale lasciava intendere che la somma era stata messa a disposizione del gruppo politico di Indirà Gandhi per comperare i voti dei deputati incerti. Veri 0 no, i pettegolezzi sui finanziamenti del governo sono molti: e si fa notare che in vista di possibili elezioni anticipate il partito della Gandhi appare il meno preoccupato per i fondi. La parte più importante dell'aiuto sovietico non segue, tuttavia, itinerari misteriosi. In una grigia mattina di fine inverno assistiamo alla parata militare per la celebrazione dei vent'anni della Repubblica. Sfilano 1 carri armati sovietici T 55 e quelli leggeri PT 76. Passano i cannoni russi a lunga gittata (quelli che mancaro¬ no all'India nella breve guerra col Pakistan). In cielo sibilano i «Mig», che da gennaio gli indiani fabbricano per intero da soli su licenza di Mosca. Anche sottomarini E' la prima volta, ci informano, che i sovietici hanno dato il permesso di presentare a New Delhi il loro armamento pesante; ma tutti sanno da' tempo che l'esercito indiano è equipaggiato in esclusiva dai sovietici e che dipende da Mosca per i pezzi di ricambio e le munizioni. Ora i russi pensano anche alla marina. Hanno consegnato quattro sommergibili (con equipaggi indiani addestrati a Riga) e su progètto sovietico è in costruzione, nella costa fra Calcutta e Madras, la base per sottomarini di Visehakaptalam. A giudizio degli osserva¬ tori stranieri, l'esercito è molto più forte e preparato che al tempo delle crisi con la dm ed il Pakistan. La Russia lo rifornisce a credito e accettando il pagamento in rupie, facilitazione decisiva per un paese sempre a corto di valuta pregiata. L'obbiettivo abbastanza ovvio è di mettere le divisioni indiane in grado di ribattere qualsiasi sorpresa dei cinesi; e da quasi un anno, per sottrarlo all'influenza diplomatica di Pechino, l'Unione Sovietica vende armi pure al Pakistan, suscitando sospettosi malumori a New Delhi. Del resto anche l'India fa i suoi interessi. Favorisce i russi a parità di condizioni, come per l'appalto di una ricerca petrolifera che stava molto a cuore a una impresa americana. Al momento di rinnovare la flotta aerea commerciale, tuttavia, ha preferito i « Boeing » ai « Tupolev » sovietici, malgrado un personale intervento di Kossighin. Ingegneri russi, dopo quello di Bilhai, stanno costruendo a Bokaro il quarto impianto siderurgico del paese. Il nuovo piano quinquennale ne prevede altri due, ma non è affatto certo che saranno affidati ai russi, dal momento che il più efficiente si sta rivelando quello progettato dagli inglesi a Dungapur, il solo in grado di produrre acciaio inossidabile. Consapevole dell'ombroso nazionalismo indiano e del suo complesso di grande potenza, la Russia sembra muoversi con cautela, paga dei risultati politici immediati che hanno risucchiato Indirà Gandhi verso l'estrema sinistra. Un'azione di Jorza appoggiata da Stalin venne tentata ventidue anni fa, nel Sud, con l'organizzazione di duemila villaggi rossi. La reazione dell'esercito fu violenta e i comunisti buttati fuori legge in molti Stati sino al '52. Come allora. Indirà e i suoi ministri, filosovietici sul piano delle alleanze, si oppongono pubblicamente a una svolta comunista. Il pessimismo dei liberali sul futuro dell'India non è del tutto ingiustificato, ma il potere centrale di New Delhi sembra far conto proprio sui russi per bloccare i pericoli di rivoluzione. Caso tipico è il Kerala, sovrappopolato ed evoluto Stato agricolo, dove i comunisti filosovietici al governo non esitano a ordinare perquisizioni e arresti fra i marxisti rivoluzionari, antirevisionisti e in rotta anche con Pechino. A Calcutta sparano addirittura sui comunisti « cinesi ». Nella coìifusa e turbolenta fuga a sinistra di molti gr ppi estremisti, i comunisti legati ai russi si sforzano di non farsi sfuggire di mano i sindacati e di spegnere rivolte locali che potrebbero isolarli. « Una situazione caotica in India — ci dice un esponente socialista — è vista con più allarme a Mosca che a New Delhi. Ne approfitterebbe Mao, oppure un nazionalcomunismo ostile alla strategia asiatica dei sovietici. Il fardello dell'uomo bianco sta diventando il fardello del Cremlino ». Fratelli nemici I due partili comunisti indiani hanno complessivamente quaranta seggi al Parlamento centrale, l'otto per cento delle forze politiche. I loro voti sono preziosi per puntellare il governo di minoranza della Gandhi (210 deputati su 523), \ ma in assoluto pesano poco. Tuttavia le elezioni parziali nei vari Stati hanno confermato un costante e rapido progresso delle sinistre. Malgrado le difficoltà che il sistema castale e le tradizioni religiose oppongono al comunismo, avanza¬ nvs no soprattutto i marxisti rivoluzionari, disimpegnati dai consigli di prudenza di Mosca. Uscirono dal partito filosovietico sei anni fa, appoggiandosi a Mao che nel '67 li ha sconfessati a favore dei gruppi di guerriglia contadini. Un nuovo Lenin? Il loro leader nazionale è Promode Dasgupta che si pone come antagonista di Dange, un vecchio sindacalista capo del partito legato ai russi. « La posizione di Dasgupta è più forte di quella di Lenin nel '17 e di Mao nel '49» ha scritto il conservatore The Statesmar» of India. Esagerando, il giornale ha colto il punto centrale della crisi: se vi fosse un' affermazione comunista in India, difficilmente sareb¬ bero i sovietici a controllarla. Alcuni parlano di tentativi segreti dei russi per agganciare i marxisti e convincerli a rientrare nel partito comunista fedele a Mosca. Una manovra che si annurveia laboriosa per le furibon* de rivalità personali che dividono i leaders della sinistra, frazionata in sottogruppi, formazioni autonome minori, clan regionali e anche a sfondo religioso. Il conto delle bandiere rosse, con vari emblemi e sigle più o meno rivoluzionarie, si fa ogni mese più diffìcile. Detestata dai grandi operatori economici e da una notevole parte della borghesia cittadina, contestata dagli studenti estremisti e dal sottoproletariato in rivolta, Indirà Gandhi rappresenta ancora la soluzione politica meno incerta, anche per i suoi amici russi. L'India ha vissuto per vent'anni all'ombra del grande partito del Congresso, interclassista, intercostale, erede delle lotte per l'indipendenza. Il prestigio autoritario di Nehru e poi le crisi internazionali ai tempi di Shastri hanno tenuto insieme un'ibrida coalizione di interessi che inevitabilmente si è logorata e spezzata. Come si disse per Nehru, il partito del Congresso ha affrontato tutti i problemi senza risolverne nessuno. Indirà Gandhi ha mostrato di capirlo, cercando di dare un contenuto meno vago alla tradizionale retorica socialista. Si appoggia a sinistra, ma cerca voti in tutte le direzioni. Nemmeno le sarebbe facile spingere troppo avanti l'alleanza con i comunisti senza suscitare nuove inquietudini fra i suoi deputati, e magari nei militari: l'esercito è armato dai sovietici, ma di tradizioni filoccidentali. « Indirà ha molti difetti, ma è furba come tutti i Nehru — dice un professore di New Delhi —. Finora non ha sbagliato i calcoli. Se il paese si sfascerà, non dipenderà dalla sinistra legata ai sovietici. Davanti a russi e americani, l'India è nella situazione di un cliente in cronica difficoltà che tuttavia nessuno ha interesse di portare al fallimento ». Giorgio Fattori New Delhi. Indirà Gandhi: i suoi avversari la definiscono una Kerenskij in sari, ormai prigioniera dei comunisti (Telefoto)