I comunisti in Cambogia di Renzo Carnevali
I comunisti in Cambogia ANALISI I comunisti in Cambogia (Malgrado la neutralità, operano nel paese 60 mila vietcong e nord-vietnamiti) Dal remoto Cambogia, stretto fra il Vietnam sconvolto dalla guerra e la Thailandia governata da una dittatura filo-americana, giunge in questi giorni una lezione forse inedita sugli inconvenienti del buon vicinato. Paese oscuro e debole (circa sei milioni di abitanti), riemerso nel dopoguerra dalla dissoluzione dell'Unione indocinese sottomessa alla Francia, il Cambogia è una singolare entità nel gioco di forze e di tendenze che riguarda la penisola indocinese. Sebbene subisca anch'esso una guerriglia comunista, sinora è sfuggito sia alla guerra civile del Vietnam, sia alle laceranti fazioni del Laos, sia al protettorato americano della Thailandia. Ha dedicato la sua politica estera, in un quadro di generale neutralità, ad accattivarsi i potenziali nemici, stabilendo relazioni di buon vicinato con il Vietcong, il Vietnam del Nord e la Cina. In nome dell'amicizia con questi vicini, il Cambogia intrattiene con gli Stati Uniti relazioni molto distaccate e non si fa assistere dai suoi consiglieri militari; senza aver rotto con quelli di Saigon, ospita ì rappresentanti del governo rivoluzionario provvisorio del Vietcong (il capo di questo governo, Huynh Than Phat, è stato ricevuto ufficialmente a Phnom Penh nel luglio scorso); ha avuto finora rapporti molto stretti con Hanoi (il principe Sihanuk, che regge il trono cambo¬ giano vacante, si recò ai funerali di Ho Chi Minh e attende la visita, per il maggio prossimo, del premier nord-vietnamita Pham Van Dong); e soprattutto ha" consentito o tollerato che 60 mila tra vietcong e regolari nord-vietnamiti abbiano stabilito in Cambogia le loro basi per le operazioni nel Sud Vietnam. Dunque il buon vicinato ha tralignato, da parte del più forte, in ingerenza e persino in invasione armata, tanto più che queste forze comuniste in territorio cambogiano sono preponderanti rispetto allo stesso esercito locale, che conta appena 30 mila uomini. La presenza dei vietcong e dei nord-vietnamiti ha provocato, negli ultimi quindici mesi, 164 incidenti fra costoro e le truppe locali, con vittime militari e civili, prova di una tensione che la settimana scorsa è sfociata nell'assalto, da parte di migliaia di giovani, alle ambasciate di Hanoi e del Vietcong a Phnom Penh, e infine nella richiesta ufficiale da parte cambogiana all'Fln vietnamita di ritirare le proprie truppe. Ora, varie tendenze lacerano a Phnom Penh la prudente e corriva politica del buon vicinato. Da una parte si chiedono « severi provvedimenti», quali il rafforzamento dell'esercito, per difendere l'integrità territoriale del paese, dall'altra si accusa la destra di volerlo trascinare nel « campo americano ». E mentre Hanoi e il Vietcong protestano a contro gli atti di sabotaggio che compromettono l'amicizia ira Cambogia e Vietnam », il principe Sihanuk — assente, come il capo del governo, generale Lon Noi, per uno dei suoi frequenti viaggi ad ampio raggio (Parigi, Mosca, Pechino) — è il solo che ancora confida nelle illusioni della neutralità in un'area quale l'Indocina: « Comprendo perjettamente i motivi che hanno suscitato la collera dei nostri compatrioti. Dirò a Pechino che la soluzione migliore è lasciare neutrale il Cambogia ». L'astratta saggezza di un principe conservatore amico del « campo socialista » prescinde da quella realtà che è la vietnamizzazione della penisola indocinese, di pari passo con il ritiro americano: ridotto l'impegno nel Vietnam, Hanoi esporta la guerra, in aiuto ai movimenti rivoluzionari locali, nel Laos, nel Cambogia. Renzo Carnevali sidsCgiss
Persone citate: Lon Noi, Pham Van Dong
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