Segregata dai parenti per oltre 40 anni in una squallida stalla infestata dai topi di Adriaco Luise

Segregata dai parenti per oltre 40 anni in una squallida stalla infestata dai topi Allucinante vicenda in un cascinale nei pressi di Napoli Segregata dai parenti per oltre 40 anni in una squallida stalla infestata dai topi L'avevano rinchiusa, per oscuri motivi, il fratello e la cognata: arrestati - La donna, che ora ha 74 anni, trovata dai carabinieri in condizioni spaventose - In preda alla follia, scheletrita, giaceva su un mucchio di stracci circondata da sorci e scarafaggi - Sono occorse tre ore per convincerla ad andarsene (Dal nostro corrispondente) - Napoli, 14 marzo. Un'allucinante vicenda è stata scoperta a Comiziano, comune del Nolano a una trentina di chilometri da Napoli: una donna, scomparsa in misteriose circostanze nel 1929, è stata rinvenuta dai carabinieri chiusa in una stalla infestata da topi e insetti di ogni specie e recintata da un'alta rete metallica. Vittima della spietata segregazione è Carolina Meo, di 74 anni, nubile: i suoi carcerieri sono il fratello Michele, di 63 anni, e la' cognata Rosa Martino, di 61. La poveretta è stata trovata in condizioni pietose: aveva il corpo ricoperto di piaghe e soltanto pochi stracci la difendevano dal freddo. Inoltre, il lungo isolamento ha compromesso per sempre le sue facoltà mentali, l'ha gettata in preda alla follia. E' stato necessario ricoverarla in un ospedale napoletano, ma i sanitari dopo breve osservazione hanno deciso di affidarla agli psichiatri del manicomio provinciale « Leonardo Bianchi ». Difficilmente però, la sua mente sconvolta da indicibili sofferenze e dalla spaventosa solitudine (la donna non riesce che a balbettare qualche parola) potrà riprendersi. I responsabili sono stati arrestati e denunciati all'autorità giudiziaria per sequestro di persona e maltrattamenti continuati. Durante i primi interrogatori, i due hanno tentato di negare ogni addebitò. Alla fine, per 'minimizzare la loro colpa, hanno sostenuto con sconcertante freddezza: « Nelle altre stanze della nostra casa c'era troppa umidità ed abbiamo preferito tenerla in un luogo asciutto, nella stalla, dove un tempo avevamo le mucche ». Sui veri motivi che hanno spinto i due coniugi alla segregazione della donna gli inquirenti non sono riusciti ancora a raccogliere qualche elemento. Si brancola nel buio, ma è opinione del magistrato che molte cause abbiano concorso in questa agghiacciante storia. Esse vanno dai motivi d'interesse (Carolina Meo ha ereditato dal padre insieme col fratello una parte del podere) a ragioni familiari più profonde e che soltanto una paziente indagine potrà mettere in luce. Secondo alcune voci che circolano in paese, sembra che quarantuno anni fa la donna abbia compiuto qual che stranezza, e non si esclude che la vergogna di avere una parente « pazza » in casa abbia spinto il fratello a farla scomparire. Quello che non è spiegabile, però, è il miserevole stato in cui l'infelice era tenuta. Tra l'altro, i quattro figli dell'agricoltore Michele Meo hanno studiato e conseguito diplomi di scuole superiori: quindi erano in grado di valutare la gravità del comportamento dei genitori La vicenda è stata scoperta la scorsa notte in seguito ad una telefonata anonima pervenuta ai carabinieri di Nola. Lo sconosciuto informatore denunciava che in una squallida baracca nelle cam pagne dì Comiziano una povera donna da anni era tenuta prigioniera dai parenti. Il capitano Montanari decideva di intervenire immediatamen te e verso le 23, con alcuni militi, bussava all'uscio della casa colonica di Michele Meo, luogo indicato dall'anonima segnalazione. Ad aprire era proprio l'agricoltore, che si mostrava sorpreso della visita. L'ufficiale chiedeva di poter ispezionare subito la stalla e dopo aver vinto ogni resistenza i carabinieri potevano penetrare nel recinto metallico, distante dalla casa pochi metri, ed entrare nella « prigione » di Carolina Meo. Uno spettacolo agghiacciante si presentava ai loro occhi: per terra, su un mucchio di cenci, circondata da grossi topi e scarafaggi, giaceva una donna, denutrita fino all'inverosimile. La sventurata fissava il vuoto con uno sguardo allucinato. Ha cercato di fuggire come un animale spaventato nell'angolo più oscuro del tugurio, trascinandosi carponi. Per soccorrere Carolina Meo e portarla lontano da quel luogo, i militi hanno impiegato oltre tre ore. La donna, in uno stato di estrema agitazione, rifiutava di lasciare la sua tana e balbettava sconnesse parole. Soltanto verso le 2,30 della notte, dopo che sul posto sono giunti infermieri della Croce Rossa con un'autoambulanza, si riusciva a portare a termine la pietosa operazione. Ispezionando alla luce del giorno la rete metallica, gl'inquirenti hanno accertato che la donna veniva nutrita attraverso una piccola apertura. I suoi carcerieri le passavano una volta al giorno i loro avanzi del pasto ed un po' d'acqua. Nella stalla, priva naturalmente dei servizi igienici, non ve¬ nivano mai fatte le pulizie. Sembra che nei primi tempi Carolina Meo sia stata tenuta prigioniera in un locale sotterraneo della casa. Sarebbe stata trasportata una decina d'anni fa nella stalla, quando la sua mente era ormai ottenebrata dalla follia. La donna non è in grado di raccontare come si sono svolti i fatti, né per quanti anni è stata tenuta segregata. Un unico elemento è certo: nel 1929 Carolina Meo scomparve misteriosamente e da allora nessuno l'aveva più vista. Adriaco Luise Napoli. Carolina Meo, la segregata (Tel. Associated Press)

Persone citate: Leonardo Bianchi, Nolano, Rosa Martino

Luoghi citati: Comiziano, Napoli