Gli ebrei nell'Urss di Ennio Caretto

Gli ebrei nell'Urss ANALISI Gli ebrei nell'Urss (Sono 3 milioni sn 240 milioni di abitanti; si sentono stranieri fra i sovietici) « La condizione fatta attualmente alla collettività ebraica nell'Unione Sovietica non ha nulla che fare né con 1 tempi di Lenin, né con le leggi in vigore nel paese e rappresenta, sul piano della civiltà maturata a quel popoli, un momento contraddittorio e negativo... Di qui la difficoltà di dare una valida spiegazione della politica di discriminazione nei confronti degli ebrei ancora In atto nell'Unione Sovietica... Dopo la violenta soppressione di ogni attività culturale degli ebrei nel periodo staliniano (e la nazionalità ebraica di molli dei maggiori antagonisti del dittatore — Trotzki, Zinoviev, Kamenev, Eadek, Rykov, Losovski, Piatniskl ecc. — può forse bastare per spiegarcelo) non vi è stata restaurazione della legalità in questo campo ». Sen. Umberto Terracini, pel (Dalla prefazione al volume « Gli ebrei nell'Urss », Milano, 1966). Da qualche mese, voci discordi si levano dalle comunità ebraiche in Eussia. Certune conoscono solo il linguaggio d'un necessario ossequio al Cremlino e della condanna d'Israele; certe altre riflettono il disagio d'una minoranza mal tollerata e fermenti dì rivolta. Gli ebrei del Birobidzhjan definiscono la madrepatria sovietica «unica ed inimitabile», ma quelli della Georgia inviano petizioni alle Nazioni Unite per il diritto di emigrare. Il generale ebreo Tzirlin accusa Tel Aviv di modellarsi « sui concetti del razzismo nazista e americano », ma in alcune strade di Tbilisi si canta «Le shanah habah be Jerushalajim », l'anno venturo a Gerusalemme. Questa dissonanza è un fenomeno recente. E' l'effetto d'una campagna abilmente diretta dal Cremlino per dimostrare al mondo che gli ebrei in Russia (3 milioni circa su una popolazione di 2'iO milioni d'abitanti) approvano la sua politica nel Medio Oriente; e per confutare le accuse di antisemitismo rivoltegli la scorsa estate da Golda Meir. La campagna è culminata nella « Giornata contro l'aggressione d'Israele », indetta il 2 marzo a Mosca dal rabbino Jehuda-Leib Levin, e nella conferenza stampa (4 marzo) di 52 eminenti personalità ebraiche, dal vicepremier Dimeshiz alla « regina » del Bolshoj, Maja Plisetskaja, dal generale Dragunskij al poeta Vergelis, e dal fisico e accademico Budker al comico Arkadi Bajkin. Le affermazioni del Cremlino sono sorrette da statistiche oculate. In Russia 57 ebrei sono membri — o candidati — dell'Accademia delle scienze; 96 hanno ricevuto l'Ordine di Lenin; 160 mila vennero decorati nell'ultimo conflitto. Si 4 tace die il dissenso è guidato da ebrei come Litvinov, Jakimovic, Levitin-Krasnov, Jakir; o che negli istituti superiori vige di fatto per gli studenti ebrei il principio earista del numero chiuso, cinque per cento del totale. In realtà, il « problema ebreo », come e più dei problemi delle altre minoranze nazionali in Russia, è lontano da una soluzione. Il partito non ama accogliere troppi ebrei nelle sue file e spesso li « sconsiglia » nelle elezioni ai soviet. I 250 mila buriati (mongoli) in Asia hanno 300 scuole, 185 biblioteche, 22 cinema e teatri, stazioni radio, case editrici e giornali: ma gli ebrei devono accontentarsi di un settimanale, Sovietish Heimland, e di una filodrammatica. Avere scritto « russo » sul passaporto è quasi una garanzia di successo; avervi scritto « ebreo » potrebbe essere motivo di discriminazione e preclude i viaggi all'estero. Secondo Newsweek, 80.000 ebrei aspettano il visto d'uscita dalla Russia per andare ad Israele: non sono più di 200-300 il mese a riceverlo. Il maggio scorso, Ilja Rips, studente ebreo dell'Università di Riga, si appiccò il fuoco in segno di protesta per il mancato permesso di emigrare: fu salvato, ma rinchiuso in un manicomio giudiziario. La richiesta del visto espone chi la fa alla denuncia per sionismo, o al licenziamento dal lavoro. Né vi è sempre comprensione nel popolo per la minoranza ebrea. Tra gli Anni Venti o Quaranta ed oggi la condizione ebrea in Russia è enormemente migliorata. Sono stati aboliti i 500 e più ukasi e leggi antisemiti degli zar; v'è una « carta della libertà » promulgata da Lenin che aspetta la piena applicazione; nessuno teme più per la sua vita come ai tempi di Beria. Ma non pochi ebrei continuano a considexarsi stranieri tra i russi. Ennio Caretto