Il decano dei dittatori

Il decano dei dittatori Il decano dei dittatori « Franco no se muere mitica », Franco non muore mai: quante volte mi è ca pitato di udire queste parole discorrenl do con gli spagnoli. In tutti i toni; con devozione o con amarezza, con un tono rassegnato o con scettica ironia; dall'uomo politico e dall'operaio, dallo studente e dal prete. La seconda guerra mondiale e il dopoguerra hanno spazzato via dittatori di ogni specie, ma Franco, eccolo, è sempre al suo posto. Scomparso Salazar nel vicino Portogallo, ora Franco è il decano dei dittatori nel mondo intero. Non c'è che dire: « Franco no se muere minta ». A uno a uno egli ha visto scendere nella tomba i grandi avversari che sconfisse al tempo della guerra civile: Negn'n, Prieto, Girai, Largo Caballero, Martinez Barrios, Miaja, Castro Delgado, Rojo... Quattro anni fa (cito da « Spagna senza miti » di L. Garruccio) Agustin Goitysolo pubblicava questi versi: « Amici, lo vedete, passano gli anni I e sembra che sempre j continuino le cose come il primo giorno. I Siamo invecchiati a poco a poco I passando dalla strada all'ufficio, dal carcere al football, I e dalla speranza alla melanconia ». Nel corso di trentuno anni Franco ha saputo amministrare bene il suo prestigio. Prima salvatore della patria, poi padre della patria, è ora il suo nonnino bonario e autoritario. Più che una persona fisica, Franco è diventato una entità astratta. Per conto mio, non so trovare niente di paragonabile nella nostra storia. Mussolini con la sua faccia, i suoi gesti e la sua oratoria era un uomo amato e odiato dagli italiani; Franco è invece riuscito a collocarsi in una specie di Empireo. Non organizza adunate oceaniche, non appare in pubblico che raramente, evita che le sue fotografie siano pubblicate troppo spesso sui giornali. In questo modo ha fatto di se stesso un mito vago e remoto. Addirittura come un Dio vivo si presenta la seta nelle case degli spagnoli che hanno il televisore: alla fine dei programmi sul piccolo schermo da una parte si vedono delle croci che scendono verso il centro, dall'altra parte si vedono simboli del partito unico, cinque frecce annodate, calare anche loro verso il centro: e lì, al centro dello schermo, tra luci che si dissolvono misticamente, piano piano appare lui, Franco. E' un Franco di una quindicina di anni fa: l'immagine di un uomo vigoroso e che dà un senso di tranquilla sicurezza. Però, quando il mondo entra in una nuova stagione, tutti i paesi prima o poi, dove più e dove meno, ne sono coinvolti. Se le democrazie hanno valvole di scarico, le dittature si vedono costrette a premere con più forza di prima sul coperchio della caldaia a rischio di vedersela scoppiare tra le mani. Cauto come sempre, Franco oscilla adesso tra impennate repressive e pause di tolleranza. Forse è indeciso, confuso. In realtà, nonostante i suoi poteri e la sua abilità, egli non può fare molto per sottrarre la Spagna all'irruenza di questo nostro tempo così avido di novità, così concitato ed eccitante. La notte egli continua a presentarsi come un Dio nelle case degli spagnoli, ma la Spagna rapidamente si industrializza e urbanizza, acquista nuove consapevolezze, insinua o sbatte sui tavoli delle autorità i molti e urgenti problemi connessi col suo sviluppo economico, sociale e culturale. La conseguenza è che se «r Franco no se muere nunca ». tuttavia erompono sempre più nettamente gli stessi, precisi mali di cui ci lamentiamo noi in Italia. A tutti i livelli; dal piano di sviluppo ch'è un libro dei sogni allo spopolamento delle campagne, dal caro-vita alle « cinture rosse » formate da casupole gremite di sottoccupati intorno alle grandi città, dagli scioperi ai moti studenteschi... E sempre più pensose, accorale, allarmate sono le inchieste giornalistiche sul decadimento dei costumi, sull'ingordigia dei ricchi, sull'aumento della delinquenza specie, nelle città. Sono inchieste precise, documentate. Se le leggete in trasparenza, come sempre si deve fare dove non c'è libertà di stampa, giungete alla conclusione che le dittature possono bensì ignorare i problemi: però i problemi sono pur sempre là, continuano segretamente a crescere a dilatarsi in mezzo alla gente. E inevitabilmente arriva il giorno in cui gli argini si schiantano, le acque straripano impetuose e disordinate: è il prezzo che tutti i paesi devono pagaie dopo una dittatura e a causa di essa. Poi, col tempo, quelle stesse acque finiscono col tornare nel loro alveo naturale; che è quello della storia e della libertà. Nicola Adeìfi ■j

Persone citate: Castro Delgado, Martinez Barrios, Mussolini, Prieto, Rojo, Salazar

Luoghi citati: Italia, Portogallo, Spagna