La gara dello sviluppo

La gara dello sviluppo Una vena sportiva si sta diffondendo anche nell'economia La gara dello sviluppo Le classifiche sono spesso fonte di equivoci - Per esempio: per aumentare il reddito nazionale basta non radersi in casa, ma andare dal barbiere Una vena sportiva si è introdotta nell'economia, trasformando alcuni economisti in compilatori di classifiche. Vi è, innanzi tutto, il campionato mondiale di sviluppo, che da anni vede al primo posto gli Stati Uniti e che rischierebbe di diventare monotono, se non fosse per 10 slancio con cui il Giappone sorpassa i concorrenti, e l'affanno della Gran Bretagna per mantenere la sua posizione. Si pronostica già la classifica del 1980: gli Stati Uniti sempre in testa, con 5500 dollari di reddito per abitante all'anno; secondo un gruppo di paesi comprendenti il Canada, la Svezia e la Svizzera, con 4000 dollari; il Giappone verrà subito dopo, prima della Francia e della Germania; l'Italia, con 3000 dollari, dovrebbe aver superato la Gran Bretagna, ferma a quota 2500. Un altro campionato, che incontra un crescente favore del pubblico, è quello delle maggiori imprese. Vi è una classifica mondiale, capeggiata dalla General Motors (se siamo aggiornati, perché in questo campo la gara è assai più movimentata); vi è una classifica extra - americana, guidata dalla Shell o dalla Unilever; e vi sono classifiche nazionali, settoriali, ecc. La Fiat, inseguita dalla Montedison e dall'Italsider, conduce 11 gruppo delle società industriali italiane. Per una somma di ragioni, riteniamo che tali classifiche economiche siano fonti di equivoci e che la loro popolarità sia più nociva che utile, se non si è avvertiti della realtà nascosta dietro l'apparenza. Intanto, la posizione in classifica dipende qui, diversamente dal campionato di foot-ball. da misure spesso imprecise. Il reddito nazionale e la popolazione sono grandezze che gli statistici misurano notoriamente con larghi margini di errore. Di recente l'Italia si è accorta che dal 1965 in poi aveva « dimenticato » circa mille o duemila miliardi di lire all'anno di reddito nazionale, e siamo diventati tutti un pochino più ricchi di quanto credevamo: il fatto è normale, non patologico, e capita anche nei paesi statisticamente all'avanguardia. Meno approssimativi dovrebbero essere i dati sul fatturato o su altre caratteristiche aziendali, ma come opportunamente fa notare l'ultimo fascicolo della rivista L'impresa, criticando le classifiche di fonte diversa, sono frequenti le lacune e le mancanze di omogeneità. Talvolta il fatturato è al netto, talvolta è al lordo degli oneri fiscali, talvolta manca del tutto perché l'azienda non lo comunica in tempo utile. Ma vi è di peggio. Le definizioni di reddito nazionale, popolazione fatturato, ecc. sono concettualmente di ben scarso significato, e servirsene per le classifiche economiche equivale ad assegnare i punteggi calcistici non in base alle reti fatte o subite, ma in base, diciamo, all'altezza o al peso dei giocatori. E' oggetto di ridicolo il fatto che, secondo le convenzioni statistiche vigenti, per aumentare il reddito nazionale basti non radersi in casa, ma andare dal barbiere; oppure accordarsi in modo che ogni casalinga, invece di lavorare gratis, si faccia pagare dalla sua vicina, salvo restituire la cortesia alla vicina stessa, creando due salari prima inesistenti. Quando poi si trasformano le lire o i franchi o i marchi in dollari, si introducono altri errori, poiché i cambi non sono la corretta espressione del potere d'acquisto delle monete, E infatti Kuznets, ricalcolato il reddito prò capite dei paesi asiatici usando i prezzi degli Stati Uniti, ha trovato una media di 200 o 300 dollari, contro i 50 o 100 dollari che compaiono nelle classifiche; così pure la media europea sale da 1.000 a 1.600 dollari, con tale criterio. E più i confronti avvengono tra paesi eterogenei (industrializzati e agricoli, capitalistici e collettivistici, a clima freddo e a clima caldo, ecc.), più sono bugiardi. La scelta del fatturato, come indice delle dimensioni aziendali, è anch'essa illogica. Due imprese con l'identico fatturato possono avere dimensioni diversissime, a seconda che si comperi molto da fornitori esterni, oppure si faccia da sé quasi tutto quel che occorre. Per produrre e vendere 1.000 automobili al giorno basta una impresa relativamente piccola, se essa si limita al montaggio di parti acquistate da altre imprese; occorre una impresa assai più grande se si provvede anche alla fabbricazione in proprio delle parti. Ricorrere al numero dei dipendenti, come misura delle dimensioni, significa sottovalutare le imprese con molto capitale; e viceversa, se si ricorro al valore del capitale. L'ideale sembra essere il cosiddetto « valore agfiiunto ». cioè il valore delia produzione in aggiunta a quel che si compera dai fornitori, un dato che per il momento trova scarsa considerazione. La popolarità delle classifiche economiche, concentrando l'attenzione su fatti importanti, ma non cosi importanti come si suppone comunemente, concorre a far dimenticare altri fatti di eguale, se non maggiore rilevanza. Lo sviluppo è diventato un « mito » (il Afifo dello sviluppo è il titolo di un libret¬ to polemico di Colin Clark), fors'anche una manìa. E a proposito di libri demistificanti, ricordiamo quello, testé edito, di un economista della London School of Economics. Si intitola « 21 errori economici popolari »: il ventunesimo è l'errore di credere che aumento del reddito e aumento del benessere siano la stessa cosa. Non senza sorpresa, una delle migliori critiche delle « macroimprese » l'abbiamo trovata in una rivista sovietica, « Voprosi ekonomiki », dove si lamenta che nell'Urss si confonda il colossale con l'efficienza. Dopo aver ricordato che la General Motors ha 26 mila fornitori, di cui 16 mila con meno di 50 dipendenti, l'economista sovietico lancia la proposta « rivoluzionaria » di promuovere la creazione di piccole industrie riprivatizzandole. La stessa fonte informa che in media l'azienda sovietica ha quasi 700 dipendenti, mentre l'azienda americana media ne ha appena 50, grosso modo. Sono cifre che meriterebbe controllare e meditare. Comunque anche da parte occidentale non manca una letteratura critica del colossale: i critica talvolta di tono etico o sociale o politico, il che ora non interessa, ma talaltra pure in termini di efficienza. Peccato che la dimostrazione rigorosa di come, col crescere delle dimensioni, il lavoro di mero coordinamento aumenti a danno del lavoro produttivo, al limite fino ad annullarlo, sia stata fatta da economisti matematici su pubblicazioni specializzate e del tutto prive di senso sportivo. Sergio Ricossa La classifica del reddito nel 1980 DOLLARI PER ABITANTE ( 1 dollaro ^ 625 lire)

Persone citate: Colin Clark, Kuznets, London, Sergio Ricossa