Medici e primari di Giorgio Martinat

Medici e primari ANALISI Medici e primari (Perché gli assistenti e gli aiuti volevano scioperare, che cosa hanno ottenuto) Lo sciopero di cinque giorni proclamato dagli aiuti e assistenti ospedalieri è stato scongiurato all'ultima ora. Era motivato ufficialmente con « la lentezza delle trattative per il nuovo contratto dei medici ospedalieri ». Si è trattato in realtà d'un altro episodio della guerra tra primari da una parte, medici dipendenti dall'altra. Ecco, in succinto, i termini della questione come traspaiono dai comunicati ufficiali. Pino ad ora, i medici degli ospedali erano retribuiti con un « compenso fisso » di poco più di 12 mila lire che le mutue erogavano per ogni ricoverato, sia che la degenza durasse un giorno, sia che durasse un mese. Questa somma, in una divisione ospedaliera tipica, veniva cosi ripartita: 6 mila lire, cioè i 4/8, al primario; 3 mila, cioè i 2/8, all'aiuto; 1500, cioè 1/8, a ciascuno dei due assistenti. Già nel VII congresso dell'Associazione aiuti e assistenti, tenuto nel dicembre del '68, era stata chiesta l'abolizione dei « compensi fissi ». Non soltanto per l'evidente sperequazione della quota riservata ai primari, ma per motivi che gli atti del congresso qualificano con drastiche espressioni: questo sistema chiaramente cottimistico « quantifica invece di qualificare l'attività del medico mentre squalifica la medicina italiana », è « una fonte d'immoralità che toglie dignità alla professione ». Perché? Perché porta all'affollamento dei reparti e accelera la rotazione dei degenti: più ricoverati, più « compensi1 fissi » da dividere. Con l'inevitabile conseguenza di cure sempre più affrettate e superficiali. Il voto è stato accolto e il nuovo contratto abolisce i « compensi fissi » sostituendoli con uno stipendio, diverso a seconda che il medico sia impegnato « a tempo determinato » (30 ore settimanali) o a « tempo pieno » (40 ore settimanali). Per il medico a « tempo determinato », sono fissati i seguenti compensi mensili: assistenti, suddivisi in cinque categorie secondo l'anzianità, da 310.400 lire mensili a 590.000; aiuti, divisi in quattro categorie, da 520.400 a 735.400; primari, anch'essi divisi in quattro categorie, da 660.400 a 855.400. Per il « tempo pieno » (non compatibile con la libera professione), queste cifre sono maggiorate circa del 50"-o. Ma il 14 febbraio i primari entrano in agitazione e il 27 ottengono oltre agli stipendi, un « premio di responsabilità primariale differenziata » per cui sono già stati concessi 5 miliardi. Dovranno essere suddivisi secondo complicate tabelle attuariali che tengono conto sia di elementi soggettivi (gradi di responsabilità diagnostica e terapeutica del primario, incidenza di prestazioni ad alto o altissimo impegno, specializzazione), sia di elementi oggettivi: numero di sezioni dipendenti e dei posti letto serviti. Per questo insorgono aiuti e assistenti. Il premio, sostengono, fa rientrare dalla finestra i « compensi fissi » cacciati dalla porta, con tutte le loro conseguenze. Di più: oggi che l'attività medica — dicono gli assistenti — è concepibile solo come lavoro di « équipe » e il primario è sempre meno un « magister » per allinearsi « primus in ter pares », si perpetuano privilegi di casta chiusa. Perciò hanno chiesto che si rompano « gl'indugi nella stipulazione del contratto, che consentono tentativi eversivi da parte degli attuali gruppi di potere ». Era il primo punto dell'ordine del giorno approvato il 28 febbraio dalla conferenza dell'Associazione aiuti e primari ed è stato accolto. Il contratto si firmerà entro il 20 marzo, e lo sciopero minacciato non si farà. Ma restano gli altri due punti dell'ordine del giorno. Uno è la riserva sul premio « stanziato esclusivamente per i primari». Secondo gli assistenti legittima il sospetto che « si tenti di reintrodurre sotto mutate, spoglie ì compensi fìssi ». L'altro riguarda la cosiddetta « embricatura ». Dagli stipendi riportati più sopra, è chiaro che gli aiuti all'inizio della carriera guadagneranno meno degli assistenti più anziani. Cosi avrebbe dovuto essere dei primari rispetto agli aiuti. Ma i primari hanno rifiutato questa sovrapposizione e chiesto che il loro stipendio minimo sia eguale a quello massimo de gli aiuti, non più basso: « Una modifica — afferma l'ordine del giorno — che si traduce nell'affermazione di principio che la casta primariale è staccata dagli altri colleglli ». Giorgio Martinat