Celtic - Fiorentina, quasi una finale di Paolo Bertoldi

Celtic - Fiorentina, quasi una finale Le "grandi,, del calcio europeo di fronte nella Coppa Campioni Celtic - Fiorentina, quasi una finale Barriera viola sul centrocampo Pesaola spera di ripetere a Glasgow il «miracolo» di Kiev - Il trainer dei campioni d'Italia ritiene decisiva soprattutto la prima mezz'ora di gioco quando le sfuriate dei biancoverdi saranno più insistenti - Ottantamila spettatori (Dal nostro inviato speciale) I Glasgow, 3 marzo, i Il momento del grande con- j fronto è arrivato. Domani, per Celtic-Fiorentina, tutti gli ottantamila posti del Park Head saranno occupati. I biglietti costano poco, da 550 a 3500 lire, tuttavia raramente lo stadio dei biancoverdi — uno dei cinque, tutti privati di cui è ricca la città di Glasgow — è risultato esaurito alla vigilia d'un incontro. Il Celtic, preso in consegna da Jock Stein quand'era considerato società da metà classifica nella scala dei valori europei, è salito ora ai primissimi posti. La sua vittoria sull'Inter, nella finale della Coppa dei Campioni di tre stagioni or sono, è stata paragonata ad uno dei più brillanti successi del Real Madrid per l'autorità e sicurezza dimostrate dagli scozzesi. L'incontro perso poi col Milan lo scorso anno, non ha influito sulle quotazioni. La fama europea della Fiorentina è invece recente, viene soprattutto dalla Russia ed ha raggiunto persino la Tunisia dove è stato chiesto, ottenendolo, naturalmente, di ricevere in televisione la partita di domani. A Kiev, negli ottavi di finale della Coppa dei Campioni, i giocatori di Pesaola s'affermarono per 2 a 1, e soprattutto diedero una delle più convincenti prove di tecnica calcistica. Bloccarono l'impeto della Dìnamo con un gioco a centro campo tale da strappare applausi anche agli sportivissimi spettatori russi. La situazione — aggressività da una parte, stile individuale dall'altra — si ripeterà domani, sia pure con un leggero slittamento di possibilità in favore dei nostri avversari. Il Celtic è in vena. Ha recuperato Gemmel, il terzino capace dì scaraventare in rete palloni che filano a centoventi all'ora; ha recuperato Auld, Hughes e Murdoch. Tutti e quattro gli atleti s'erano infortunati: gravemente Gemmel, in modo più leggero gli altri. Ora Stein potrà scegliere tra l'intera rosa dei titolari, escluso Chalmers, un nazionale che s'è fratturato una gamba. Tutti sanno che il Celtic non usa, almeno dichiarandolo apertamente, il difensore libero o lo stopper, anche se in pratica McNeill è solito prendere in consegna il centravanti avversario, e Brogan « copre » il compagno arretrando leggermente. Altrettanto noto è il fatto che i biancoverdi attaccano con quattro punte, probabilmente Johnstone, Lennox, Wallace e Hughes, guidate dal regista Murdoch e potenziate da uno dei due difensori scatenatosi in avanti. Data anche la differenza dì mezzi fisici, opporre uomo a uomo sarebbe correre incontro all'insuccesso, e per questa «finale anticipata» Pesaola ha studiato una manovra che, almeno in teoria, dovrebbe contenere l'assalto del Celtic. Diciamo in teoria, poiché personalmente non condividiamo del tutto la tesi sostenuta da molte squadre italiane all'estero, secondo cui gli avversari corrono sempre di più e pertanto ai nostri non resta che difendersi e sperare nello stellone calcistico. Il difetto d'impostazione e rendimento atletici dei nostri è un fatto, ma a lungo andare esso dovrebbe già essere stato eliminato, appunto renden do atleti completi pure i cai ciatori italiani. Un tempo, la classe aveva valore assoluto Sivori, quasi fermo, poteva risultare più utile d'un compagno dallo scatto di centometrista. Ora i singoli ruoli non risultano più fissi; ognuno si sposta avanti e indietro, a seconda dell'andamento della gara. In simile situazione chi corre di più ha già conquistato il cinquanta per cento delle possibilità. Rimangono stile, palleggio perfetto, passaggi dosati: ma quante volte bastano? L'uruguaiano Rocha, « passeggiando » ha messo in difficoltà gli impetuosi inglesi nella prima partita della Cop pa del Mondo '66, ma se l'incontro finì in pareggio, il torneo fu vinto dall'undici di Ramsey in cui gli onesti la¬ voratori del football erano più numerosi dei fuoriclasse. La situazione si ripete: in definitiva, per vincere bisogna aggredire l'avversario, non subirlo. La Fiorentina, sbarcata a Glasgow con una mentalità piuttosto depressa, ha fatto presto a cambiarla. Pesaola stamane ha tenuto una lezione ai viola indicando loro il modo di superare i rivali con un gioco in cui stile e velocità avessero uguali proporzioni. Che poi questa teoria sia applicata, è un altro aspetto del problema. L'in¬ tenzione comunque c'è, ed è già qualcosa. Ventiquattro ore trascorse nella selvaggia tranquillità di Troon, di fronte ad un mare grigio agitato dal vento teso hanno rinfrancato i toscani. Sanno che il pronostico non è a loro favore, tuttavia sono diventati consci delle possibilità di poter contenere gli avversari. Pesaola ha detto: « ti Celtic sposta le sue punte prevalentemente sulla sinistra: noi opporremo altrettanti difensori. Su Gemmel, il terzino cannoniere, metteremo un attaccalite talmente abile da impedirgli di effettuare frequenti scorribande in avanti. A centrocampo Esposito, Merlo e De Sisti, continuando a ruotare dovrebbero formare il punto nevralgico della -partita. La prima mezz'ora sarà probabilmente quella decisiva. Se riusciremo ad evitare dì essere travolti, potremo imporre il nostro gioco anche sul campo scozzese ». Queste le intenzioni dei campioni d'Italia. Intenzioni che si sono riflesse nel campo dei biancoverdi. Lennox e Wallace lunedì si dichiaravano sicurissimi di vincere con un notevole scarto. Ora ammettono che qualsiasi risultato è possibile. Auguriamocelo anche noi. La Fiorentina gioca contro il Celtic e contro i pronostici, ma non ha perso tutte le carte buone per prevalere o per tentare almeno di superare il turno, utilizzando anche l'incontro di ritorno in programma in Italia. Paolo Bertoldi