"Non l'amavo al punto da istigarlo,, dice l'ex amica del sardo uxoricida

"Non l'amavo al punto da istigarlo,, dice l'ex amica del sardo uxoricida Terzo processo a Genova al "Fenaroli,, di Nuoro "Non l'amavo al punto da istigarlo,, dice l'ex amica del sardo uxoricida La donna, una maestra, è accusata di complicità nel delitto per cui Francesco Lutzu è stato condannato all'ergastolo - Anche il padre dell'omicida è imputato: avrebbe procurato al figlio i sicari per uccidere la moglie - La Cassazione ha fatto ripetere il dibattimento d'appello (Dal nostro corrispondente) Genova, 2 marzo. Un « amore giovanile, come si può avere a vent'anni », gettò la maestrina Margherita Sequi, oggi trentaduenne, nelle braccia di Francesco Lutzu, che ora ha 41 anni: quando-, la sera del 19 luglio 1961, una scarica di panettoni uccise in un agguato la moglie di Lutzu, Domenicangela Atzas, i due amanti ne avevano lei 23 e lui 32. Dal giorno dopo il delitto, del quale fu subito sospettato di essere il mandante, Francesco Lutzu è in carcere; la Sequi, arrestata nel 1963, liberata nel '68, è ora nuovamente in prigione. In carcere come lei si trova anche il padre di Francesco, Antonio Lutzu, dì 81 anni. Secondo l'accusa, Margherita indusse l'amante- a far uccidere la moglie; Antonio procurò al figlio i sicari. Il delitto avvenne a Borore, in provincia di Nuoro. Francesco Lutzu si presentò ai carabinieri dicendo che mentre transitava in auto con la moglie qualcuno aveva aperto il fuoco contro di loro. Recatisi sul posto, i militi trovarono la donna morta. Tre testimoni però contraddirono la tesi del « misterioso agguato » sostenuta dal Lutzu. Si seppe che aveva un'amante, la maestrina Sequi, e che il padre vedeva di buon occhio questo rapporto; odiava invece la Atzas. Francesco Lutzu ■fu condannato all'ergastolo per uxoricidio dalla Corte d'Assise di Cagliari; padre ed amante ebbero 21 anni ciascuno. In Appello questi ultimi due furono assolti, mentre l'ergastolo venne confermato. Il p. g. ricorse e la Cassazione annullò la sentenza d'appello: così Francesco ed Antonio Lutzu e Margherita Sequi affrontano ora a Genova il loro terzo processo. Il presidente della Corte d'Appello di Genova, Goffredo Russo, ha interrogato per tre giorni i due Lutzu. Francesco, il « Fenaroli sardo » come venne chiamato, ha però sempre dichiarato: « Sono estraneo all'uccisione di mia moglie. E' probabile che siano stati i suoi parenti ad assassinarla, tentando di colpire me: erano sdegnati perché la tradivo ». Le stesse accuse ha confermato il padre: « I parenti di Domenicangela volevano punire suo marito ». Oggi è stata interrogata Margherita Sequi. Molto bella, elegante s'è presentata al magistrato, dopo due anni di latitanza, il primo giorno del processo. L'interrogatorio della Sequi sulla storia del suo amore con Francesco Lutzu s'è svolto a porte chiuse. Pres. — Lei conobbe il Lutzu alla fine del 1960. Quando iniziarono i rapporti intimi? Imp. — Nella prima decade di marzo. Riconosco d'avere fatto molto male, d'avere fatto una sciocchezza. Pres. — Ma non le parlò mai del suo matrimonio? Non le disse ch'era stato costretto a sposare Domenicangela per pressioni da parte di altri? Imp. — Nutriva una gran¬ de tenerezza per sua moglie. Era stato costretto, se si può dire costretto, perché l'aveva compromessa. Pres. — Ma è stato un grande amore quello tra lei e Francesco? Imp. — No. Non credo che fosse un amore tanto grande da farmi perdere la testa per istigarlo a far uccidere la moglie. Francesco Lutzu per la morte della moglie sostenne sempre la tesi dell'imboscata: alcuni massi posti sulla strada lo avevano costretto a fermare l'auto che era poi finita in una cunetta. Subito dopo era avvenuta la sparatoria e la moglie era stata colpita a morte. Egli si era salvato fuggendo attraverso i campi. L'accusa invece sostiene che la Atzas fu uccisa e poi messa sull'auto. Le venne infilata la borsetta al braccio sinistro e non al destro dove la portava solitamente. Francesco, dice sempre l'accusa, se ne accorse e strappò al cadavere la borsa, gettandola prima contro un muro e poi nella vettura. Quando il corpo della Atzas fu portato in ospedale era ormai freddo, fatto che confermerebbe che la donna fu uccisa prima dell'imboscata. Un pastore, Giuseppe Caddeo che passò al bivio dove avvenne l'agguato, vide l'auto del Lutzu, ma dentro non c'era nessuno. La « trappola », quindi, non sarebbe altro che una messa in scena. Anche l'ora smentirebbe la tesi del ragioniere Lutzu. Ai carabinieri disse di aver lasciato Oristano dove la moglie si era recata dal parrucchiere alle 22.15. La parrucchiera, Giovanna Occhioni, lo ha però smentito: « Erano le 21,15; lo ricordo benissimo », disse agli inquirenti. f. d. Genova. Margherita Sequi ieri in Assise (Telefoto Leoni)

Luoghi citati: Borore, Cagliari, Genova, Nuoro, Oristano