Fascisti d'Europa riuniti a Milano svastiche, canti, zuffe con la polizia

Fascisti d'Europa riuniti a Milano svastiche, canti, zuffe con la polizia Parata nostalgica in un teatro, movimentato finale in piazza Fascisti d'Europa riuniti a Milano svastiche, canti, zuffe con la polizia All'adunata hanno partecipato duemila persone: un po' di giovani in tuta da para e caschi tedeschi, ex federali di Salò, arzilli vecchietti - Dal loggione si grida « Duce, duce » e « Dateci i mitra » - Nei discorsi si esalta la « santa violenza », con propositi di rivincita da cogliere contrapponendo « una linea di petti nera alla marea rossa » - Gli ospiti stranieri hanno citato Mussolini, Salazar, Pétain, ripromettendosi di « incontrarsi un giorno con il braccio levato » - La manifestazione chiusa con un corteo contrastato dalle forze dell'ordine - Tentato assalto all'Università, 16 fermati, un arresto - Poi tutti a pranzo dal nostro inviato Milano, lunedì mattina. «La violenza è giusta e santa quando è al servizio della nazione — ha gridato Massimo Anderson, .segretario nazionale giovanile del msi —; comincia una fase nuova per le nostre organizzazioni. Le avvisaglie le abbiamo già impartite nelle università di Torino, Roma e Napoli. I nostri avversari sappiano che questo è l'inizio di una battaglia decisiva! » « Du-, ce, Duce! », ha invocato la platea. Poi tutti sono usciti. Per ultimi, i giovani che erano stati pregati di « rimanere in sala a ricevere disposizioni ». In corso Vittorio stavano schierati polizia e carabinieri con scudi e celate. « Niente corteo! », ammonivano i funzionari della « Politica »: Ma una colonna di trecento neofascisti è riuscita a filtrare e si è diretta verso l'ateneo. Erano quasi tutti giovani e giovanissimi, guidati da qualche trentenne. Gagliardetti tricolori, via anche una grande bandiera nazista con la svastica. Caschi da motociclista, elmetti da para, elmetti tedeschi riverniciati di nero. Bastoni, qualche manganello, catene, saluti romani, canti di « All'armi siam fascisti». In via Visconti di Modrone vengono prese a calci delle auto che cercano di passare. Uno dei guidatori sfugge ad un pestaggio. Poi ancora «Giovinezza, giovinezza» e altri saluti romani, mentre i passanti della domenica guardano allibiti la colonna che avanza. In via Francesco Sforza, sul retro dell'ateneo, qualcuno urla: « Di qui, di qui... ». -DI corsa, ì trecento sbucano in via Festa del Perdono. Con le pistole si sparano dei razzi. « Al bar dei maoisti, presto! ». Si scagliano contro il « Baretto », la vetrina viene tempestata di pugni, « Entriamo, entriamo! », ma il proprietario terrorizzato, riesce ad abbassare la saracinesca e si barrica nell'interno. Allora si dirigono verso l'università. La grande porta di ferro è chiusa, nell'interno non c'è nessuno. Con le aste delle bandiere si spaccano dei vetri, si lanciano petardi, uno lascia un'alta scia di fumo rosso. Poi, sul fondo di largo Richini, si scopre una porta carraia che forse permette dì entrare nell'ateneo. Sono le 12,40. Si odono le sirene. Arriva la polizia, una « pantera » con' dei gipponi. Scendono una quarantina di, agenti. Un gruppo di fascisti scaglia qualche pietra e cerca di tirar su una barricata all'angolo con via Pantano, ma non ci riesce. Bastano quattro lacrimogeni per disperderli. Qualcuno fugge in corso Monforte, accanto alla sede della « Giovane Italia ». Anche qui sono, in tutto, trecento, molti col viso coperto da fazzoletti, « Scioglietevi! » intima il questore Marcello Guida. Poi i tre squilli di tromba e la carica. Anche qui i fascisti fuggono e ri- compaiono. Ci sono altre cariche, non cruente perché gli elmetti neri gridano « Italia, Italia » e « Annarumma », ma si ritirano subito. Alle 14 tutto si calma. Bilancio:- sedici fermati e un arrestato, lo studente Marco Valente, 20 anni, trovato con una rivoltella scacciacani e un manganello con la scritta: « Duce, ti vendicheremo ». E' finito così, ieri mattina, senza neppure una vera battaglia di piazza, il temutissimo secondo « Incontro della gioventù europea — per l'Europa nazione». Lo avevano organizzato i dirigenti giovanili del msi, forse in cerca di un rilancio, forse per rispondere al corteo di ieri del Movimento studentesco: molti manifesti per Milano, le colonne di corso Vittorio coperte di svastiche, fasci littori, croci celtiche, e, proprio di fronte al cinema «Ambasciatori », un bel Mario Capanna appeso ad una forca. Nell'interno del cinema, un ambiente palpitante. Quando entro suonano un inno di guerra che mi sembra quello della Wehrmacht nazista. Vedo elmetti di plastica, caschi coloniali, baschi da para, tute mimetiche, qualche vecchio fez. Gruppi da Roma, Genova, Como, Padova, Gorizia, Udine, Busto Arsizio, Cuneo, Bergamo, Varese. In tutto, dentro e fuori, più di duemila persone. Deputati, senatori, ex-federali di Salò, comandanti di squadre in pensione ma ancora arzilli. Grandi cartelli: « Cina-UsaUrss fuori dell'Europa! », « Europa, siamo 400 milioni! Sveglia! » « Aderite ai volontari nazionali! ». Soprattutto il loggione ribolle. Agitatissima appare la sezione « Leonessa » di Razzano, un paese ad un passo da Milano. Megafoni, camìcie nere. Anche un grande drappo nero con un enorme teschio e nessuna scritta. Squilli di tromba. Poi si scandisce: « Europa - fascismo - rivoluzione ». Quindi: « Grecia, Grecia! ». Appare un cartello che dice: « Meglio i colonnelli che il capital-comunismo ». Quindi, sotto i riflettori e davanti alle cineprese, un bel coro di « Allarmi siam fascisti » e « Giovinezza » con le braccia tese e lo sguardo fiero e commosso. Alle 10,16. un ordine: « Gagliardetti sul palco! ». C'è anche quello della sezione cuneese « Emilio Corderò di Montezemolo », lo regge una biondina sepolta in una gran giacca dì pelle nera. Poi Angelo Ruggero, segretario dei giovani missini milanesi, presenza gli oratori. Parla del corteo di ieri, della « marcia della sovversione rossa »: « La faremo vedere noi, a quei signori di sinistra! », promette. « Ma quali signori? — urla il loggione —, porci sono! ». « Siamo pronti a batterci », continua Ruggero. E il loggione: « Dove sono quelli di ieri sera? ». Ecco il federale dì Milano, Enzo Leoni. « Vogliamo la marcia su Roma! », gli urla un vecchietto accanto a me. « Milano — dice Leoni — non potrà più tollerare a lungo il sovversivismo prepotente. Io vi dico che anche se là nostra solitaria battaglia è dura e difficile, ancora una volta, per l'Italia e per l'Europa, vinceremo! ». La platea si alza: « Duce, Duce! Vincere, vincere!... ». Poi tocca al vice-segretario giovanile del msi. Franco Petronio. Anche il suo è un grido guerriero per ricostruire un'Italia ora in preda ai maoisti « che, armati regolarmente, uccidono gli agenti, assassinano i borghesi, compiono omicidi per strada, gettando bombe protetti dalla polizia! ». Che cosa fare? « Dobbiamo alzare la bandiera dell'uomo, da Giulio Cesare sino a Mussolini! La nostra Luna è qua, pianteremo qua la nostra bandiera! ». Altri applausi, canti, urla. Poi è il turno dei delegati stranieri. La platea è caldissima. « Camerati, per cortesia... », implora il segretario Ruggero. « Macché cortesia — gli risponde il solito loggione — dateci i mitra! ». Ecco il fascista bulgaro Satev Denìc un uomo dai capelli grìgi e l'aria triste. Poi, accolto dal grido « Espana, Espana » un giovane della Falange spagnola. Nunoz, tutto vestito di nero, occhiali neri, ciuffo nero, il saluto un po' molle. Il falangista rievoca Benito Mussolini, « assassinato nel 1945 ». Un anziano fascista milanese si alza e urla: « Se scappava da Franco, l'era chi anca mo'!, era qui ancora adesso!... ». « Ci incontreremo un giorno con il braccio levato » promette lo spagnolo, che poi lascia il podio al francese Manet Outrianal. « Evviva il nostro grande Pétain » si urla. Dal loggione, in coro: « Oas, Oas, Oas ». Tutta la platea risponde eccitata: « Oas, Oas, Oas », un imprevisto omaggio al terrorismo che lascia interdetto persino qualche organizzatore. Ed ecco il portoghese Luis Fernandez, in elegantissimo « fumo di Londra ». Legge in italiano, anche lui cita Mus solini, e il pubblico risponde scandendo: « Salazar. Salazar... ». Poi una piccola delusione: dalla Grecia dei colonnelli nessuno s'è fatto vivo. Ma no, c'è un telegramma del « Movimento 4 agosto » ellenico: « Saremo a Roma nella settimana entrante per concordare comuni iniziative. Il comunismo non passerà! ». Il microfono va infine agli ulti mi due leaders missini: Pietro Cernilo, presidente nazionale della « Giovane Italia », e Massimo Anderson. Discorsi infiammati, ma con cetti già noti. Il primato dell'Europa, la nazione, la « decadenza materialistica e panciafichistica », « l'arco inesau sto di generazioni », la linea nera di petti e di volontà da contrapporre alla linea rossa, « i servi'vili » dei giornali bor ghesi, l'esperienza di Salòli pubblico risponde: « Viva la Repubblica Sociale! Erreesse - i, erre - esse - i ». « Parti giani, vigliacchi! ». « Attaccheremo, attaccheremo! ». Poi ancora Trieste italiana ed Europa («Vogliamo anche Fiume! », si urla), non manca la crisi della Chiesa «che contesta in nome della pillola e dei preti che cercano moglie ». La platea ridacchia, un tizio con una camiciola azzurra si alza e propone per questi preti un drastico rimedio. L'incontro si avvia alla fine. Ancora il discorso sulla « san¬ ta violenza », quindi l'invito ad andarsene. Fuori funziona il servizio d'ordine con fascia nera e gradi tricolore, elmetti tedeschi e qualche patacca nazista. Un cartello ammonisce: « Cinesi, la legge vi perdona: noi no! ». Quindi il tentativo di assalire l'università, vuota e indifesa. Poi le piccole cariche senza scontri: la rivincita su ieri sera, quel tanto da poter dire: « Sì, anch'io c'ero! ». Giampaolo Pansa Saluti romani, canti di « Allarmi siam fascisti » ieri per le vie di Milano dopo la manifestazione europea organizzata dalla gioventù missina (Ansa)