Bloccati a Roma i trapianti di rene di Guido Guidi

Bloccati a Roma i trapianti di rene I chirurghi non vogliono guai con la Giustizia Bloccati a Roma i trapianti di rene L'attività della clinica del prof. Stefanini è praticamente ferma, in attesa che si concluda l'inchiesta sulla morte del giovane Antimo Viotti ■ Il magistrato intende condurre l'indagine a fondo - Spetta al Parlamento rifare le leggi che regolano la delicata materia nostro servizio Roma, lunedì mattina. Il prof. Paride Stefanini, per il momento, non ha né confermato né smentito la sua decisione, annunciata l'altro giorno, di non interessarsi più al problema dei trapianti. I suoi maggiori collaboratori (prof. Raffaele Cortesini, prof. Carlo Casciani, professor Giorgio Ribotta e professor Gianni Sampietro) sembra invece che siano pronti (seppure ufficialmente smentiscano questo proposito) a lasciare l'Italia non appena si sarà conclusa in qualche modo la vicenda giudiziària nella quale sono rimasti coinvolti: sono orientati infatti ad accettare l'invito a recarsi a lavorare a Denver, negli Stati Uniti, che in numerose occasioni è stato loro rivolto dal prof. Thomas Starzi, che può essere considerato il padre dei trapianti renali. Sono amareggiati e* soprattutto preoccupati. «La situazione sta diventando insostenibile — si commenta negli ambienti della clinica chirurgica diretta da Paride Stefanini —, e praticamente ogni attività in questo senso è bloccata. Una cinquantina di pazienti a Roma stanno attendendo un intervento che potrebbe salvarli definitivamente ». II problema sollevato dalla Procura della Repubblica non è destinato, comunque, ad una rapida soluzione. I tre esperti — prof. Gerin, prof. Carella e prof. Mazzoni —, ai quali si è rivolto il magistrato per sapere quando esattamente è avvenuta la morte del giovane Antimo Viotti « con particolare riferimento al prelievo degli organi successivamente trapiantati», daranno una risposta soltanto fra 60 giorni. Ma non è da escludere che avranno bisogno di almeno altri trenta giorni (complessivamente tre mesi, quindi) prima di concludere l'indagine. E prima di allora il sostituto procuratore della Repubblica dott. Amato non potrà tirare le somme e prendere una decisione. « D'altro canto — si commenta negli ambienti della Procura —, era logico che prima o poi il problema dovesse essere affrontato ed un certo ordine dovesse essere dato in un settore così delicato e difficile». Come dire che se il legislatore non interviene in termini chiari il magistrato desidera essere messo al corrente di quanto avviene soprattutto se il cadavere dal quale vengono prelevati gli organi è a disposizione dell'autorità giudiziaria. Le norme stabilite dalla legge vengono in qualche caso trascurate, sia pure per uno scopo nobile? E' questo l'interrogativo che sembra preoccupare il Procuratore della Repubblica. La tesi difensiva dei chirurghi è lineare. « Nel caso specifico non abbiamo nulla da rimproverarci — dicono. — I colleghi dell'ospedale di San Giovanni ci avvertirono che ì familiari di un giovane morto per un incidente stradale erano disposti a consentirci il prelievo dei reni e della cornea. Il referto di morte fu redatto dai medici dell'ospedale e scaduto il termine previsto dalla legge il cadavere fu trasferito alla clinica chirurgica. « Che si trattasse di un cadavere a disposizione della autorità giudiziaria era un problema del quale non dovevamo interessarci. A noi interessava soltanto che fosse stata accertata la morte clinica del ragazzo: importante era che fosse biologicamente ancora vivo (e questo è consentito dal decreto ministeriale) perché il trapianto degli organi fosse valido e suscettìbile di sviluppi positivi. E che questi risultati siano stati apprezzabili lo dimostrano le condizioni attuali di salute delle due ragazze e del giovanotto sui quali sono stati compiuti i trapianti^). Questa mattina vengono celebrati i funerali del ragazzo che ha donato i reni e la cornea. I genitori, che hanno dato il consenso al prelievo, corrono, come i medici, il rischio di essere incriminati. Sono stati avvertiti infatti dal magistrato di considerarsi come indiziati di un reato (quale possa essere non è stato precisato dall'accusa) tant'è che sono stati invitati a nominare un difensore. Nell'attesa che la situazione si risolva (e tutto lascia prevedere che la soluzione tarderà a venire, a meno che non intervenga drasticamente il legislatore) è facile supporre che le operazioni di trapianto saranno limitate al minimo. Guido Guidi

Luoghi citati: Denver, Italia, Roma, Stati Uniti