Incriminato un giovane ex socio di Pietro Valpreda di Guido Guidi

Incriminato un giovane ex socio di Pietro Valpreda J i Ottavo mandato di cattura nell'indagine sugli attentati Incriminato un giovane ex socio di Pietro Valpreda E' Ivo Della Savia, ora in Belgio, condannato a Torino per renitenza alla leva - Secondo il «supertestimone» Macoratti, lasciò a Valpreda, emigrando, un pacco di esplosivi servizio particolare Roma, lunedì mattina. Gli imputati sono diventati otto: il magistrato ha deciso di incriminare anche Ivo Della Savia, amico e socio in affari di Pietro Valpreda con il quale gestiva il negozio di lampadari « Tiffany » in via del Boschetto a Roma. Gli vengono contestati due reati soltanto: quello di associazione per delinquere e quello di aver posseduto del materiale esplosivo. Nei suoi confronti è stato emesso un man iato di cattura che per il momento non può essere eseguito: dal mese di ottobre, infatti, il giovane è fuggito all'estero (sembra in Belgio dove sarebbe ospite di alcuni gruppi anarchici) per evitare di essere arrestato in seguito alla condanna a 4 mesi di reclusione pronunciata dal Tribunale militare di Torino per renitenza alla leva. La procura generale della Corte d'appello di Roma inizierà subito le pratiche per ottenere dalle autorità belghe l'estradizione. Ivo Della Savia ha ventuno anni ed un passato piuttosto burrascoso: tra l'altro, il tribunale della Senna a Parigi lo ha condannato a due anni di reclusione per furto. Suo fratello, Angelo Pietro, è stato arrestato qualche mese fa (è detenuto a Milano) in seguito all'accusa di avere compiuto alcuni attentati. Il suo nome è stato fatto da almeno quattro imputati: Roberto Mander, Mario Merlino, Emilio Borghese e dallo stesso Pietro Valpreda. Tutti concordemente hanno ammesso che Ivo Della Savia aveva nascosto del materiale esplosivo in una buca lungo la via Tiburtina. Pietro Valpreda ha sempre sostenuto che il suo amico gli parlò di questo deposito, ma ha negato di essersi mai interessato a quello che vi era contenuto. 'Gli altri invece hanno rivelato non soltanto che Valpreda era a conoscenza che sulla via Tiburtina c'era dell'esplosivo a disposizione dei neoanarchici del circolo « 22 Marzo », ma che addirittura Ivo Della Savia, fuggendo all'estero nel mese di ottobre, lasciò in consegna il pacco con tritolo o dinamite (la indicazione non è certa) al suo ex socio in affari. L'esistenza di questo depo¬ sito non è una ipotesi, ma una realtà ammessa dallo stesso Pietro Valpreda il quale, poche ore dopo essere stato arrestato, nella notte fra il 15 e il 16 dicembre scorso, non ebbe alcuna difficoltà ad indicarlo personalmente ai funzionari della polizia. Ieri mattina il giudice istruttore dott. Cudillo e il pubblico ministero dott. Occorsio si sono fatti accompagnare sul posto da alcuni commissari dell'ufficio politico della questura. Hanno individuato il luogo all'altezza dell'ottavo chilometro lungo la via Tiburtina (esattamente km 8,150) Lungo la scarpata, vicino ad un viottolo, è stata trovata una buca (vuota naturalmente) lunga un metro, larga 60 centimetri, profonda 70. In quella buca, secondo l'accusa, gli attentatori avrebbero nascosto i venti chili di dinamite utilizzati per confezionare le bombe esplose a Milano e a Roma: ma è necessario tenere presente che Roberto Mander ed Emilio Borghese, i quali ammettono di avere veduto il materiale pur negando di averlo utilizzato, sostengono che in quella buca, in un sacco di cel¬ lophane, vi erano più micce e detonatori che esplosivo. Dopo il sopralluogo, magistrati e funzionari di polizia si sono spostati di qualche chilometro e sono andati d esaminare in via di Prato Rotondo, all'altezza della via dei Prati Fiscali (sempre alla periferia di Roma verso nord) la casetta dove Pietro Valpreda alloggiava dividendola con uno studente di filosofia, Giorgio Spanò. Entro oggi, l'ex ballerino avrà la possibilità di prendere per la prima volta contatto con i suoi difensori, prof. Giuseppe Sotgiu e avv. Guido Calvi. Termina così il completo isolamento in cui Pietro Valpreda è vissuto per cinque settimane. Questo non significa che siano terminati i suoi interrogatori. Sono sempre previsti i confronti che egli dovrà sostenere con Mander e Borghese (i quali 10 smentiscono sul deposito di esplosivo) e con l'impiegato della Sip, Umberto Macoratti, il quale sostiene che Ivo Della Savia lasciò in consegna a Valpreda, partendo, 11 pacco con il materiale esplosivo. Guido Guidi