Il torinese arso vivo nel night era andato a trovare la fidanzata

Il torinese arso vivo nel night era andato a trovare la fidanzata Un amico della vittima rievoca la tragedia nel "Rainbow,, Il torinese arso vivo nel night era andato a trovare la fidanzata La ragazza faceva la ballerina nel locale notturno - Un misterioso cliente che non volle togliersi il cappotto avrebbe dato alle fiamme il box dove era seduto - Vendetta o rivalità (Segue dalla 1» pagina) mond; quattro ballerine soliste: Jeannette Helen Paul, inglese; Gilda, jugoslava. Maria, pure jugoslava; e una ungherese. I clienti erano una quindicina, due i camerieri, due i proprietari. Alle 3,10- la tragedia. Il gruppo delle ballerine cecoslovacche ha da pochi minuti terminato l'ultimo «numerocorale », una shake, i riflettori che gettavano i loro fasci luminosi sulla pista centrale sono spenti, le luci sono soffuse e sul centro qualche coppia sta ballando lentamente al suono d'una musica diffusa in sordina. Improvvisamente nella sala c'è un bagliore: è in fiamme una delle tende d'un separé. In quel «box» c'è un uomo, solo, che indossa il cappotto. SI accerterà poi che è entralo pochi minuti prima. Al cameriere cìie sì è avvicinato per prendergli il pastrano ha fatto cenno di no e ha risposto negativamente anche quando lo stesso cameriere gli ha chiesto con una certa insistema di togliersi il pesante indumento. Le fiamme mandano bagliori, l'uomo si alza, tutti si alzano, le donne incominciano a urlare per lo spavento. Da questo istante la sala è dominata, oltre che dal fuoco, dal-' la confusione. Per uscire bisogna passare da una porta che dà nel bar. C'è anche una porta di ferro che si apre direttamente sulla strada, ma è chiusa. I clienti vanno da tutte le partì: c'è chi corre fuori attraverso il bar e chi torna dentro per andare dall'altra parte della sala a prendere gli indumenti lasciati al guardaroba. Il proprietario Aldo Selmin, i camerieri.e un paio di artisti cercano di spegnere il fuoco e azionano gli estintori, ma è un'impresa disperata, inutile, perché le fiamme si diffondono sempre più rapidamente correndo in lunghe lingue su per le tende. Selmin padre telefona ai carabinieri di Monzambano, la stazione più vicina, per chiedere il numero telefonico dei pompieri di Mantova. Il brigadiere Balestri parte subito e arrida sul posto mentre la tragedia è al suo apice, poco dopo arrivano anche i vigili del fuoco. C'è ancora gente nella sala, che ormai è tramutata in un grande forno, gente che corre come impazzita tra le fiamme e il fumo, senza più capire da che parte sia l'uscita, oppure che insiste nel tentativo di raggiungere il guardaroba. Una delle ballerine, Gilda, si ricorda che su, al primo piano, nella sua abitazione, sta dormendo Paolo Selmin, ti figlio del proprietario, sale e va a svegliarlo, ma quando i due cercano di ridiscendere al fondo delle scale c'è una barriera impenetrabile di fuoco; allora si gettano dalla finestra, fortunatamente senza riportare ferite. Un'altra delle artiste, Jeannette Helen Paul, riesce a trovare la via d'uscita, ma ha i capelli in fiamme. Glieli spengono coprendola con indumenti: ora è ricoverata alla clinica Pederzoli di Peschiera con prognosi dì trenta giorni per ustioni al cuoio capelluto e al viso. Quando, alle 4,30 i pompieri finiscono di spegnere l'incendio, sul pavimento della sala, tra i ferri anneriti dei tavoli e delle sedie ci sono tre cadaveri, orribilmente carbonizzati. Sono quelli del torinese De Corte, di Ercole Dalla Bella, 48 anni da Mantova, impiegato del Consorzio agrario e di Gino Borgia, 42 anni residente a Peschiera, impiegato del Credito commerciale di Roverbel la. Dalla Bella, sposato, aveva una figlia di 8 anni. Anche il Borgia era sposato e aveva due figli, un rilascino di 8 anni e una femmina di 3; oltre a fare l'impiegato bancario, suonava in un complesso e l'altra sera si trovava al «Rainbow Club» per che sperava di concludere con i proprietari un contratto di lavoro. Il torinese Giancandido De Corte era arrivato a Peschiera in auto sabato sera alle 23 insieme con un amico. Fran cesco Marano, 28 anni, originario di Rocchetta Sant'An¬ tonio (Foggia), ma abitante a Torino in via Carlo Alberto il, rappresentante della Moplen. « Io. e Giancandido — racconta il Marano — ci eravamo fidanzati con delle ballerine cecoslovacche del "Bratislava Show", lui con Itza, io con Daniela. Le avevamo conosciute nel dicembre scorso a Torino, dove il complesso si era esibito al Maxim. Contavamo di trascorrere la domenica in loro compagnia per poi tornare a Torino nella notte ». Francatati Marano- rievoca i tragici momenti del rogo; « Io ero al bar e sono corso nella sala 'quando già le fiamme erano molto estese. C'era un fumo terribile e una grande confusione. Mi sono messo a cercare Giancandido, ma non lo trovavo, non serviva a niente nemmeno gridare, perché tutti urlavano. Finalmente l'ho visto, era in mezzo alla sala, stava barcollando con le mani protese in avanti, come se carcasse un appiglio. Ho tentato di trascinarlo con me, ma non mi seguiva, sembrava che non potesse muoversi. Quando io sono corso verso la porta che dava al bar quindi verso l'esterno, ho trovato una barriera di fuoco, allora ho spezzato i vetri di una finestra e sono balzato fuori di lì ». Marano fa la sua rievocazione nella sala di un alber¬ go di Peschiera, sono presenti anche le ragazze del balletto cecoslovacco. Ha al fianco Daniela, la sua fidanzata, e di fronte Itza, la fidanzata dt Giancandido De Corte. Itza ascolta, forse senza capire nulla, a testa china, e piange, le sue lacrime bagnano Il tavolo. Marano ha la mano destra fasciata, ferita e ustionata. Il terzo ferito, solo medicato, -è, un altro torinese: Fausto'Brunetti, 42 anni, corso Unione Sovietica 211, produttore, teatrale che,, in, società' con Silvio Tontinl, pure abitante a Torino in corso Lecce 52, era impresario del « Bratislava Show ». Il sostituto procuratore della Repubblica di Mantova, dott. Luberto, ha nominato, come perito tecnico, il geom. Franco Magellì'di Mantova. Sul posto sono venuti nelle prime ore di ieri anche il questore Lonlgro e il maggiore dei carabinieri Dolzanl. Le Indagini ora sono puntate alla ricerca del misterioso cliente che, entrando, non aveva voluto levarsi il cappotto ed era seduto nel « box » dal quale sono partite le fiamme. Secondo qualche voce l'incetidio potrebbe essere stato appiccato per rivalità o per vendetta. r. 1. Giancandido De Corte

Luoghi citati: Foggia, Mantova, Monzambano, Torino