"L'idiota" all'Opera con musica di Chailly

"L'idiota" all'Opera con musica di Chailly A Roma diretto da Sanzogno "L'idiota" all'Opera con musica di Chailly col pretesto ( Nostro servizio particolare) Roma, 18 febbraio. Si è svolta stasera al Teatro dell'Opera la prima rappresentazione assoluta de L'idiota, tre atti e sette quadri di Gilberto Loverso, musica di Luciano Chailly. Il lavoro di Chailly è la seconda trasposizione in musica (la prima fu un balletto di H. W. Henze) del romanzo di Dostoevski; rubblicato cent'anni fa, la . . popolarità è stata di recente rinverdita dalla nostra televisione, auspice il regista Sandro Boichi. In quella circostanza le musiche d'accompagnamento furono scritte da Chailly, che subito iniziava a comporre l'opera ora eseguita. Nulla di quelle musiche è stato tuttavia riversato nell'attuale partitura. Composto usando un linguaggio moderno, riconducibile (ma solo in via di riferimento, data l'assoluta libertà) a Hindemith, il maestro di Chailly, L'idiota si avvale di tutte le esperienze del nostro tempo per raggiungere lo scopo di enucleare e porre in evidenza i momenti essenziali della vita e del dramma intimo del principe Myskin: l'incontro con Nastasia Filippovna, quello con Aglaja e la morte della prima per mano di Rogozin cui, presago del futuro, Myskin ha cercato di sottrarla rinunciando a sposare la seconda, che certo lo ama e della quale egli è forse innamorato. In questa prospettiva vanno considerati gli interventi del coro esterno e di quello interno; delle voci fuori scena: della musica elettronica e del quartetto d'archi che da solo suona sul palcoscenico, di un tratteni- mento. Evidente appare l'intenzione di Chailly di porre su due piani, il reale e il fantastico,, il comportamento di Myskin, attorniato da creature fatte esclusivamente di carne e di sangue. L'opera stenta a prendere l'avvio nel primo atto, troppo lungo rispetto agli altri due, volto a delineare l'ambiente e i contrasti psicologici che sfoceranno nella tragedia finale, ma nel secondo e soprattutto nel terzo atto suscita emozioni non effimere. Nino Sanzogno, chiamato ad una prova impegnativa, l'ha superata nel migliore dei modi. Ha ottenuto caldi consensi dal pubblico. Lo spettacolo ha trovato la cornice ideale nella regia di Sandro Sequi e nei costumi e nelle scene di M. A. Gambaro. Fra i cantanti sono emersi Lajos Kozma (il principe Myskin, l'idiota), Fedora Barbieri (Lizaveta) e Mirella Parutto (Nastasia). Franca Fabbri era Aglaja. Eccellente la preparazione dei cori, dovuta a Tullio Boni e Giuseppe Piccino. a. bai.

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