La nuova pista per gli attentati Parlano l'accusatore e l'accusato di Giampaolo Pansa

La nuova pista per gli attentati Parlano l'accusatore e l'accusato Che cosa sanno a Treviso delle bombe di Milano? La nuova pista per gli attentati Parlano l'accusatore e l'accusato L'insegnante trevigiano conferma quanto ha riferito al giudice : il suo amico libraio gli avrebbe parlato di attentati e gli avrebbe mostrato armi e congegni ad orologeria - L'altro replica sdegnato: « Non è vero nulla, ho chiesto un confronto con Lorenzon. Ho anche un documento in cui egli ritratta ogni accusa » - Alcuni colloqui fra i due sarebbero stati registrati (i nastri sono alla Procura di Treviso) (Dal nostro inviato speciale) Treviso, 18 febbraio. « Non è vero nulla! Questa è una forma di assassinio morale, che può provocare anche il mio disastro economico... » esclama, indignato, il libraio che saprebbe cose « interessanti » sugli attentati del 12 dicembre. « Quello che ho detto al magistrato è tutto vero — replica il prof. Guido Lorenzon, il giovane insegnante che lo accusa — ho riferito al giudice Calogero, di Treviso, e al giudice Cudillo, di Roma, cose che ho sen I tito dal libraio e anche cose i che ho visto ». Ma è vero che ' esistono delle registrazioni? «Sì, so che ce ne sono, ma non le ho fatte io. Esse con: tengono parte dei colloqui fra ' me e il libraio, e quindi coni fermano, per quella parte, le i cose che ho riferito ai maì gistrati ». Dunque non ci sono più \ soltanto due ttomini, uno coni tro l'altro, uno che afferma, ; l'altro che nega. Ci sono anI che dei nastri incisi a TreviI so, in un locale di MontebelI luna, in un hotel di Mestre, durante gli incontri fra Là-renzon e il libraio. La regi-! strazione di questi colloqui\ è stata disposta dagli inqui; renti e pare sia stata realiz zata da funzionari della poli\ zia scientifica di Milano. Inastri sono ancora qui. presso la Procura della Repubbli- ca di Treviso. Dice Lorenzon: « Essi provano che non ho inventato nulla e che ho raccontato soltanto cose che mi sono state dette dal libraio. Adesso è la Magistratura che deve stabilire se le cose raccontate dal libraio corrispondono a fatti realmente accaduti... ». Trovo il libraio in un ufficio-magazzino. Potrei fare il suo nome, altri lo hanno già fatto, ma lo taccio ancora per una forma estrema di riserbo. Dirò soltanto che è giovane (26 anni), preoccupato Parla in presenza di tre di pendenti, tt perché — dice — non ho nulla da nascondere ». II libraio contrattacca Comincia in tono d'attacco: « Ho chiesto io a Cudillo di essere messo a confrónto col Lorenzon. E questo confronto deve farsi al più presto. Poi legga qua... ». Mi porge la copia fotostatica di un documento firmato dal professore il 4 gennaio. Lo leggo con meraviglia: in quelle righe, il Lorenzon ritratta 1 ?f ,,s"c ipri™efc,0CCKSt c?,ntro \11 Itbra\0- dichiara che l'ami \ ™ « estraneo ali attentato di i Milano del 12 dicembre e che tutto quello che egli. Lorenzon, ha narrato al giudice è i frutto di « congetture infon- date » e di una « anormale situazione psicologica » in cui è i si trovava per l'« effetto traumatizzante» che gli attentati avevano avuto su di lui. Insomma, una spietata autocritica. « Ecco chi è Lorenzon! », commenta il libraio. Dopo questa ritrattazione, tuttavia, le indagini sono continuate. « Il 20 gennaio — racconta il libraio — la mia casa è stata perquisita da otto agenti, che hanno trovato solo un fucile da caccia, due residuati di guerra del '15'18, dodici bossoli, una vecchia baionetta ed uno spadino settecentesco. Eppure mi hanno denunciato per detenzione di armi da guerra. Tre giorni dopo, poi, sono stato interrogato da un commissario della questura di Treviso, che mi ha contestato fatti e circostanze assolutamente privi di esistenza o di riferimenti reali. Un interrogatorio allucinante ». « Quel 23 gennaio — continua il libraio — ho inviato un esposto-denuncia alla Procura di Treviso ed alla Procura generale di Venezia. Le cose che ha raccontato Lorenzon sono frutto del suo squilibrio psichico e dei suoi molti esaurimenti nervosi. Sono sdegnato. Chiedo un'im- Me Gli riferisco alcune delle cose che il prof. Lorenzon ha raccontato al magistrato. « Sono false. Io non le ho dette — replica —. Del resto, questi colloqui sono avvenuti in presenza di altri, e le telefonate le ho fatto | da questo telefono qui ». E'\ ! chiaro che il libraio non sa \ j quasi nulla delle registrazio- ni. Poi aggiunge: « Si, è ve : ro che durante il 1969 abbia, j mo commentato fatti di loti | ta politica violenta ed ani j che gli attentati del 12 dicem-1 , bre. Ma questi discorsi do- j - vevano servire soltanto per , un romanzo che Lorenzon | I voleva scrivere ». cazione. E oggi mi sono ri- j volto ali avv. Sorgato, di Ve-1 I » o a o e e i a e a o : n i o o o a è e e . Lei che posizione politica I ha? E' vero che è di destra? ! \ E' vero che lei si è definito i | C077 Lorenzon « un rivoluzio- \ i nario fallito »? | « Non ho mai detto cose i i del genere. E per la posizio- j I ne politica io non le rispon- j ì do ». Ma lei che cosa è? fascisto? o anarchico? «Dovrem-; ! mo discutere per due ore, da j I Platone fino a Carlo Marx... ». j i E più in là non vuol dire. ; i Chi lo conosce bene, confer- i I ma che il libraio è di destra ; , estrema, non legato a un par-': I tito. In proposito mi raccon\ tano episodi significativi. i II professore insiste Lascio il libraio e cerco il | ; prof. Lorenzon. Lo incontro i nel pomeriggio, alla trattoria \ I Zanatta di Varago di Maseraj ria, il suo paese, ad un passo j da Treviso. Ha 29 anni, è i fidanzato, insegna in una scuola media inferiore pubblica e i in un istituto privato. Saban I to ha chiesto di non essere, in questo periodo, rieletto segretario della de locale. Non vuole parlare, dice che ha raccontato tutto al giudice, poi si decide soltanto perché riferisco che il libraio lo considera poco più d'un folle. Allora risponde, per tutelarsi. Le ha viste davvero quelle armi? « Sì, una sera dello scorso autunno, fine settembre-primi di ottobre, verso le 21, a Treviso, in via | Manin, al primo piano, dove il libraio aveva i suoi vecchi uffici. Lui era con il fratello minore ». Che cosa ha visto? « Due cassette di munizioni. Una mi è stata aperta. Mi sembravano di calibro 9, per fucile automatico. Sì, conosco le armi perché sono stato ufficiale carrista nel 132" Reggimento Carri di Aviano. Ho visto due o tre fucili. Poi una pistola, forse una "Luger", l'ho presa in mano. La stessa sera, in auto, ima BMW 1600, il libraio mi ha mostrato una scatoletta. Dentro c'erano una pila e dei fili. Mi ha detto che era un congegno a tempo ». La parola ai giudici Ma perché lei. il 4 gennaio, ha ritrattateti .u-ìa storia è questa. Per tutto -quello che mi aveva narrato, temevo che il libraio avesse a che fare con l'attentato di piazza Fontana e così sono andato dal giudice. Poi, riparlando col libraio, ho pensato che in quella storia di Milano lui non c'entrava. Gli ho detto allora che ero stato dal giudice di Treviso, e gli ho firmato quella ritrattazione per- che mi sembrava giusto sca-gionarlo. In seguito, però, ho riflettuto su tutto l'insieme deUe cose che mi aveva rive- lato e che potevano riguarda- re gli attentati sui treni, quel- li di Roma, e altri episodi del genere. Come cittadino, ho pensato che era mio dovere riferirli anch'essi al giudice, senza tener conto dei rap- porti di amicizia che da una decina d'anni mi legavano al libraio ». Allora che cosa ha fatto? « Sono ritornato dal sostitu- to procuratore di Treviso, dottor Calogero, gli ho detto tutto, anche della ritrattazione che avevo fatto ed è in questa fase che ho incominciato a muovermi su due piani. Da una parte, dicevo al libraio che stavo ritrattando, ma che il giudice non mi credeva. Dall'altra, collaboravo con la giustizia e riferivo i nostri colloqui ». E' in questa fase che sono state fatte le registrazioni. Lorenzon si sente un po' a disagio, è chiaro che non può dire tutto, ma ripete che s'è comportato così per un debito di coscienza Che cosa risponde a chi le dice che lei è pazzo? « Non ho mai avuto un esaurimento nervoso! » E la storia del romanzo? « Non è vera nel modo in cui la racconta il fioraio, perché non riguarda i fatti di cui ho parlato al giudice ». Lei ha narrato al giudice anche cose un po' singolari: ad esempio che il libraio le avrebbe detto che si voleva uccidere il presidente Nixon durante il suo viaggio in Italia con un ordigno radiocomandato. Non è un po' folle 1 questa cosa? « Io l'ho sentita dire dal li braio e l'ho riferita, anche se essa può uscire da una cer ta logica ». Lorenzon mi sembra molto fermo, deciso, lucido nel me conto, preciso nei particolari. « Ho detto il vero — ripete tranquillo — adesso spetta ai giudici stabilire se le cose che ho raccontato sono im portanti ». Lui mi guarda calmo, e io non so più che cosa pensare. Giampaolo Pansa