Un centro studi per salvare lingua e letteratura piemontese
Un centro studi per salvare lingua e letteratura piemontese Fondato l'estate scorsa, è in piena attività Un centro studi per salvare lingua e letteratura piemontese L'istituto ha già recuperato poemi e commedie settecenteschi e curato la ristampa delle poesie di Arrigo Frusta e Camillo Brero L'estate scorsa a Torino al-1 cuni « amatori e cultori » (co- me una volta si diceva) fra, oro legati da amicizia e da affinità di studi e di gusti si riunirono per discutere e promuovere un'impresa tanto utile, anzi necessaria, quanto simpatica a chi, vivendo con perfetta comprensione del suo tempo, non si ritiene tuttavia svincolato da quello dei propri avi e non presume che il mondo sia cominciato soltanto con lui. Non stilarono, quei valentuomini, nessuna « carta » di fondazione né formularono un preciso programma. Vollero semplicemente stabilire un punto di racco! ta d'idee, di iniziative e di ;proposte tendenti tutte alla conservazione ed esplorazio- jne, ed insieme al moderno arricchimento d'un patrimo- nio culturale — storia, lette-ratura, poesia, arte, linguaggio — regionale. Cosi è nato il « Centro studi piemontesi » (la Ca de studi piemontèis), che ha sede a Torino in via Carlo Alberto 59, nei locali del Centro sportivo, ricreativo, culturale Fiat Fu diramato un breve an- nunzio nel quale erano indi-cati alcuni propositi del « Cen- tro »: promuovere lo studio filologico dei documenti anti- chi e della letteratura « in piemontese » fino a circa il 1830, e diffondere la cono-scenza di quella moderna; fa- vorire le indagini scientifiche sui dialetti parlati nella regione subalpina; valorizzare le tradizioni popolari e costituire un organico archivio di tutto ciò che può interessare la cultura del Piemonte. Questa traccia di lavoro era sottoscritta — in attesa d'uno statuto definitivo da discute- re in una futura assemblea di soci — dal gruppo promoore: presidente Gaudenzio Bono, vice presidente Renzo Gandolfo, direttore delle pub blicazioni Gianrenzo P. Clivio egretario Camillo Brero, teoriere Amedeo Clivio, consiglieri Gustavo Buratti, Giacomo Calieri, Giuseppe Fulcheri, Dino Gribaudi, Armando Mottura, Alfredo Nicola, Vincenzo Pich. Certo dai sotoscrittori fu dolorosamente sentita la mancanza d'un nome caro: dello scomparso Pinin Pacot. Si noti l'attenzione data ai dialetti. Il problema della loro conservazione è vivo nela coscienza dei glottologi, ed oltremodo grave sarebbe la perdita o la progressiva contaminazione di parlate che ancor ieri erano vive, ricche di espressioni straordinariamente icastiche, fertili di pie coli capolavori d'immediata rispondenza con l'anima popolare; e che le situazioni ecologiche in rapidissima trasformazione, le mutate condizioni sociali, il pregiudizio che l'uso del dialetto sia indice di classe inferiore (pre giudizio inesistente cent'anni fa nella nobiltà e nella colta borghesia subalpina, ed ancor' oggi sconosciuto da qualche « vecchio » piemontese), minacciano di ridurre a corrotte sopravvivenze disperdendo un patrimonio linguistico di estremo interesse. Se questo patrimonio non sarà difeso in tempo con strumenti filologici adeguati, molti valori spirituali del Piemonte antico e molti aspetti della sua stessa storia diverranno incomprensibili alle nuove generazioni. Anche in questa direzione i primi lavori del « Centro » sono promettenti. In nitide edizioni della Stamperia Artistica Nazionale sono stati ricuperati sapidi testi da una provincia letteraria t( rimasta fino a tempi recentissimi appena esplorata e sempre con mezzi non sufficientemente agguerriti ». Anzitutto quel poemetto metà satirico-burlesco, metà epico, L'arpa discordata, dove dà ragguaglio di quanto occorse nell'assedio 1705-06 della città di Torino, presumibilmente dovuto a. Francesco Antonio Tarizzo, cittadino torinese e autore, nel 1707, del noto Ragguaglio istorico dell'assedio, difeso e liberazione della Città di Torino. Della piacevole opera pervenutaci in lezioni differenti, non concordanti nemmeno nel numero dei versi, Renzo Gandolfo ci ha dato un'edizione critica e filologica esemplare, pubblicando a fronte gli assai diversi testi stampati . a Torino verso il 1787 dal Fontana e dal Soffietti, e segnalando inoltre le varianti del testo stampato la prima volta da Alfonso Guigonio. Con eguale erudizione, poi — scoperta nella biblioteca dell'Accademia delle Scienze a Torino l'unica copia forse ancora esistente d'una commedia scritta in piemontese intorno al 18011803, Le ridicole illusioni dell'anno IX — Gianrenzo P. Clivio ha curato l'edizione di quest'esempio delle idee « giacobine » che circolavano in Piemonte ancor dopo Marengo, ma naturalmente prima dell'incoronazione napoleonica. Idee, allora, di Edoardo Ignazio Calvo? Sì, se il poeta, come ritiene il Clivio, è l'autore della commedia. Tutto ciò per il passato remoto. Per il passato prossimo e il presente il « Centro » ha già al suo attivo la ristampa (dalla rivista Ij Brande diretta da Pinin Pacot) di Fassin-e 'd sabìa, di Arrigo Frusta, prose notevoli, ancor più che per il divertente, ed un po' troppo ostentato misoneismo dell'autore, per la loro ricchezza e varietà lessicale, filologicamente monda — fa notare il Clivio — di infiltrazioni italiane; e la pubblicazione dei Breviari dl'ànima, poesie piemontesi di Camillo Brero nelle quali al sentimento religioso s'unisce il culto delle tradizioni subalpine. Infine il « Centro » ha promosso l'edizione di un'opera fondamentale nella bibliografia culturale piemontese: Vita e cultura in Piemonte dal Medioevo ai giorni nostri, di Francesco Cognasso. Scritto con muscolosa, scattante vivacità, questo poderoso volume concepito come un'immensa tela alla Tintoretto, è la più recente impresa dell'illustre storiografo che in età quasi veneranda non finisce di stupirci con la sua energia intellettuale. Ed alle arti figurative del Piemonte il « Centro » darà il posto che gli spetta? Lo speriamo.
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