Un travolgente «Barbiere» trionfa al Teatro Nuovo di Massimo Mila

Un travolgente «Barbiere» trionfa al Teatro Nuovo La stagione lirica torinese dell'Ente Regio Un travolgente «Barbiere» trionfa al Teatro Nuovo L'opera diretta da Franco Caracciolo, con un gruppo di sperimentati cantanti rossiniani - Protagonista Sesto Bruscantini, affiancato da Bianca Maria Casoni, Alva, Montarsolo e Fissore - Regìa di Brissoni Questo Barbiere di Siviglia, andato in scena con eccezionale successo, ha tutta l'aria di voler essere una deliberata antitesi del recente Barbiere scaligero in edizione critica, ripulito dei lazzi comici introdotti dall'uso nella recitazione, e ricondotto alla sonorità discreta di una orchestra da camera. Qui, tutto il contrario: l'orchestra è normale, e il maestro Caracciolo non esita a spingerla a sonorità strepitose nei finali, cosi come non teme di lasciare la briglia molto sciolta all'estro interpretativo dei cantanti, soprattutto nelle parti solistiche; ma si preoccupa giustamente di guidare con polso fermo i concertati. C'è da chiedersi cosa ne verrebbe fuori, da un'esecuzione simile, se gli artisti non fossero assolutamente di prim'ordine: forse una carnevalata urtante e imperdonabile. Ma gli artisti sono degli assi: i quattro principali sono gli stessi che già avevano interpretato il Barbiere cinque anni fa sotto la direzione di Mario Rossi, ora riconfermati secondo la saggia regola sportiva che squadra vincente non si tocca. E Sesto Bruscantini (Figaro), Bianca Maria Casoni (Rosina), Luigi Alva (Almaviva) e Montarsolo (Basilio) 1 formano davvero una squadra vincente. Si ha un bel dirsi che buffoneggiano troppo, che strafanno, che sono scatenati, che qualche volta l'impeto comico della recitazione compromette l'esattezza dell'intonazione, che Montarsolo eccede a battere la solfa con le sue interminabili manone, che la sbarbatura di Bartolo, con una pioggia di consistenti schizzi di sapone, è al livello della farsa, che il fragore dei due finali d'atto è colossale, che l'abbondanza di giochetti scenici rischia di distrarre dall'ascolto. Alla fine bisogna pur dargli partita vinta e riconoscere che hanno ragione ■loro. In quel loro irrefrenabile temperamento ribolle la tradizione di tre secoli d'opera buffa; non è vero niente che i giochetti e i lazzi disturbino l'ascolto, al contrario, gli artisti trovano il modo di farvi vedere che molti di essi stanno proprio impliciti, indicati e prescritti nella partitura musicale, per esempio la simmetrica scuotitura dell'una e dell'altra mano di Basilio quando Figaro gli prova la febbre. E in breve, una volta tanto si vedono cantanti che non se ne stanno impettiti come se solfeggiassero un esercizio di scuola, ma recitano col doncorso di tutta la loro personalità, e. soprattutto «giocano», secondo il termine che in tedesco, in francese e in inglese significa cantare, eseguire. In un Barbiere così pieno di effervescenza vitale, con quella sua miracolosa coincidenza di forme musicali e di narrazione teatrale, l'italiano si specchia intero, nelle, sue qualità e nei suoi difetti, con evidenza e prestigio non minori di quelli che rimandano al popolo tedesco la sua immagine nei ponderosi drammi nibelungici. Se la fortissima carica comica introdotta dagli artisti non trascende i limiti del buon gusto, ciò si deve anche alla regìa accorta di Alessandro Brissoni, che molto lascia all'iniziativa dei singoli, ma cerca di disciplinarla. In particolare si preoccupa opportunamente di procurare la massima evidenza scenica all'imbrogliata trama, e cura con gusto speciale certi aspetti marginali di più riposato umorismo, come la figuretta della cameriera Berta, assai bene interpretata da Vittorina Magnrr.M, anche nell'aria « Il vei duetto cerca moglie ». Non a'p ancor detto niente di Don Bartolo, perché è una lieta sorpresa. In quel quartetto di veterani di ferro, costituito da Bruscantini, Alva, Montarsolo e la Casoni, il scovane Enrico Fissore, pur riducendo il suo personaggio a ima troppo ridicola marionetta, s'inserisce vocalmente con sorprendente autorità, distinguendosi specialmente per una dizione impeccabile. Anche Armando Manelli, Alberto Albertini e il mimo Carlo Ubertone contribuiscono al buon esito dello spettacolo, e così il coro istruito dal maestro Brainovich. Della direzione di Caracciolo s'è detto; va ricordata ancora l'eccellente resa ottenuta dall'orchestra nella musica del temporale. Scene di Luca Crippa, realizzate da Ercole Sormani, costumi di Maud Strudthoff: questi tradizionali ed eleganti, quelle molto allegre e ariose (fin troppo chiare le luci della prima scena); hanno solo il difetto di far molto affidamento sulla perspicacia dello spettatore per distinguere gli interni dagli esterni. Un successo travolgente, perfino con un accenno di applauso a metà d'un concertato, tanto ne diventava irresistibile 11 ritmo 'esecutivo. Massimo Mila

Luoghi citati: Siviglia