II re annunciò al Cairo "Tratterò con Israele,, di Igor Man

II re annunciò al Cairo "Tratterò con Israele,, Il contrasto fra Hussein e i guerriglieri II re annunciò al Cairo "Tratterò con Israele,, Al « piccolo vertice » fu chiaro che gli arabi non erano in grado di combattere - Il sovrano si disse pronto a negoziare, con la mediazione americana; Nasser non si oppose Jets,, a venti km dal Cairo: 70 morti (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo, 12 febbraio. La crisi scoppiata ad Amman tra il sovrano hascemita ed i feddayin si spiega col fallimento del « piccolo vertice » che per tre giorni ha riunito al Cairo i rappresentanti dei paesi « più impegnati » nella guerra, contro Israele: Egitto, Giordania, Siria, Sudan, Irak. Riunitisi per pianificare, secondo l'ordine del giorno, una valida risposta armata comune alla « strategia della penetrazione» israeliana, Nasser, Hussein, Atassi, Numeiri e il vicepresidente irakeno Ammache hanno dovuto convenire sull'impossibilità di attuare i propositi della vigilia. Mentre Nasser documentava l'incontrastata superiorità aerea di Israele, i vetri del palazzo presidenziale riecheggiavano, tremando, le esplosioni delle bombe da 500 chili sganciate, in quel preciso momento, dai jets con la stella di David su Heluan, dove, a pochi chilometri dalla capitale, sorge il più grande complesso industriale dell'Egitto. Prendendo la parola dopo il Rais, Hussein ha detto che il suo esercito, « rifornito col contagocce dagli S. U. », non è in grado di prendere alcuna iniziativa. Atassi, pur dichiarandosi disposto a scendere in campo « fino all'ultimo uomo », ha lasciato cadere la richiesta egiziana di una base aerea tattica per eventuali bombardamenti su Israele: Damasco è a soli sessanta chilometri in linea d'aria dagli aeroporti Israeliani, una rappresaglia nemica comporterebbe conseguenze disastrose sul piano militare pregiudicando automaticamente la già precaria stabilità del regime siriano. Il modesto esercito sudanese, ha soggiunto Numeiri, è quasi tutto impegnato nella lotta contro le tribù separatiste del Sud. Nemmeno l'Irak può distogliere un soldato dal « fronte interno », poiché, come ha affermato Ammache, i kurdi sono tuttora con le armi al piede. A questo punto Hussein ha rotto gli indugi riproponendo in sede collegiale quanto aveva esposto a Nasser subito dopo il suo arrivo al Cairo; e cioè l'intenzione di trattare, con la mediazione americana (la Giordania è l'unico paese di prima linea a non aver rotto i rapporti con gli S.U.), 10 sgombero degli israeliani dalla Cisgiordania. Secondo 11 sovrano, Israele avrebbe interesse a ritirarsi da una regione di scarso rilievo strategico, che, per di più, impegna i soldati di Dayan in una impopolare attività repressiva, essendo quel territorio interamente popolato di arabi. In linea di principio Nasser avrebbe dato il suo assenso purché la trattativa comprenda uno statuto speciale per la Gerusalemme araba, da dichiararsi città aperta a tutte le confessioni; ciò che d'altronde è previsto nel « piano Rogers ». Il presidente egiziano si è rifiutato di avallare per iscritto l'iniziativa di Hussein, ma lo ha lasciato Ubero di agire, purché la sua azione non implicasse negoziati diretti o qualunque trattato di non belligeranza fra Israele e Giordania. Il sovrano ha avuto buon gioco nel far cadere le ultime resistenze: alla vigilia della partenza da New York, Zayyat, rappresentante della Rau all'Onu, dichiarò che le proposte di Rogers per un regolamento pacifico del conflitto medio-orientale ir rappresentano una buona base di partenza». Così il « piccolo vertice » ha dato via libera a Hussein. Tuttavia, per salvare la pace, gli è stato chiesto di firmare il comunicato finale della riunione, ch'è una violenta requisitoria contro gli S. U. e, insieme, un appello alla « grande nazione araba » a « liquidare gli interessi americani nella regione » qualora Nixon decidesse di inviare i Phantom a Israele. Hussein ha firmato, ma non appena giunto ad Amman ha riunito il Consiglio dei ministri emanando dodici disposizioni che di fatto bloccano l'attività dei partigiani palestinesi. Per trattare con Israele, sulla Cisgiordania, tramite gli Usa, Hussein ha infatti bisogno di controllare il paese, dove la resistenza palestinese è ormai uno Stato nello Stato. Già la settimana scorsa trentun ufficiali giordani, molto legati ad Al-Falah. erano stati estromessi dall'esercito; adesso, profittando dell'assenza dei maggiori esponenti palestinesi in visita a Mosca, il re ha stretto ancor più i freni. Con un comunicato diffu- so a Beirut (dove si inaspriscono i contrasti fra governo e feddayin) le dieci organizzazioni per la liberazione della Palestina hanno denunciato il tentativo di pugnalare alle spalle la resistenza: « Dietro il complotto ordito in Giordania ci sono gli S. U., i loro dollari e il piano di Rogers ». I guerriglieri concludono chiedendo ai fratelli arabi dei vari paesi di condannare le dodici misure imposte da Hussein. Igor Man El Khanka. La fabbrica distrutta dal bombardamento aereo israeliano (Telefoto A. P.)