La Romania si allinea di Ferdinando Vegas

La Romania si allinea La Romania si allinea (Un anno e mezzo fa rischiò l'invasione ; ora sta per rinnovare il patto d'amicizia con "Urss) Dopo essere giunta ai ferri corti con l'Urss, la Romania si starebbe « allineando ». Secondo notizie provenienti da Bucarest, in primavera sarebbe rinnovato il trattato ventennale di reciproca assistenza, scaduto ormai da due anni. Lo lascia capire Scinteia, il quotidiano del partito comunista, che il 4 febbraio ha celebrato il ventiduesimo anniversario del trattato con un articolo esaltante la « stretta collaborazione » e l'« amicizia fraterna » tra i due paesi. Quarantott'ore dopo Ceausescu ha dichiarato che « la Romania rafforza costantemente la collaborazione con gli eserciti dei paesi socialisti amici ». Eppure questi eserciti — il romeno da una parte, il sovietico dall'altra — un anno e mezzo fa furono quasi sul punto di combattersi. L'Armata Rossa aveva invaso da poche ore la Cecoslovacchia e già la Romania temeva di essere la prossima vittima, col pretesto di reprimere la « controrivoluzione ». « Ma noi rispondiamo — proclamò Ceausescu il 21 agosto 1968 — che l'intero popolo romeno non permetterà ad alcuno di violare il territorio della nostra patria ». Mosca denunziò le voci di concentramenti di truppe alla frontiera romena come provocazioni della « propaganda imperialistica »; però era la Tass ad accusare Romania e Jugoslavia di « assistenza attiva alle forze anti-socialisie» in Cecoslovacchia, di collusione con la Nato e con la Cina. Le Izvestija del 24 agosto attaccarono personalmente Ceausescu, come responsabile di aiutare i « controrivoluzionari » cèchi. Lo scontro fra Mosca e Bucarest, fatto precipitare dalla crisi cecoslovacca, ha occupato tutti gli Anni Sessanta. La sua origine sta nella forte accentuazione nazionalistica assunta dal comunismo romeno, nonostante la teoria che vorrebbe il nazionalismo superato dall'internazionalismo nei rapporti fra paesi socialisti. Si può ben considerare anacronistico il nazionalismo nell'era atomica e spaziale, si può reputare un ibrido a due teste il nazional-comunismo: comunque, è una realtà di fatto, che ha le sue ragioni. L'impennata del nazionalismo romeno, in .sostanza, era la risposta alla prevari cazione sovietica, anzitutto sul terreno economico. Ribellandosi alla « specializzazione » e alla « pianificazione sovrannazionale » che Kruscev, intorno al 1962, voleva introdurre nel Comecon, la Romania rifiutava di lasciarsi ridurre al rango di semplice fornitore di .materie prime ai paesi industriali del blocco sovietico. Per industrializzarsi in proprio, la Romania ha intensificato gli scambi commerciali con l'Occidente, che oggi ammontano al quaranta per cento dell'interscambio romeno; per contro, la parte dell'Unione Sovietica nel commercio estero romeno si è dimezzata in dieci anni. Un simile indirizzo economico comporta necessariamente una politica estera di ampia autonomia. Ecco quindi i « giri di valzer » di Ceausescu, che riceve a Bucarest De Gaulle e Nixon, s'incontra spesso con Tito, stringe relazioni diplomatiche con Bonn e si rifiuta di romperle con Israele, mantiene una stretta neutralità fra Mosca e Pechino. Superfluo aggiungere che la Romania respinge energicamente la « dottrina Breznev » della « sovranità limitata ». Infine, anche sul piano militare la Romania si è dimostrata molto riluttante a seguire le direttive « integrazionistiche » di Mosca. Vi sono, tuttavia, dei limiti al nazionalismo di un piccolo paese, confinante con un gigantesco vicino. Così la Romania, pur mantenendo inalterate le sue posizioni di principio, le ha ammorbidite in pratica, sino a firmare, sebbene con riserva, il documento della conferenza comunista mondiale del giugno 1969. Mosca, dal canto suo, ha adottato una tattica meno aggressiva e più aggiìante. Il .inii'wo del trattati sovifjtico-romeno dovrebbe pertanto sanzionare il superamento della tensione più acuta fra Mosca e Bucarest. Ferdinando Vegas

Persone citate: Breznev, Ceausescu, De Gaulle, Kruscev, Nixon