QUALCHE TITOLO IN VETRINA

QUALCHE TITOLO IN VETRINA QUALCHE TITOLO IN VETRINA e a e a o i è n e a e e a e e e a , o l i . i o a i d a a , i Oltre duecento Lettere ruggenti di Marinetti e documenti minori di Papini, Folgore, Mascagni, De Pisis costituiscono l'ottavo dei Quaderni dell'Osservatore (L. 1200). L'epistolario è tutto indirizzato a Francesco Balilla Pratella, il musicologo che visse a fianco di Marinetti la stagione futurista e tentò con scarso successo di creare una « musica del futuro ». Anche dietro il paravento ufficiale dei manifesti e dei proclami, Marinetti svela il suo volto privato di uomo tumultuoso e combattivo, che fa del futurismo un sacerdozio da vivere quotidianamente. Per lui effettivamente non esistono, nelle strade cittadine o nei ritrovi, come nelle trincee o sui campi di battaglia, che passatisti da convertire o redarguire energicamente e futuristi da incoraggiare. * * Gianni Rondoliiio ha compilato un agile Dizionario del cinema italiano: 1945-1969 (ed. Einaudi, L. 1800) ricco di circa 1200 schede biografiche e filmografiche di attori, registi, produttori ecc., da Albcrtazzi a Zurlini. E' opera svelta che può offrire a chiunque un primo orientamento, e costituisce un implicito invito ad una valutazione obiettiva del cinema italiano del dopoguerra. * * Da Laterza escono due antologie di poeti africani: Poesia africana di rivolta (L. 1300) cue i rata da Giuseppe Tavani e Ve¬ leno di piombo sul muro (lire 1400) compilata da Alessandro Portelli. I temi e i modi di questa poesia si staccano da ogni ipoteca culturale bianca, assorbendo se mai dalla cultura occidentale gli atteggiamenti, stilistici della letteratura del « Black Power ». Al mitico, sommesso « pianto del dolore » dei negri succede qui l'urlo di vendetta contro i bianchi, che hanno rapinato all'Africa - madre l'indipendenza e-la libertà. * * In Come scriveva la Resistenza Domenico Tarizzo ha raccolto un'ampia antologia della stampa clandestina del 1945-1945 ed una sua analisi semantica dei canti popolari, dei volantini propagandistici, dei fogli programmatici della Resistenza italiana. Un primo interesse del libro è quello documentario, che testimonia delle diverse impostazioni ideologiche e delle differenze tattico-politiche, a livello regionale. Ma più che agli argomenti, l'attenzione va qui al modo in cui essi sono espressi. Alla relorica del Fascismo e della Monarchia si oppone la ricerca di un nuovo linguaggio, più denso e immediato, che tende all'essenziale e alle cose concrete: un linguaggio che mira a colpire immediatamente il lettore, eliminando artificiose distanze * * L'attività critica di Giovanni Getto è particolarmente nota per gli studi su Dante, Boccac¬ cio e Tasso, Manzoni e Leopardi. Ma alla felice interpretazione dei classici si aggiunge in lui una pazienza di studioso, che lo ha condotto alle grandi sintesi storiche sulla civiltà barocca e sulla letteratura religiosa, od a questa Storia delle storie letterarie (ed. Sansoni, lire 4500), che, completamente riscritta, torna a quasi trent'anni dalla sua prima edizione. II lavoro, che incontrò l'approvazione di Croce e di Banfi, segue l'evoluzione della storia letteraria dalle prime elaborazioni settecentesche (senza trascurare i precedenti tentativi particolaristici, dal De vulgari eloquentia ai trattati secenteschi) fino ai manuali scolastici del -Sansone, del Momigliano e del Sapegno. * * Benché Alfonso Vinci ammonisca, all'esordio del suo romanzo (Orogenesi, ed. De Donalo, L. 2000) che « avvenimenti e personaggi sono immaginari », sarà fin troppo facile per il lettore scoprire, in queste vicende d'una diga crollata, la filigrana della tragedia del Vajont. Vinci, oltre che scrittore è geologo, e il suo romanzo ha il sapore di un'accesa requisitoria, condona con fantasia certamente, ma anche con competenza. Il racconto si apre sul solenne quadro del mondo che emerge dal magma originario e si conclude con le meschine beghe burocratiche in cui si trovano, coinvolti, loro malgrado, i pa-|r reali delle vittime della catastrofe: è un itinerario che indica il clinìa di tensione morale in cui il romanzo si muove. * * A rompere il cerchio di pigrizia culturale della nostra editorìa hanno contribuito molto i successi clamorosi che son seguiti alle scoperte di Svevo e di De Roberto. Ne è nata una specie di caccia al capolavoro nascosto nella popolata e polverosa biblioteca dell'Ottocento. Di quest'anno appena trascorso sono le ristampe di Sacchetti e di Onufrio, ed ora Cappelli ripropone L'automa di Enrico Annibale Butti (L. 4500), a cui si deve riconoscere qualità, se non di capolavoro, di libro vivo e stimolante, assai vicino alla sensibilità e alla problematica del Novecento della noia e dell'indifferenza. * * « Non polendo raddrizzare tutte le cose storie, si sono impegnati a storcere le cose diritte »; «L'ideale dell'ottico: correggere la vista degli uomini politici »; « A volte si è convinti di trovare un compromesso che \ non comprometta nessuno »; « Un generale crede nella guerra. E, se non vi crede più lui. vi crede il colonnello che potrebbe soffiargli il posto ». Sono alcuni degli Afodossi — tra aforismi e paradossi — che Aldo Lappi ha scritto nell'intento eli raccontare una storia vera in I i poche righe (ed. Rebellato, lire 700). g. der.

Luoghi citati: Africa, Vajont