Le lingue in Francia di Sandro Volta

Le lingue in Francia ANALISI Le lingue in Francia (Nei licei se ne studiavano due; ora soltanto una - L'italiano è quasi ignorato) Parigi, 6 febbraio. Si attribuisce a Michel Debré una frase che, forse, non avrà mai pronunziato, ma vale lo stesso la pena di riferirla perché è l'indice d'una certa mentalità. A chi osservava che lo studio delle lingue estere è trascurato in Francia, l'ultimo rappresentante della grandeur gollista avrebbe detto: « I francesi non hanno bisogno di imparare quelle degli altri, perché la loro Ungila la conoscono in ogni parte del mondo». E' una persuasione molto diffusa, dalla quale dipende in gran parte la scarsa conoscenza che i francesi hanno delle altre lingue. Nei licei di Francia è stato finora obbligatorio lo studio di due lingue estere, a scelta degli allievi. I professori hanno una preparazione superiore, perché i corsi di lingue vive sono stati introdotti nelle Università dal 1840, ma è una formazione rigorosamente accademica, impostata sul modello dei corsi di latino. Avviene così che essi stessi non sanno parlare la lingua che sono chiamati a insegnare ai loro allievi e, per conseguenza, un francese che ha commentato per anni Shakespeare e gli elisabettiani, non è in grado di scrivere una lettera commerciale di venti righe e, se gli capita di andare a Londra, non sa chiedere a un passante l'indicazione di una via. A questa obbiezioi ne, i professori della Sorbona rispondono: « Non siamo qui per insegnare a parlar inglese: questa non è la "Berlitz". La nostra missione è di iniziare gli studenti alla cultura inglese ». Per rimediare a questa deficienza, che si fa sempre più sentire col progresso degli scambi internazionali, il ministro dell'Educazione nazionale, Olivier Guichard, ha preso in questi giorni una decisione radicale: ha abolito l'insegnamento obbligatorio della seconda lingua estera nei licei. Il provvedimento ha suscitato vivaci opposizioni: « Come riforma — ha dichiarato il presidente dell'associazione dei professori di lingue vive — il ministro ha scelto il regresso ». E' vero, però, che, piuttosto di imparare male due lingue, è meglio impararne bene soltanto una, tanto più che, nei licei, l'insegnamento dell'altra rimane facoltativo. Col nuovo ordinamento, infatti, allo studio dell'unica'lingua obbligatoria viene dedicato un maggior numero di ore settimanali, con programmi essenzialmente pratici attraverso l'introduzione dei nuovi metodi d'insegnamento audiovisivo. Si corre però il rischio che, dovendo imparare una sola lingua, quasi tutti i liceali sceglieranno l'inglese, e cesserà praticamente l'insegnamento delle altre. Venendo così a mancare nei licei le cattedre di tedesco, italiano, spagnolo, ecc. i futuri professori smetteranno di frequentarne ì corsi all'Università, perché la specializzazione non offrirà più sbocchi professionali. Un grave vuoto minaccerà, dunque, la cultura umanistica nazionale. In un articolo pubblicato nei giorni scorsi da Le Figaro Littéraire, un generoso scrittore italianisant, Dominique Fernandez, ha dato l'allarme, denunciando soprattutto il pericolo che corre l'insegnamento della lingua italiana in Francia, e la sua denunzia ha emozionato l'opinione pubblica italiana per l'evidente violazione del principio di reciprocità fra i due paesi. Bisogna, però, osservare che lo studio dell'italiano non sarà fra le maggiori vittime del provvedimento di Olivier Guichard. Anche col vecchio ordinamento, infatti, l'italiano è una delle lingue meno insegnate in Francia: se i corsi d'inglese sono seguiti da quasi il cento per cento degli studenti liceali, subito dopo vengono quelli di tedesco (32,9 per cento) e di spagnolo (32,3 per cento). L'italiano, con percentuali minime, viene in coda, insieme col russo, l'arabo e le altre lingue. Sandro Volta

Persone citate: Dominique Fernandez, Michel Debré, Olivier Guichard, Shakespeare

Luoghi citati: Francia, Londra, Parigi