Gli squilibri demografici di Arturo Barone

Gli squilibri demografici Gli squilibri demografici Nel periodo 1966-'81 la popolazione dovrebbe aumentare in Italia del 20 "/o nel triangolo industriale, diminuire in altre regioni - Roma verso i 4 milioni (Nostro servizio particolare) Roma, 5 febbraio. Cinque nuovi lavori dell'Istituto centrale di statistica sono stati presentati oggi alla stampa dal prof. Giuseppe De Meo. Si tratta, in particolare, di uno studio sulle « tendenze evolutive della popolazione delle regioni italiane fino al 1981 », di uno studio sulla « ricerca scientifica in Italia nel 1967 », dei « primi risultati delle statistiche annuali sulla produzione e sull'attività industriale di alcuni settori », delle « matrici dirette ed inverse dell'economia italiana nel 1965 » e di un volume sulle « fonti sta¬ tistiche e metodo di calcolo del reddito nazionale ». Alcuni di questi studi sono riservati, per il loro carattere eminentemente tecnico, alla cerchia ristretta degli specialisti. Per altri è possibile, ed augurabile, una più larga diffusione in considerazione del loro carattere divulgativo. E' il caso, ad esempio, del volume sull'evoluzione demografica delle regioni italiane sino al 1981. Non si tratta di « profezie » ma di previsioni ragionate sulla scorta dei probabili andamenti dei principali fenomeni: natalità, mortalità, movimenti migratori. Per ognuno di questi fe- nomeni sono state accolte varie ipotesi così da avere non una sola previsione ma un fascio di previsioni, riducendo in tal modo lo scarto rispetto a quella che sarà la realtà. Nel periodo 1966-'81 il più elevato incremento percentuale si avrebbe nel Lazio (-r 32 0«O, per effetto quasi esclusivo dello sviluppo demografico di Roma che — intorno al 1981 — dovrebbe superare il « mostruoso » traguardo dei 4 milioni di abitanti. Aumenti dell'ordine del 20 per cento sono previsti per le regioni del «triangolo» (Lombardia, Piemonte e Liguria); del 15 per cento per Campania e Sardegna; del 13 per cento per il Trentino-Alto Adige; fra il 6 e l'il per cen to per Emilia-Romagna, Toscana, Sicilia, Puglie e Valle d'Aosta. Per le altre otto regioni la popolazione dovrebbe invece o crescere di pochissimo (Basilicata) o diminuire, sia pure lentamente; Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Umbria, Abruzzo-Molise e Calabria. Alcune di queste regioni potrebbero tuttavia sovvertire le previsioni, se la politica d'industrializzazione in atto riuscirà a rallentare drasticamente l'esodo di manodopera verso le aree già sviluppate del Nord. Arturo Barone

Persone citate: Giuseppe De Meo