Un sonnilero è il protagonista del dramma di Marino Vulcano di Guido Guidi

Un sonnilero è il protagonista del dramma di Marino Vulcano L'uomo che uccise in "stato d'ipnosi,, la studentessa Un sonnilero è il protagonista del dramma di Marino Vulcano Se n'è parlato all'udienza di ieri in Corte d'Assise a Roma - L'imputato ricorse al farmaco dopo un incidente d'auto - Poi ne fece un uso eccessivo - In preda al torpore avrebbe sparato all'amica (Nostro servizio particolare) Roma, 5 febbraio. Il sonnifero è il terribile protagonista di questo dramma. Dopo quattro giorni dall'inizio del processo, oggi se n'è finalmente parlato. Ha un nome che dovrebbe essere un programma: « Oblioser ». E' stato invece la causa indiretta, ma determinante, della morte di Carla Torti; ha armato la mano di Marino Vulcano contro la donna di cui dice di essere stato profondamente innamorato. Non è un barbiturico, non è quindi un tossico se preso in piccole dosi o in dosi normali. Ma- rino Vulcano ne fece un uso eccessivo, sproporzionato, e finì per non poterne fare a meno. Secondo taluni è l'alibi di un uomo che volle così fornire una giustificazione al suo delitto. Marino Vulcano conobbe l'ut Oblioser » nel dicembre 1962, in clinica. Aveva avuto un incidente automobilistico pauroso, che lo costrinse a letto per quattro mesi. Un sollievo ai dolori delle ferite lo trovò con l'autorizzazione dei medici nel sonnifero e Marino Vulcano anche psicologicamente rimase legato a quelle pastiglie. Non era aanquillo se non ne aveva a por tata di mano: gli consentivano dì trovare nel sonno quella I pace che altrimenti non avrebbe avuto. La sua storia è quella di | molti: cominciò con due pastiglie, Gli consentivano di dormire felicemente per sette o otto ore consecutive e l'indomani sì svegliava benissimo: fresco e riposato. Dopo tre o quattro mesi, nel maggio 1963, le pastiglie diventarono quattro o cinque, nel settembre di quello stesso anno, però. Marino Vulcano sentì che gli effetti dell'» Oblioser » diventavano efficaci soltanto se le pastiglie erano 6 o 7, talvolta otto. Senza ren dersene conto, fatalmente Vulcano stava diventando uno schiavo del sonnifero. « Per quale motivo — ha voluto sapere il presidente dott. Falco — lei non ha pensato di rivolgersi ad un medico per un dosaggio più preciso? liei ha mostrato di essere un uomo molto apprensivo e sempre pronto a cercare una ragione delle cose. Come mai non si è reso conto che il suo organismo si stava assuefacendo al sonnifero, per cui aveva bisogno di dosi sempre maggiori? ». « In apparenza la sua obiezione è logica — ha spiegato Vulcano — ma in realtà non mi sono preoccupato perché dormivo benissimo, non avevo disturbi di alcun genere e quindi trovai perfettamente inutile rivolgermi ad un medico. Non ci pensai affatto». Marino Vulcano è sincero, o comunque attendibile? L'accusa fa molte riserve. E' vero che nell'estate 1964, chissà per quale ragione, gli fu possibile interrompere l'uso dell'» Oblioser », anche se due o tre mesi prima il numero delle pastiglie necessarie per procurare un sonno profondo era salito a dieci. Ma è anche vero che taluni episodi I avrebbero dovuto metterlo in allarme. La moglie, Sebastiana Papi, dalla quale era separato dal luglio 1962, ebbe occasione di incontrarlo in casa della suocera dopo l'incidente automobUistico e passò sotto lo stes- \ so tetto qualche notte. Ha l fatto alcuni racconti impres- \ sionanti: Vulcano si alzava durante la notte ed in stato di ipnosi picchiava con i puani contro i muri, si strappava il pigiama. « Una volta — ha aggiunto — fece a pezzi una vestaglia che mi aveva regalato e alla quale teneva molto ». Carla Torti ha detto guaicosa di più grave ancora confidandosi con la madre, alla quale per evidenti ragioni \ ad infilare il pigiama nel frigorifero. Un'altra volta, sempre in pigiama e stordito dal sonnifero, usci di casa e fu j fermato dal portiere dello sta bile di via Valdagno. perché i intendeva prendere un taxi in cercò di minimizzare gli epi- i sodi. Una notte in cui faceva I molto caldo. Marino Vulcano I si svegliò sotto l'effetto del \ sonnifero, si denudò ed andò I quelle condizioni per andare i in clinica. « Per quale motivo — ha chiesto il presidente — lei non ha deciso di smetterla con questo sonnifero, pur essendole stato raccontato che cosa aveva fatto in quelle condizioni? ». Vulcano — Soprattutto dopo l'ultimo episodio, mi preoccupai e decisi di troncare. Ma posi a me stesso una condizione: che avrei smesso a partire dal 1" gennaio 1965. Purtroppo il 27 dicembre 1964... « Già — ha incalzato il presidente — ma risulta che negli ultimi venti giorni prima della tragedia lei ha aumentato le dosi del sonnifero sino a 14 pastiglie ». Infatti, la notte della tragedia Marino Vulcano, non soddisfatto di avere preso la dose massitna e preoccupato che per lavarsi i capelli andasse perduto l'effetto del sonnifero, prese altre 6 pastiglie prima di coricarsi. Dopo un'ora o due si svegliò, andò nella stanza del bambino, fu rimproverato da Carla Torti — almeno cosi ha racconta¬ to — e, impugnata la pistola, sparò. Quattro giorni di interrogatorio: Marino Vulcano ha parlato sinora complessivamente per undici o dodici ore. Oggi era davvero stanco e lo ha detto in modo esplicito. Quando forse, sostiene l'accusa, si è reso conto di trovarsi in leggera difficoltà di fronte alle domande del presidente, che voleva sapere quando fu l'ultima volta, prima della tragedia, che prese tante pastiglie di sonnifero. « Sa, sono passati tanti anni — ha osservato. — Io prendevo il sonnifero quando prevedevo di avere l'indomani una giornata pesante. Comunque, alla vigilia dei giorni festivi non ne prendevo mai. Dunque, mi faccia pensare: non ho preso nulla la vigilia di Natale e il giorno di Na- i tale. Può darsi che abbia pre- so il sonnifero la sera del 26 I dicembre... ». . . \ Guido Guidi |iiiiiiiiiiiii Roma. Marino Vulcano durante l'interrogatorio (Tel.) iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiii Carla Torti, la giovane uccisa da Marino Vulcano (Tel:)

Persone citate: Carla Torti, Marino Vulcano

Luoghi citati: Roma