Le scuole delle Missioni

Le scuole delle Missioni I 1 il nostro che non l'ha mai accettata. SOMMARUGA — E se un lavoratore straniero condivide la concezione classista? Che dovrebbe fare? Tacere? Mi pare che chi lavora qui abbia diritto di esprimere le proprie opinioni. SCHWARZENBACH — Io sono convinto che in Italia di veri comunisti ce ne siano pochi. Chi vota comunista da voi lo fa solo per protesta. LA STAMPA — A questo punto tutti hanno espresso la propria opinione. L'onorevole Schwarzenbach, col suo progetto, indica una soluzione discutibilissima ma chiara del problema stranieri. Per concludere sarebbe opportuno che anche gli altri ripetessero brevemente quale, a loro avviso, potrebbe essere la soluzione migliore. SOLARI — Lo scopo del nostro governo è quello di ar-rivare alla stabilizzazione del-la manodopera straniera. Per questo ha presentato il nuo- vo progetto di cui ho parla- j sulla espulsione di chi sta! qui, ma sulla restrizione dei ; nuovi permessi di ingresso. Fino ad oggi abbiamo cerca; to di limitare l'afflusso fis- aumentare. Col nuovo prò- ; getto governativo verrebbe 1 adottato il sistema del con-sando un contingente perogni azienda; ma il sistema non ha funzionato, il nume-ro ha sempre continuato ad SOLARI — E' un fatto risaputo, l'italiano non ha inclinazione per le lingue. In molte fabbriche dove gli italiani sono in maggioranza, l'italiano ha finito per diventare la lingua ufficiale. La parlano anche i capisquadra svizzeri tedeschi. Il problema della lingua si pone per la seconda generazione. Noi come rappresentanti del governo siamo contrari alle scuole italiane delle Missioni cattoliche perché, pur non volendolo, finiscono per accentuare le divisioni, per formare dei cittadini di seconda . | categoria. Padre Bocciarelli i dlce « ]. genitori hanno inten \ z'0.ne di restare qui solo po i chl anni e ci supplicano di : Prendere i loro bambini ». : D accordo, ma quante di que j ste famiglie tornano effetti i «unente in Italia? Per una ragione o per 1 altra molte finiscono per restare qui, e ! a110™.1,1331™3"» non nescQ- no a integrarsi. SCOGNAMIGLIO — Vorrei approfittare della presenza del consigliere Schwarzenbach per rivolgergli una domanda. So che egli si proclama cattolico; vorrei mi dicesse come concilia la sua iniziativa con la visione cristiana di un mondo più giusto e fraterno. Come De Gaulle SCHWARZENBACH — Non creda che simili appelli mi lascino indifferente; ma, ripeto, il mio progetto non è ispirato ad avversione verso gli stranieri. E' solo una questione di misura. Se sono troppi, ci saranno sempre contrasti e attriti; se sono in giusta misura, tutto può filare liscio. Molti mi dicono: « Ma come in questi tempi di Mercato comune, di Europa unita, lei pensa a steccati e chiusure? ». Bene, prima di tutto l'idea che l'unità del nostro vecchio continente debba essere fatta su principi mercantilistici mi ripugna. Io amo l'Europa della tradizione, della storia. E storia e tradizione sono diverse da paese a paese. In-somma io sono per l'Europa delle Patrie, proprio come De Gaulle. Credo sia nella personalità delle nazioni sia in quella degli individui, stranieri compresi. E la rispet to. E' l'economia che non rispetta gli emigranti, che pensa solo a utilizzarli ai suoi fini. Io combatto soprattutto l'egoismo economico. NADIG — Non crede piuttosto al pericolo comunista o a quello di una infiltrazione vaticana? SCHWARZENBACH — Aun pericolo vaticano non ere- Le scuole delle Missioni do certo. Temo invece che agenti comunisti propagandino la concezione della lotta di classe in un paese come tingente globale, i calcoli non verrebbero più fatti per azienda, ma globalmente per tutta la Confederazione. Il governo centrale poi dividerebbe il totale in tante, quote per ogni Cantone. Questo sistema è appoggiato dai sindacati, ma contrastato dagli imprenditori. NADIG — E' vero, noi siamo contrari. Vorremmo andare avanti col sistema usato fino ad oggi, quello del contingente aziendale. PICCIATI — A nostro avviso per risolvere il problema bisogna soprattutto impedire che l'emigrato si senta come una pianta sradicata. Il dottor Solari ha ragione, questo sradicamento non dipende solo dalle norme di Pubblica Sicurezza o dalle leggi attualmente in vigore; dipende in gran parte dalla situazione nelle fabbriche. Alla Brown-Boveri per fare un esempio, il 52,7 per cento degli operai è italiano; bene, nella commissione interna non ci sono italiani. \ NADIG — No, ce n'è uno. Per la precisione gli stranieri nella commissione interna sono due: uno italiano e uno spagnolo. PICCIATI — le di...? Su un tota- NADIG — La commissione ha ventitré membri. Cattolici e protestanti PICCIATI — Prendo atto. Ha ragione il dottor Solari quando dice che è diffìcile parlare d'integrazione per la prima generazione Ma alla prima generazione dovrebbe essere pur sempre concessa maggior libertà di movimento, condizioni di vita migliori, maggior peso all'interno dell'azienda. Il problema della manodopera straniera in Svizzera si risolve così. BRESADOLA — E' vero che la maggioranza dei nostri emigrati vuol tornare in Italia, sogna la casetta e il campicello; ma, se le con dizioni giuridico-sociali del, l'emigrato fossero migliori, ia nostalgia sarebbe meno dolorosa, il numero di colo ro cne rimpatriano sarebbe inferiore. PADRE BOCCIARELLI — Nell'ottobre scorso noi cattolici insieme coi protestanti abbiamo compilato un documento comune in cui si af- ] | ferma che il lavoratore straj niero è nostro fratello, la sua ! posizione nella società sviz; zera deve essere riveduta, bi¬ sogna fare uno sforzo comune per evitare forme di abbandono o di sfruttamento. Guido Solari

Persone citate: Bocciarelli, Boveri, Brown, De Gaulle, De Gaulle Schwarzenbach, Guido Solari, Schwarzenbach

Luoghi citati: Europa, Italia, Svizzera