Da operaio a consigliere d'amministrazione della Fiat

Da operaio a consigliere d'amministrazione della Fiat La morte di Alessandro Genero Da operaio a consigliere d'amministrazione della Fiat Aveva 82 anni - Autodidatta, cominciò come aggiustatore meccanico nel 1906 - Con la volontà e la passione per il lavoro salì gradatamente a incarichi di responsabilità: capo officina, direttore degli stabilimenti Lingotto e poi di Mirafìori - Era considerato un esperto di fama mondiale nel campo dell'organizzazione produttiva Il Cavaliere del Lavoro Alessandro Genero, consigliere di amministrazione della Fiat, è morto la sera di giovedì scorso, d'improvviso. Era giunto al suo ottantaduesimo compleanno, stava guardando la televisione: d'un tratto ha reclinato il capo, il suo cuore si era fermato. Così, silenziosamente, ha concluso la lunga esistenza, come era nel suo stile, nel suo costume di vita riservato, schivo, tutto interiore. Esperto ineguagliabile in tutti i settori della tecnologia, Alessandro Genero era stato per decenni una delle maggiori personalità della Fiat, quale responsabile della produzione meccanica automobilistica, ma la sua vita è soprattutto un esempio classico di quello che gli anglosassoni definiscono « self made man». Nel 1906, a 18 anni (era nato a Torino il 31 gennaio 1888), entrava alla Fiat come semplice operaio aggiustatore meccanico; poi diventava capo del reparto esperienze, capo officina, direttore delle fabbricazioni meccaniche; dal 1920 al 1940 direttore degli stabilimenti del Lingotto e quindi delle officine di Mirafìori. Dal 1946, infine, consigliere di amministrazione della Fiat. Sarebbe troppo facile trarre motivi retorici dalla storia dell'operaio giunto tra 1 posti di più alta responsabilità di una delle maggiori industrie d'Europa. Ma è certo che l'esistenza di Alessandro Genero costituisce un'alta lezione morale; essa ci insegna come anche ai giovani che iniziano la loro vita di lavoro, se dotati di ingegno, di volontà e di dedizione sia possibile salire nella scala dei valori fino ad arrivare alle massime posizioni. Nulla è avvenuto per caso nella carriera di questo autodidatta (aveva la licenza della scuola arti e mestieri; soltanto più tardi prese il diploma di meccanica superiore). Anche se il caso ne anticipò forse l'ascesa. Fu quando, al principio della prima guerra mondiale, la Fiat dovette dedicare un reparto,del primigenio stabilimento di corso Dante alla costruzione della famosa mitragliatrice Fiat 14. La messa a punto di quest'arma stava rivelandosi molto difficoltosa, e un giorno che il senatore Giovanni Agnelli ne discuteva in officina con un gruppo di ingegneri, d'improvviso si rivolse, con felice intuito, al giovane Genero: « Lei cosa ne dice? » gli chiese in dialetto. « Dico che è sbagliata qui ». « Si sente capace di trovare la soluzione? ». « Certamente ». E il giorno dopo tutto era risolto. Capacità tecnica, intuizione, prontezza nell'afferrare la sostanza dei problemi meccanici. Il fondatore della Fiat, profondo conoscitore di uomini, non dimenticò lo sconosciuto aggiustatore, e fu l'inizio della straordinaria carriera. Una carriera sostanzialmente dovuta alle innate capacità di Alessandro Genero, quest'uomo che la meccanica aveva nel sangue, e a cui bastava osservare il disegno di un pezzo per stabilirne istantaneamente il modo più preciso e conveniente di lavorarlo, che aveva imparato a conoscere come pochi i macchinari d'officina e il loro impiego più razionale, diventandone un esperto di fama mondiale. Organizzatore impareggiabile di stabilimenti di produzioni meccaniche (da quello del Lingotto alle officine di Mirafìori, dalla Polski-Fiat alla Simca, fino alla Seat, la grande fabbrica spagnola della cui supervisione in fase di realizzazione era stato incaricato nel 1952 dal prof. Valletta), Alessandro Genero è oggi rimpianto da chi alla Fiat gli fu per tanti anni vicino. Se ne ricordano la capacità di lavoro, la prontezza nell'accogliere e affinare i progressi della tecnologia, il culto dell'efficienza, l'inflessibilità — tutta piemontese — verso sé stesso e gli altri, la disarmante schiettezza. Il lavoro, la Fiat, il progresso della Fiat e dell'automobile. Per decenni, fino all'altro giorno (la sua esperienza di consigliere di amministrazione continuò a essere sollecitata anche dopo l'età del pensionamento ufficiale), Alessandro Genero dedicò l'esistenza a questi ideali. Ma non era tutto; un giorno scoprì altre cose che arricchiscono lo spirito: la musica, l'arte, la letteratura. Autodidatta anche in questo, ma anche in questo sorretto da quella sensibilità e da quelle capacità di intuizione che ne hanno illuminato l'operosa esistenza. Ferruccio Bernabò Alessandro Genero

Persone citate: Alessandro Genero, Ferruccio Bernabò Alessandro, Giovanni Agnelli, Valletta

Luoghi citati: Europa, Torino