Francesca Bertini a tre dimensioni

Francesca Bertini a tre dimensioni Francesca Bertini a tre dimensioni Sul fondamento della longevità, il segreto dei segreti, Francesca Bertini (al secolo Elena Seracini Vitiello, fiorentina di nascita ma napoletana moribus; è oggi testimone, e come attiva!, di una sua seconda 11 fortuna »; che sebbene non paragonabile alla prima e immediata che la sollevò così in alto durante il secondo decennio del secolo, facendone la ti diva » cinematografica per antonomasia (fu lei infatti la prima a succiarsi quel titolo), appunto perché 11 seconda », cioè mediata da interessi intellettualistici (monografie, saggi, indagini sociologiche ecc.), soddisfa meglio all'amor proprio, e ha poi il vantaggio di essere suscettibile di continui ritocchi da parte dell'interessata. Il più importante dei quali è il volume, variamente rielaborato, delle Memorie, che col titolo tagliente II resto non conta e una morbida prefazioncina di Aldo Palazzeschi, ha oggi trovato la forma definitiva. La Bertini vi spiega se stessa come non si potrebbe meglio: ossia, come un po' filosoficamente è detto nella prima pagina, seguitando il proprio ritmo vitale (ii Scrivere la propria vita è un po' come tentare di viverla ima secónda volta »: la stessa posizione di Cellini e Casanova), e insieme, come non poteva non essere, abbozza un quadro degli anni più belli del nostro cinema. Nondimeno è evidente che questo libro in cui confluiscono i Trionfi e il Secretum dell'attrice e della donna, sarà specialmente gustato da chi, ragazzo o adolescente, ne conobbe dal vivo il soggetto. In paragone dei bizantinismi d'oggi, correvano allora le ii etadi grosse », prettamente it emozionali », dell'arte cinematografica, non prive per altro di raffinate macerazioni (la Barelli) e di risentimenti realistici (appunto la Bertini nel suo capolavoro Assunta Spina, con le mani non più sprecate sulle tende ma puntellate ai fianchi: barlumi, come dice bene Palazzeschi, di neorealismo). Sotto le grandi tese dei cappelli floreali, ma anche sotto le bande piatte, alla Bovary, dei capelli neri, era la Bertini egualmente bella (della bellezza nitida del cammeo), come egualmente bene gesticolava le passioni e nel drammone storico e nella commedia borghese e nella novena veristica, la forma più vicina al suo empito di rieridionaie. Tanta versatilità e completezza bastava aVora a spieqare il successo s a far sì che i molti film con la Bertini diventassero altrettanti film della Bertini, non vedendovi il pubblico, fanciullescamen¬ te guidato, altro che l'attrice Orbene queste Memorie, ancora ebbre di quel successo, storia particolareggiata di un'ardente dedizione al cinema inteso soprattutto come specchio, e storia riboccante di episodi, d'incontri e scontri con personaggi (si veda l'Indice dei nomi, in cui passa tanta parte della 11 cultura» del tempo), ci introduce nella « terza dimensione » della Bertini, quale agl'innocenti dì allora sfuggiva o non interessava conoscere, ma che è la sola in cui sia dato cogliere la vera molla della straordinaria fortuna di lei e il perché di quella sua luminosa solitudine sullo schermo: la quale molla fu, e negli effetti postumi ancora è, l'imperio del carattere, o diciamo pure, ma senza vero intendimento diminutivo, del caratterino. La Bertini insomma conobbe e praticò, come forse nessun'altra attrice mai, l'arte supremamente divistica di farsi largo, d'impiantarsi dove le piacesse: aiutata, è vero, dalle circostanze, ma anche da un incantevole, in senso etimologico, temperamento. Per questo le sue Memorie interessano forse meno la sto riografia cinematografica (traversate come sono da impulsi ancora freschissimi) che non la caratterologia in generale; e pur giovando alla documentazione del cinema italiano degli 11 Anni Venti ». si accampano, un po' come l'autobiografia chapliniana, fra i libri che anche nello sitie in cui sono scritti testimoniano d'una vita che non cede e anzi simula, rimettendovi lo scompiglio, di sentirsi immortale. Leo Pestelli Francesca Bertini: « Il resto non conta », Ed. Giardini, pag. 357, lire 2800. Francesca Bertini: sotto la tesa del cappello floreale