La legge regionale votata dai deputati

La legge regionale votata dai deputati Con 267 sì, 55 no, 175 astenuti La legge regionale votata dai deputati A favore de, psi, psu; astenuti pri, comunisti e socialproletari; contrari liberali, missini, monarchici - Il testo deve ancora essere approvato dal Senato (Nostro servizio particolare) Roma, 28 gennaio. Questa mattina alle 10, dopo mesi di dibattito prima in Commissione e poi in aula, a conclusione di una estenuante maratona di 173 votazioni segrete sugli emendamenti dell'estrema destra, e al termine di una seduta finale ininterrotta di 60 ore, la Camera ha approvato la legge finanziaria per le Regioni. Hanno votato a favore i democristiani, i socialisti e i socialdemocratici (267), si sono astenuti i repubblicani, i comunisti, i socialproletari e gli indipendenti di sinistra (175), mentre liberali, missini e monarchici hanno votato contro (55). La legge passa ora al Senato, dove potrebbe essere approvata definitivamente, nonostante una seconda battaglia ostruzionistica delle destre, nel giro di un mese, così da consentire che le elezioni dei consìgli regionali si tengano a primavera insieme con le elezioni comunali e provinciali. La prospettiva non è però così semplice, non riguarda solo il calendario dei lavori del Senato. Ci sono problemi politici. I socialdemocratici e alcuni settori della de hanno dedotto chiaramente che senza un governo di centro-sinistra non si sentirebbero di affrontare la prova delle Regioni. E la disputa sulla formula politica delle Giunte .regionali esprime queste preoccupazioni. Ammesso, comunque, che le elezioni si tengano a primavera, i consigli regionali avranno come compito immediato la formazione dei loro statuti. Parallelamente, il governo dovrà provvedere a trasferire alle Regioni le competenze previste dall'art. 117 della Costituzione e il personale statale corrispondente, e il Parlamento dovrà approvare gli statuti regionali. Que sto processo durerà due anni, durante i quali governo e Parlamento dovranno anche provvedere all'elaborazione delle cosiddette leggi-quadro, cioè dei princìpi generali validi per le singole materie in tutto il territorio nazionale, princìpi ai quali le Regioni si dovranno attenere emanando leggi per i loro territori. Di leggi-cornice, per la farragine della legislazione italiana, ci sarebbe bisogno in ogni settore, ma la. priorità assoluta dovrà essere data, per comune riconoscimento, alla legge sulle procedure della programmazione economica, per stabilire un efficace raccordo democratico governoRegioni, e alla legge urbanistica, per l'urgenza di una moderna politica del territorio. Le esigenze della programmazione — e questo è uno dei motivi dell'astensione dei repubblicani, che pure e da sempre sono regionalisti — sono sostanzialmente « nuove » rispetto al quadro delineato dai costituenti nel 1947. Esse richiedono, a giudizio del pri, un ripensamento di tondo dell'istituto regionale; provvedendo anzitutto ad una semplificazione delle strutture elettive, e cioè abolendo i consigli provinciali; e garantendo, in secondo luogo, una struttura finanziaria non eccessivamente rigida, così da consentire la manovra congiunturale e il processo di riequilibrio fra Regioni ricche e Regioni povere. Le polemiche sull'entità dei tributi « propri » delle Regioni, sulla ripartizione dei fondo comune, sull'istituzione di un fondo per il finanziamento di programmi regionali, sull'entità della manovra finanziaria consentita alle Regioni, ruotavano appunto sul raccordo Stato-Regioni nella programmazione dello sviluppo economico. Partendo da queste esigenze, il pri ha promosso un incontro fra tutti i gruppi regionalisti (de, psi, psu, più pei e psiup) perché fosse assunto un impegno ad impostare e risolvere questi problemi (anche con una legge di revisione costituzionale) nei prossimi due anni. De e psu si sono opposti in un primo tempo (mentre psi. pei e psiup hanno aderito). Poi de e psu hanno a loro volta dato un'adesione di massima, e il prì.che nella sostanza non condivide l'impostazione della legge finanziaria si è astenuto (invece di votare contro). Ne deriva una prospettiva di intenso lavoro; per i consigli regionali, appena saranno eletti; per il governo (leggi delegate) e per il Parlamento (approvazione degli statuti e leggi-quadro); per le forze politiche e i partiti (definizione più aggiornata della cornice istituzionale). f. d. 1. (A pag. 2: il testo del disegno di legge sulla finanza regionale).

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