In carcere con il bambino di sei mesi perché ha venduto 2 mobili pignorati

In carcere con il bambino di sei mesi perché ha venduto 2 mobili pignorati In carcere con il bambino di sei mesi perché ha venduto 2 mobili pignorati t - La donna, 4 figli e il marito disoccupato, fece debiti con i bottegai e fu citata in Pretura a Terni -1 mobili non poterono essere pignorati: uno era stato ceduto per poche migliaia di lire, un altro bruciato per riscaldarsi - Il Ministero ha respinto la domanda di grazia lorché fu indetta l'asta come vuole la procedura, risultò che il mobile già era stato ven duto per pochi biglietti da mille. (Dal nostro inviato speciale) Terni, 27 gennaio. Orietta Bernardi ed il più piccolo dei suoi quattro figli, che ha sei mesi ed è malato di bronchite, hanno trascorso in carcere il terzo dei 180 giorni di pena che la donna deve scontare. La vicenda ha avuto inizio nel 1964 per un debito, non pagato, di 20 mila lire. Stamane numerose persone, appena avuto notizia del caso, si sono offerte di versare le 20 mila lire, ma il loro gesto non è servito a nulla, la somma non potrebbe cancellare i reati di cui la donna si è resa responsabile di fronte alla legge. Soltanto la grazia del Presidente della Repubblica potrebbe trarla dalla prigione. Nel 1964 il marito di Orietta Bernardi rimase senza lavoro e la donna si vide costretta ad acquistare a credito. Qualcosa pagò, qualcosa lasciò in sospeso. Un bottegaio la citò in pretura. Il magistrato autorizzò il pignoramento di un mobile: il ricavato della vendita avrebbe dovuto essere dato al bottegaio. Ma tre mesi dopo. ai- « Era l'unica cosa di valore che avevamo in casa, disse la donna, e quindi l'unica cosa che potevamo vendere per aver soldi. Dobbiamo pur vivere ». Ma alienare oggetti pignorati è reato perseguibile d'ufficio, e Orietta Bernardi dovette comparire davanti al pretore. Fu condannata al minimo della pena: due mesi di detenzione, 8 mila lire di multa, più il pagamento delle spese processuali (come è di norma). Pena detentiva e multa furono sospese per il beneficio della condizionale; non le spese processuali. « Non ho un soldo, ripete la donna, mio marito continua a non lavorare. Fate come volete ». Il magistrato le fece pignorare un secondo mobile, una credenza. Ma quando l'ufficiale giudiziario andò per prenderla non la trovò. Era l'inverno del 1967. « L'avete venduta? ». « No, l'abbiamo bruciata. Senza soldi, senza legna. Ci è servita a toglierci un po' dì freddo ». Orietta Bernardi si vide accusata di aver sottratto un secondo mobile pignorato. Il processo si discusse in Tribunale. La donna non si presentò. « Che cosa vado a fare, spiegò ai vicini, che cosa noti potè concedere la con-posso dire Facciano loro ». Le fu assegnato un avvoca- to d'ufficio, il Tribunale fissò anche questa volta il mini- mo della pena, 6 mesi, ma dizionale per la precedente condanna a due mesi. L'interessata (ignoranza?, negligenza?, fatalismo?) non si preoccupò di ricorrere in appello, e la sentenza divenne definitiva. Già in dicembre Orietta Bernardi avrebbe dovuto varcare la porta del carcere, per scontare i 6 mesi. (I precedenti due mesi erano stati amnistiati). Ma il giudice sospese l'applicazione della pena per sei mesi, perché la donna aspettava un figlio, il quarto, poi per altri sei mesi, perché il bimbo aveva bisogno delle cure materne e ancora perché non era possibile affidarlo al reparto infantile del carcere. Intervenne il Procuratore della Repubblica di Terni, dottor Marco Di Marco, convincendo l'imputata a chiedere la grazia al Presidente della Repubblica. Il suo ufficio diede parere favorevole. Ma il ministero di Grazia e Giustizia ritenne non proponibile la domanda « per mancanza di motivi ». Sabato scorso i carabinieri sono andati in casa di Orietta Bernardi e hanno accompagnato lei e il piccolo Giampiero in carcere. In casa sono rima sti gli altri figli con la nonna: il padre, dallo scorso febbraio, ha trovato lavoro.g. m. Terni. Lorena, Mauro e Luana, tre dei quattro figli di Orietta Bernardi (Teleioto)

Persone citate: Di Marco, Facciano, Orietta Bernardi

Luoghi citati: Lorena