Il gen. Lombardi: De Lorenzo preparò un "piano,, nel 1964

Il gen. Lombardi: De Lorenzo preparò un "piano,, nel 1964 Al processo De Lorenzo»"L'Espresso,, depone il capo della commissione d'inchiesta Il gen. Lombardi: De Lorenzo preparò un "piano,, nel 1964 Il «Piano Solo», ha detto, fu elaborato dall'ex capo dei servizi segreti - Ha aggiunto: «De Lorenzo tendeva a rafforzare il suo prestigio e a creare nell'ambiente politico un particolare stato psicologico » - P.M.: «I normali piani di emergenza prevedono l'arresto e il concentramento di persone? » - Lombardi: «Sì» (Nostro servizio particolare) Roma, 27 gennaio. Un altro personaggiochiave ha deposto oggi come testimone al processo De Lorenzo-«L'Espresso»: il generale di Corpo d'Armata Luigi Lombardi, che presiedette la commissione d'inchiesta nominata il 12 gennaio 1968 dal ministro della Difesa Tremelloni per indagare sui fatti avvenuti neiia primavera-estate del 1964. La commissione, che era formata anche dal generale ■di squadra aerea Carlo Unia (uno dei tre testimoni di oggi) e dall'ammiraglio di squadra Enrico Mirti Della Valle, aveva cominciato il suo lavoro quando ormai era in pieno svolgimento il primo del processi intentato dal generale De Lorenzo contro il settimanale romano. L'indagine durò oltre cinque mesi e la relazione conclusiva fu consegnata al ministro il 21 giugno, ossia più di un mese e mezzo dopo la sentenza di condanna emessa dal tribunale contro i giornalisti Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi, rite'nuti responsabili di aver diffamato l'ex comandante dell'Arma dei carabinieri. Nella relazione Lombardi, presentata nel luglio 1968 al Parlamento dal ministro Gui, successore di Tremelloni alla Difesa, si esclude che « le predisposizioni e le iniziative assunte nella primaveraestate 1964 avessero il fine e l'attitudine dell'effettuazione di un " colpo di Stato " ». Era stato però accertato che il gen. De Lorenzo aveva fatto elaborare un plano, il cosiddetto « Piano Solo », che esorbitava dai compiti istituzionali dell'Arma in quanto prevedeva l'impiego esclusivo dèi carabinieri. Secondo la commissione, esso sarebbe stato concepito dal gen. De Lorenzo « anche per fini personali tendenti a rafforzare il suo prestigio e per creare nell'ambiente politico un particolare stato psicologico atto a favorire una rapida soluzione della crisi ». Se, dunque, da una parte non si poteva parlare di tentativo di « coZpo di Stato », dall'altra il comportamento del comandante generale dell'Arma non era stato ritenuto esente da critiche. Oggi il gen. Luigi Lombardi ha confermato in Tribunale il contenuto della relazione, allegata agli atti del processo. Avv. De Cataldo (parte civile) — Nella relazione si parla di contatti del Sifar con personalità politiche e con partiti non sempre giustificabili. Quali erano questi contatti? Gen. Lombardi — Non posso riferirlo. Essi tuttavia sono risultati. Avv. De Cataldo — Il regolamento dell'Arma impone al comandante generale dei carabinieri di riferire al Presidente della Repubblica sull'ordine pubblico? Gen. Lombardi — Certamente. L'attacco sferrato dal legale del gen. De Lorenzo alla relazione della commissione Lom. bardi è proseguito a lungo. Avv. De Cataldo — Perché nella relazione è scritto che la commissione è « projjensa a ritenere » che la distribuzione delle liste del Sifar avvenne per ordine di-De Lorenzo? Gen. Lombardi — Per due motivi essenziali; perché furono richieste al Sifar, anziché al casellario politico generale del Ministero dell'Interno, e perché, essendo parte integrante del « Piano Solo », il suo ideatore poteva avere interesse ad aggiornarle. Avv. De Cataldo — Ma lei ha visto il « Piano Solo »? Gen. Lombardi — Lo avemmo fra le mani per disposizione del ministro e lo studiammo a fondo. Presidente — Come era c imposto? Gen. Lombardi — Di tre fascicoli, uno per ciascuna divisione. Il piano di Milano era scritto a penna, quello di Roma a lapis, quello di Napoli a macchina. Presidente — Erano appunti o un piano particolareggiato? Gen. Lombardi — Si trattava di studi particolareggiati, condotti evidentemente su una traccia fornita dal comando generale perché erano' stati seguiti scrupolosamente gli stessi criteri. Presidente — Rimasero studi a sé stanti o ebbero una relazione con la situazione politica esistente? Gen. Lombardi — Finirono nella cassaforte del comando generale, ma proliferarono perché furono ordinati ai comandi di brigata e dì legione " piani " che potrebbero essere definiti anche di esecuzione, perché dovevano segnalare le aree vitali da difendere per la tutela dello Stato. Essi prevedevano il solo impiego dell'arma dei carabinieri. P. M. — I piani erano attuabili subito? Gen. Lombardi — No, perché prevedevano il richiamo di carabinieri in congedo. Esso fu richiesto nel luglio 1964 e concesso solo nel gennaio successivo. P. M. — Quindi non potevano essere attuati fino al gennaio-febbraio 1965! Gen. Lombardi — Occorre tener presente che le aree vitali hanno una gradazione d'importanza, per cui possono essere ridotte in funzione delle forze disponibili. I « piani », del resto, si riferivano alle «emergenze speciali» che prevedono la tutela degli obiettivi essenziali, come per Ro¬ ma possono essere il Quirinale, il Parlamento, la radiotelevisione. P.M. — I normali piani di emergenza prevedono l'arresto ed il concentramento di persone? Gen, Lombardi — Sì. L'interrogatorio si chiude sull'argomento delle « liste » consegnate dal Sifar. Esse comprendevano i nomi di 731 persone pericolose. Il Tribunale ha ascoltato poi il gen. Unia; anch'egli ha confermato il contenuto della relazione della commissione Lombardi di cui faceva parte, ed il consigliere di Stato Andrea Lugo, che fu membro della commissione Beolchini. Questi ha confermato d'essersi recato, quindici giorni dopo la fine dell'inchiesta, da De Lorenzo per incarico del ministro Tremelloni, ma ha smentito di avergli offerto, in cambio delle dimissioni, un posto d'ambasciatore in America Latina. Egli ha tuttavia confermato di averlo consigliato a dimettersi da capo di stato maggiore dell'esercito. « Sarebbe come riconoscermi colpevole », aveva risposto il generale restando irremovibile. Domani saranno sentiti dal Tribunale gli ex ministri della Difesa Tremelloni e Andreotti e l'ex capo di stato maggiore della Difesa, gen. Aloia. Gianfranco Frane! ^^wr \ Roma. Il generale De Lorenzo tra i suoi legali ieri durante l'udienza (Teleioto A. P.)

Luoghi citati: America Latina, Milano, Napoli, Roma