Bini e il regista in tribunale difendono il loro «Satyricon» di Guido Guidi

Bini e il regista in tribunale difendono il loro «Satyricon» Le accuse: oscenità e corruzione di minorenne Bini e il regista in tribunale difendono il loro «Satyricon» Il produttore dice: «Ho voluto denunciare la rilassatezza dei costumi» (Nostro serinzio particolare) Roma, 26 gennaio. Può essere ritenuto spettacolo osceno un film tratto da un'opera d'arte scabrosa? Che cosa si deve intendere oggi per spettacolo osceno tenendo conto che il codice penale dà una indicazione generica di questo reato rapportandolo a qualcosa che offenda il pudore secondo il comune sentimento? Ed inoltre: la finzione cinematografica può determinare una accusa di corruzione se gli interpreti di un film sono attori minorenni? Il film Satyricon, che il produttore Alfredo Bini e il regista Gianluigi Polidori realizzarono battendo sul tempo Federico Fellini, costituisce l'occasione perché sia data una risposta a questi interrogativi. Da un paio di anni la magistratura non si interessava alle questioni cinematografiche. 11 processo iniziato oggi (ha voluto dirigere il dibattimento lo stesso primo presidente dott. Angelo Iannuzzi) dovrebbe servire con la sua decisione ad indicare la via da seguire agli altri giudici che si interesseranno in seguito agli stessi problemi. (Sono in gestazione altri 10 processi contro altrettanti film). Otto gli imputati dei quali soì tanto Valérie Lagrange, un'attrice francese che nel film interpretò il ruolo di Trifene, è assente. Tutti gli altri (il produttore Alfredo Bini, il regista Gianluigi Polidori, lo sceneggiatore Luigi Sonego, gli attori Franco Fabrizi e Don Backy, il distributore Eraldo Leoni ed un dipendente della società che ha prodotto il film, Dante Brini) si sono presentati per difendersi e per spiegare che l'accusa (il pubblico ministero dott. Vittorio Occorsio) è caduto in un equivoco nel' l'incriminarli. Con quali argomenti? Le accuse sono sostanzialmente due: avere realizzato ed interpretato uno spettacolo osceno e avere corrotto dei minorenni. La prima è abbastanza comune nel mondo del cinema; la seconda non ha invece precedenti. Il film che secondo il P. M. non è affatto un'opera d'arte ma una storia soltanto « volgare » racconta le vicende di due giovani play boy della Roma imperiale (Ascilto ovvero Franco Fabrizi ed Encolpio ovvero Don Backy) che irretiscono un ragazzo I Gitone ovvero Francesco Pau) e lo trascinano in una serie di avventure erotiche nell'Italia meridionale. Per l'accusa le scene alle quali ha partecipato il giovanissimo (aveva allora 14 anni) Francesco Pau sono tali da costituire il reato di corruzione. La tesi generale della difesa è stata riassunta nella sua sostanza dal produttore Alfredo Bini il quale ha sempre sostenuto in dichiarazioni ed interviste che il suo è un film « bellissimo ed educativo ». « Ho voluto denunziare con questo film — ha spiegato ai giudici — e quindi prospettare all'attenzione del pubblico taluni problemi quali quello della rilassatezza dei costumi che trova un precedente clamorosamente calzante dal punto di vista storico nel racconto di Petronio. E poiché ritengo che il cinema non è una causa ma un sintomo, non crea ma descrive, mi sono impegnato a raccontare per immagini quello che Petronio ha raccontato nella sua opera eliminando tutte le sequenze morbose e sottolineando invece certi aspetti comici per smitizzare quelli eventualmente erotici ». « Sapeva che Francesco Pau — ha voluto sapere il presidente — aveva soltanto 14 anni? E come replica all'accusa di averlo corrotto costringendolo a partecipare a sequenze abbastanza scabrose? ». « Innanzi tutto ignoravo che Francesco Pau — ha replicato Alfredo Bini — avesse 14 anni. Per quanto riguarda l'accusa di corruzione vorrei sottolineare che la sequenza cinematografica finisce per avere un filo conduttore soltanto attraverso il montaggio. Si girano cioè scena dopo scena e addirittura dettagli di scena che poi vengono ricostruiti in moviola. Quindi: quelle sequenze che possono essere ritenute scabrose lo sono soltanto nella finzione cinematografica e mai nella realtà. D'altra parte, gli attori hanno tali e tante preoccupazioni che vanno dal trucco alla recitazione per cui l'atmosfera sul set è davvero così tesa che nessuno può pensare ad altro se non al lavoro ». « E' necessario tenere presente — si sono giustificati i due attori Don Backy e Franco Fabrizi — che le scene, ripetute decine e decine di volte, perché finalmente possa essere scelta quella valida, vengono girate alla presenza di trenta o quaranta persone: operatori, elettricisti, manovali, comparse, aiuto regista, regista. Come è possibile in queste condizio¬ ni pensare a situazioni erotiche? ». Francesco Pau è un ragazzo che ora ha 16 anni. Quella in Satyricon è stata la sua prima esperienza cinematografica. Ha spiegato che si é limitato a fare quanto il regista gli ordinava: ma non ha avuto modo e occasione di rendersi conto di nulla. I giudici nel pomeriggio hanno voluto vedere il film. Sono andati in una saletta di proiezione al ministero dello Spettacolo. Domani torna¬ no in aula: comincia la discussione con l'intervento del pubblico ministero dott. Occorsio al quale replicherà subito il primo dei difensori: avv. Adolfo Gatti. Entro la giornata di mercoledì, dopo avere ascoltato le argomentazioni del prof. Giovanni Leone, il tribunale intende pronunciare la sentenza per definire i termini do" problema di fondo: che cosa sia oggi il « comune sentimento del pudore ». ^ ., ^ .,. Guido Guidi

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