Le Porsche hanno vinto il Rally e rinunciando alle gomme chiodate

Le Porsche hanno vinto il Rally e rinunciando alle gomme chiodate Sul traguardo di Montecarlo 1Q Waldegaard, 20 Larrousse Le Porsche hanno vinto il Rally e rinunciando alle gomme chiodate Per il circuito decisivo in montagna, i tecnici hanno scelto pneumatici da corsa, puntando sulla scarsezza dei tratti ghiacciati - Sfortunata la Lancia: Lampinen si rovescia senza conseguenze ma deve abbandonare - Buoni piazzamenti di Balestrieri (60) e Barbasio (8a) - Rubbieri-Cavriani su Fiat 124 S primi delle vetture gran turismo di serie, (Dal nostro inviato speciale) Montecarlo, 23 gennaio. Porsche prima, Porsche seconda al Rallye di Montecarlo. E' la tèrza volta in tre anni. E, come nell'edizione 1969, successo degli svedesi Bjorn Waldegaard e Lars Helmer davanti ai francesi Gerard Larrousse e Maurice Gelin, Alle loro spalle l'Alpine-Renault di Nicolas-Roure, poi la terza 911 S, quella di Andersson-Thorselius, quindi Clark-Porter (Ford), Balestrieri-Audetto. (Lancia), Makinen-Liddon (Ford) e Barbasio-Mannucci (Lancia). Questo il bilancio della corsa, partita nella notte fra giovedì e venerdì della scorsa settimana e terminata all'alba di stamane dopo una galoppata di oltre 5 mila chilometri e 16 prove di velocità. La Porsche ha rischiato grosso nel circuito della montagna. Spiega il direttore sportivo Rico Steinemann: «Avevamo sbagliato la scelta dei pneumatici chiodati, e nel percorso comune Monaco-Chambéry-Monaco, il fatto ci era costato due prove di velocità. Il problema si ripresentava per la Monaco-Monaco, con i colli di Turini e della Couillole in parte innevati e in parte asciutti. Non avevamo gomme adatte. L'altra notte, allora, ho mandato Waldegaard e Larrousse sul percorso. Loro, in gran segreto, hanno compiuto un piccolo test, salendo e scendendo dal Turini prima con i pneumatici chiodati e poi con quelli racing da pista. Abbiamo scoperto che con questi ultimi si guadagnava tanto nei tratti secchi da superare abbondantemente i vantaggi offerti dai chiodi sul ghiaccio. Il pericolo, però, era grande: correre con i racing aumenta la possibilità di uno sbandamento o d'una uscita di strada. Waldegaard e Larrousse mi hanno detto: per noi va bene. Abbiamo tentato e abbiamo fatto en plein ». Su sette prove, Larrousse ne ha vinte cinque (due Turini e due Couillole), Waldegaard una (il primo passaggio sul Turini), arrivando secondo nelle altre. Nicolas, scatéridt'o nella fase iniziale tri uri'impossìbile insecjùlmento cori là sua 1300, è stato il più veloce nella scalata alla Madonna di Gorbio. Poi, anche lui ha dovuto inchi-i narsi ai due piloti della Porsche e ai cavalli delle loro 911 S. Sono vetture con motore 6 cilindri di 2247 eme, 240 Cv a 7800 giri-minuto con un peso di 960 kg ed una velocità di 250 km/orari (con i rapporti lunghi). Questa vittoria, ancora una volta, è stato negata alla Lancia. La squadra corse della casa torinese, tenta da anni il « gran colpo », spesso è andata vicinissima al successo, ma un po' per un motivo e un po' per l'altro, non è riuscita a aggiungere il Rallye monegasco al suo prestigioso carnet di affermazioni. Dopo il ritiro di Fall, Kallstrom e Munari nel percorso comune, stanotte Lampinen e Davenport, sulla Fulvia 1600, hanno tentato una vigorosa offensiva. Il finlandese, dopo due prove, era passato dal quinto al quarto posto, scavalcando Andersson, ma nella discesa dal Colle della Couillole ha osato troppo: si è rovesciato, ha ripreso poi la marew. senza parabrezza, infine si è ritirato. E' stato il colpo finale per Z'équipe torinese, che però trova motivo di soddisfazione nei buoni piazzamenti di Ballestrieri-Audetto e di Barbasio-Mannucci, che hanno dimostrato di aver raggiunto un elevato standard di rendimento inserendosi cori autorità nel gruppo più selezionato dei piloti di rallies. Del resto, tutti gli equipaggi italiani si sono fatti ono¬ re, in particolare il fiorentino Fulvio Rubbieri e il veneto Franco Cavriani. I due, sulla loro Fiat 124 spider, si sono presi il lusso di vincere il gruppo 3 (vetture, gran turismo di serie) con una marcia sicura e regolare. Benissimo anche Pianta (decimo come lo scorso anno, ma questa volta con la Fulvia), Ceccato (17-), Smania e Sonda con le loro Fiat 125 special di gruppo 1 (il che significa, in base al regolamentò sportivo, che esse sono nòrmalissirrie auto di serie, in tutto e per tutto identiche alle berline che viaggiano in città) e Paganelli e Trombotto, ancora sulle Fiat 124 spider. Trombotto, che era in coppia con Bossolo, è incappato in un errore di percorso nel circuito della montagna, perdendo così molti minuti. Una vera disdetta, di quelle cui neppure il più efficace servìzio di assistenza può porre rimedia, e la Fiat aveva mobilitato uomini e mezzi per dare un valido aiuto ai suoi clienti sportivi. Comunque, è già capitato a fior di « professionisti ». Sono le sorprese dei rallies. Michele Fenu Così al traguardo: 1) Waldegaard-Helmer, Porsche 911S, 5h29'06"; 2) Zarrousse-Gelin, Porsche 911S, a l'55"; 3) Nicolas-Roure, Alpine Renault 1300, a 2'50"; 4) Andersson-Thorselius, Porsche 911 S, a TU"; 5) ClarkPorter, Ford Escort 1600 TC, a 9'7"; 6) Ballestrieri-Audetto, Lancia Fulvia 1600 a U'13"; 7) Makinen-Liddon, Ford Escort 1600 TC a WÌ5"; 8) Barbasio-Marinucci, Lancia Fulvia 1600, a 17'8"; 9) Charrier-Castel, Alpine Renault 1300. a 34'35"; 10) Pianta-Paleari, Lancia Fulvia 1600, a 40'34". L'auto di Waldegaard e Helmer in uno dei rari tratti innevati (Telefoto)

Luoghi citati: Monaco, Montecarlo, Roure