Uccise la figlia: condannata a otto anni
Uccise la figlia: condannata a otto anni Uccise la figlia: condannata a otto anni Pena ridotta in Corte d'Assise d'Appello all'infermiera che incinta ammazzò la primogenita di 3 anni e mezzo con settanta colpi di scopa: «Persi la testa perché non voleva raccogliere un pezzo di pane» Pallida, cappotto scuro, 1 capelli raccolti in un foulard di seta. Colomba Settimo, 30 anni, si è presentata ieri mattina davanti alla Corte d'Assise d'Appello (pres. Forchino, rei. Montanari, p. g. Corderò di Vonzo, cane. Palozzi). E' l'inserviente dr-H'ospedale Regina Margherita che il 18 aprile '68 uccise con 70 colpi di scopa la figlia Maria Paola, di 3 anni e mezzo, perché non voleva raccogliere un pezzo di pane caduto a terra. Il 21 marzo dell'anno scorso in Corte d'Assise fu condannata per omicidio preterintenzionale (il p. m. aveva sostenuto la tesi dell'omicidio volontario): 9 anni e 4 mesi di carcere con le attenuanti generiche e la seminfermità mentale. Contro la sentenza appellarono sia il pubblico ministero sia il difensore, avv. Rossomando. Ieri la Corte, accogliendo la richiesta della difesa, ha ridotto la pena di un anno. La Settimo ha pianto durante tutta l'udienza, cosi come aveva fatto nel processo di primo grado, e come allora ha risposto a monosillabi alle domande del presidente. Il cadavere della bambina fu scoperto dopo tre giorni, quando la Settimo si confidò col prof. Solerlo che la convinse a costituirsi. Alla polizia racconto: «Ero sen za lavoro e senza aiuto, le due precedenti gravidanze mi avevano stremata, inoltre attendevo un terzo figlio. Quel pomeriggio, Maria Pia fece cadere un pezzo di pane, io le dissi di raccoglierlo: si rifiutò, pestando t jiiedl. Allora persi la lesta ii. L'avv. Rossomando ha ricordato alla Corte la personalità dell'Imputata: la mancanza di affetti derivante «dalla grettezza dei suoi genitori », la solitudine in cui si trovò quando da Albaretto Torre (Alba), suo paese natale, decìse di trasferirsi a Torino, infine le tristi avventure con gli uomini che le diedero tre figli e poi l'abbandonarono. — La seconda sezione della Corte d'Appello (pres. Cibrario, p. m. Riccardi, cane. Russo) ha ridotto da 3 anni a 1 anno e 8 mesi la condanna inflìtta dal Tribunale alla sessantatreenne Marietta Milanese. La pena è stata interamente condonata. La Milanese (c'ifesa dall'avv. Boriati) era accusata di aver calunniato il dott. Pulcini, sostituto procuratore della Repubblica di Ivrea e il cancelliere della pretura dì Strambino, Davide Cena. Nel dicembre '64, la donna denunciò alla Procura Generale il Cena per corruzione, favoreggia mento, rivelazione di atti d'uffl ciò, tentata estorsione e calunnia. Inoltre insinuò che il dottor Pulcini l'avrebbe incriminata per furto pur sapendola innocente. Le accuse, dopo lunghe indagini, si ritorsero contro di lei, che venne rinviata a giudizio per calunnia. La Milanese spiegò al giudici di aver fatto soltanto « un pensierino » nei confronti del magi strato, ma ribadì le accuse al cancelliere. Questi, respìngendole, sostenne che la donna avrebbe deciso di vendicarsi perché sfrattata dall'alloggio che le aveva affittato per un certo periodo. Colomba Settimo davanti alla Corte d'Assise d'Appello
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