La strategia d'Israele di Igor Man

La strategia d'Israele ANALISI La strategia d'Israele (Alla « guerra d'usura » di Nasser, Tel Aviv risponde con i « raids » alle porte del Cairo) Alla « guerra di usura » lanciata da Nasser nell'aprile del '69, Israele risponde con la « strategia della penetrazione». Il 7 gennaio l'aviazione israeliana ha bombardato installazioni e campi militari a trenta chilometri dal Cairo, colpendo gli impianti di Tel El Kebir, il più importante campo militare egiziano. Altri obiettivi raggiunti: Inshas e Dahashur. La prima località è a trenta chilometri a nord-est della capitale, la seconda si trova alla stessa distanza, ma a sud del Cairo. A Inshas, già residenza di Paruk, funziona un centro di ricerche inaugurato dal presidente Nasser nella primavera del 1969, dove si lavora alla costruzione d'una pila atomica. Tel El Kebir sorge sulla strada IsmailiaII Cairo, una quarantina di chilometri dalla periferia della capitale. Nella notte di Natale commandos d'Israele avevano « rubato » a Ras Ghareb un'intera stazione «radar» sovietica, dopo averla smontata pezzo per pezzo. Il comandante della base e altri quattro ufficiali sono stati condannati a morte. Il 13 gennaio aviogetti israeliani hanno attaccato a volo radente l'aeroporto militare di El Hamka, a soli quindici chilometri dal Cairo. Commentando il raid, il generale Dayan ha detto che esso doveva considerarsi come un'azione dimostrativa in risposta alle affermazioni bellicose dei ministri degli Esteri di Libia, del Sudan e dell'Egitto riuniti al Cairo. Nello stesso giorno 13, per la seconda volta in una settimana, caccia bombardieri d'Israele hanno martellato Tel El Kebir, nel delta. Venerdì, infine, secondo un comunicato israeliano, un commando, verosimilmente giunto sull'obiettivo a bordo di elicotteri, ha fatto saltare alcuni piloni della linea elettrica e di quella telefonica a una sessantina di chilometri dalla capitale della Rau, sulla strada Suez-Il Cairo. Il portavoce israeliano ha precisato che i piloni distrutti si trovavano «all'interno di basi egiziane, dietro la linea del fronte sul Canale». Finora i commandos israeliani non si erano mai spinti così vicini al Cairo. L'incursione è stata smentita dalle autorità egiziane: « Si tratta di una invenzione pura e semplice ». Ma domenica, per la prima volta dopo la guerra dei sei giorni, le sirene d'allarme hanno suonato al Cairo: erano le 12,30, aviogetti israeliani bombardavano obiettivi militari ad appena diciotto chilometri dalla capitale. Di nuovo il centro industriale di Heluan è stato « sfiorato » dagli israeliani, che hanno colpito il grande deposito di Giabel Ciuf, a cinque chilometri dal complesso siderurgico, del valore di un miliardo di dollari, costruito col concorso dell'Urss, e che dovrebbe entrare prossimamente in funzione. I commentatori egiziani affermano che gli attacchi in profondità sono un « diversivo » perché Israele non osa affrontare gli arabi sull'unica linea importante: il Canale, dove si decideranno le sorti della guerra. Tutto il resto — scrive il Journal d'Egypte — «è magniloquenza e melodramma per ingenui di tutto il mondo ». La « strategia della penetrazione » persegue obiettivi più politici che militari. A Tel Aviv si fa rilevare come gli aerei israeliani, « pur potendolo », si sono astenuti dal bombardare i laboratori nucleari di Inshas e le acciaierie di Heluan. Come ha scritto il quotidiano Haaretz, le profonde incursioni in territorio egiziano tendono a dimostrare all'uomo della strada la vulnerabilità delle forze armate e agli « impazienti giovani ufficiali di Nasser» che il presidente della Rau ha avuto ragione di dire ad Arafat, durante il vertice: « Solo un regolamento pacifico della crisi mediorientale potrà salvarci da una catastrofe di incalcolabile portata ». Al tempo stesso la « strategia della penetrazione » viene considerata dagli israeliani una valida forma di pressione psicologica sui sovietici perché si astengano « da iniziative che potrebbero consentire agli egiziani " colpi di testa " », che finirebbero col coinvolgere l'Urss in una « partita di piùampia e rischiosa portata ». L'impegno sovietico per la ricostruzione delle forze armate della Rau costa al Cremlino due miliardi e mezzo di dollari, ogni giorno di guerra i russi perdono in Egitto altrettanto materiale che gli americani nel Vietnam. Senza contare le perdite umane: dieci esperti « caduti in combattimento » (le stime sono dell'Express) durante il 1969. Igor Man

Persone citate: Arafat, Dayan, Nasser